venerdì, 22 Novembre, 2024 4:09:23 AM

Bari – Carlo Ragno – Heavy Metal tra sacralità e musica

di Anna Landolfi.

Attenta ad ascoltarlo, soprattutto quando mi sono dovuta preparare, ho dovuto scardinare i luoghi comuni su un pianeta musicale, l’Hard Rock e l’Heavy Metal, che urlano le loro note alla sacralità divina alla quale molti di noi, alzano le mani al Cielo.

Carlo Ragno, chitarrista e musicista, compie una mission: è discepolo della Parola. Una crescita spirituale espressa con la musica. Forse lontana dalle sonorità Pop o forse anche meno proposta dai mass media e ascoltata dalla massa, ma indubbiamente è un messaggio profondo di un apprendista mistico che canta al Divino, la sua Fede.

Non c’è magia, sarebbe miscredenza, ma una sincera operazione artistica proposta con la musica e diffusa attraverso quele azioni che permettono all’artista, di dire: “Vorrei essere sempre più uno strumento dello Spirito che agisca in me.

Carlo Ragno

Precoce il suo percorso artistico: giovanissimo comincia lo studio della chitarra. Strumento che affascina molto i piccoli, lei aveva 13 anni, ma poi nel tempo lo “dimenticano”. Per lei no.

Anzi approfondisce lo studio. Non fu allora solo un capriccio e quindi: cosa la spinse, così giovane, a convincerla che la chitarra sarebbe stata sua compagna di vita e di arte?

Rispondere alla sua domanda sarebbe come rispondere: Cosa fa innamorare una persona di un’altra? Mistero… Di certo, un approccio “positivo” ha giovato, cioè provare, con metodo semplice, e vedere subito dei risultati.

Dopo i primi tentativi, iniziai a prendere lezioni, consigliato e invogliato da mia madre, e anche lì ebbi subito un buon feedback con il maestro e la musica.

In un arco di tempo tra lo studio di chitarra classica, certamente studio indispensabile, e altri generi musicali, lei scrive che proseguì da autodidatta. Coraggiosa scelta. Non era rischiosa?

A posteriori posso dire di sì; nel senso che in quel periodo non avevo minimamente l’idea che la musica potesse diventare una parte rilevante nella mia vita, come d’altronde poi si è verificato, e quindi non ritenevo che un titolo accademico o il conseguimento di un certo livello ottenuto con gli studi fosse fondamentale.

Lasciai che le passioni mi guidassero, oggi un po’ mi pento di non aver perlomeno acquisito dei titoli. Comunque, in certi ambiti conferiscono un po’ più di “credibilità”.

Ma un maestro è sempre indispensabile prima di lasciare il suo allievo alla sua strada, quella sua sicurezza da autodidatta, suppongo, le abbia poi permesso di liberarsi dalle “accademiche” regole della musica e crearla con proprio estro. E’ così?

Sicuramente la mia creatività, per quanto grezza e adolescenziale, all’inizio si è espressa assai liberamente. I maestri mostrano la via, ma non possono “insegnare a creare”.

Quello o ce l’hai, o non ce l’hai! Tutti noi abbiamo dei talenti, e non siamo tutti uguali. Sta a noi scoprirli, e coltivarli… O seppellirli sotto la sabbia!

Il salto nell’Heavy Metal. Ovvia la crescita di quel bambino seguito da maestri classici e che sperimenta il jazz, il rock, le sonorità sudamericane.

Però continua lo studio dell’armonia, che intendo, suoni e aspetti di un repertorio più immediato all’ascolto. Sono studi che le hanno permesso la strada che percorre adesso?

Sì. La musica a volte è troppo settorializzata. Conoscere più generi musicali senz’altro rende musicisti migliori, a prescindere dal genere o dal campo in cui si opera. Inserire ritmiche o armonie “particolari” in generi apparentemente semplici come il Rock, allargano lo spettro espressivo, le possibilità artistiche.

Gli Storm, gli Oracle, bands dalle poderose sonorità metal. Sono state esperienze di riferimento o di maturità artistica?

Considerato che sono gruppi nati quando ero intorno ai vent’anni, ovviamente non posso parlare di “maturità artistica”.

Però, ora che gli Oracle sono stati rifondati, grazie anche all’ interesse attorno al gruppo e al mio lavoro di una piccola ma coraggiosa etichetta discografica, la AUA Records, che recupera e valorizza il repertorio Heavy Metal italiano degli anni ’80 e ’90, e l’aver nuovamente calcato un palco suonando e cantando i miei brani di allora, posso dire che quello che scrissi è ancora attuale, musicalmente parlando.

Forse giusto i testi sarebbero un po’ diversi, quello chiaramente cambia con l’età, la maturità e le esperienze di vita, prima fra tutte il fatto che a venti anni spesso non ci si cura della spiritualità, mentre ora sono un Cattolico praticante.

Forse parlerei di maturità artistica più piena nel mio gruppo Spiritonascosto, dal taglio Jazz/cantautorale, in cui sono confluite tutte le mie influenze precedenti.

Eppure il suo percorso artistico ha anche una formazione romantica. Non le nego che quando ascolto il metal, nonostante le potentissime espressioni strumentali, percepisco un profondo senso di “retrogusto” romantico.

Può essere una naturale indole di un artista dall’animo sensibile che esplode con il suo senso sacro al soprannaturale?

Per quello che mi riguarda, sicuramente sì. La stessa scelta del nome del primo gruppo, Storm, aveva a che fare non tanto con la tempesta solo come fragore, potenza, ma col concetto di “Sturm und drang” del Romanticismo.

La musica classica mi trasmette le stesse emozioni, specie quella Romantica e tardo-Romantica. Ed ecco perché ho sperimentato la composizione di musica sinfonica prevalentemente ispirata a quello stile, ricevendo anche dei riconoscimenti e dei pareri molto favorevoli da musicisti professionisti in quel campo.

Lei compone, è autore, è “compagno” di artisti quali Ian Paice. Partecipa e vince a festival importanti quali il “Botteghe d’Autore” e il “Countdown Festival” poi concorsi nazionali. La sua attività di musicista si lega alla creatività della composizione. Incide in studio ed è presentato dai media audio e visivi. Un tour artistico diversificato dall’esperienza ormai strutturata. Cosa le mancava ancora?

(“Compagno” di Ian Paice è esagerato! Ho avuto la fortuna di collaborare con lui per registrare un mio brano degli Spiritonascosto, “7678” nel 2004).

Carlo Ragno Blues Trio (2018)

Quello che “è mancato”, alla storia se non a me come persona, è un certo tipo di riconoscimento, poter suonare di più, avere (in anni passati) delle soddisfazioni maggiori dalla musica.

Questo posso attribuirlo un po’ al fatto che le mie scelte artistiche non sono mai state “di massa”, quindi ho preferito esprimere me stesso a costo di restare un’artista di nicchia; sicuramente molto è stato dovuto al fatto che ho preferito intraprendere un’altra carriera, quella di odontoiatra, e quindi il tempo e le energie da impiegare per una carriera artistica erano purtroppo molto ridotte.

Ultimo ma non per ultimo, mancò una certa dose di sicurezza in me stesso: se fossi partito per altri lidi, ce l’avrei fatta? E se fosse andata male?

Quindi non ebbi il coraggio di fare il grande passo, una scelta radicale. Devo però ammettere che dal 2017 l’aver ritrovato dei vecchi amici, uniti a nuovi compagni di viaggio, con cui è nata l’avventura dei “Monsters of Bari”, collettivo di musicisti Rock che si è poi costituito in associazione culturale, mi ha dato in questi anni molte soddisfazioni, e regalato momenti davvero belli, umanamente e artisticamente.

Lei parla di “svolta storica” in un momento della sua vita. Sa cosa credo? Che ci siano strade già segnate sulle mappe delle nostre vite e che qualcUno le ha tracciate per noi.

Non ne siamo consapevoli e la “svolta storica” era prevista da un Onnipotente che paziente, aspettava fosse percorsa. Può provare a descrivermi la sensazione che provò quando imboccò “quella” strada?

Sempre più difficile! Ma è proprio come ha detto: un giorno percorri la tua strada, e comprendi che Dio, se credi in Dio o se lo scopri/riscopri, è lì, ti sta osservando, era lì in ogni curva, ogni dosso, quando hai forato una ruota, ma anche quella volta in cui hai avuto una gioia o hai visto qualcosa di bello, quando hai incontrato la persona speciale o quando ti sei fermato in un angolo a piangere…

La consapevolezza che siamo amati, uno per uno, di un amore immenso, diventa la chiave di lettura che fa capire tutto.

E che influenza tutto, anche quindi la famosa “ispirazione”, così misteriosa, che senza sapere quando e perché, ti stuzzica, ti spinge a prendere la chitarra, o carta e penna, e a buttare giù le idee così come ti arrivano.

Raccontare il Signore con la musica. E’ un errore considerare l’Hard Rock o l’Heavy Metal agnostiche esibizioni artistiche. E’ un luogo comune da scardinare. Sono “urla” al Cielo che osannano con la forza del suono, l’Immensità del Creato. Ma, mi aiuti, come diffondere quest’arte musicale senza cadere nel pregiudizio?

Purtroppo per molti l’Hard Rock e l’Heavy Metal rappresentano solo, o prevalentemente, una forma di esternazione di rabbia ed energie negative.

Per me non è mai stato così, anche prima della mia conversione. E’ facile che alcuni nel mondo della musica mi giudichino un po’ con sufficienza, o stupore… Non mi importa.

Con band come Oracle non punterò molto sull’aspetto religioso. Esistono dei canali per la musica Rock Cristiana, come sempre preferisco restare nella “nicchia” piuttosto che uniformarmi alla massa!

Ho provato qualcosa, forse non con la necessaria convinzione, e finora non sono riuscito a realizzare un progetto concreto. Ho bussato a qualche porta, (anche di prelati…) ma a parte complimenti e pacche sulle spalle, non ne è nato nulla.

Ovviamente non mi azzardo neanche, a proporre Rock Cristiano ai canali musicali “comuni”. Forse pago la poca confidenza con lo strumento della diffusione online della musica.

Penso ancora che un gruppo o un musicista debba trovare una etichetta discografica, registrare in studio e pubblicare un CD.

Le cose non funzionano più così, e me ne dispiace. Forse se trovassi compagni di avventura più smaliziati ed esperti di comunicazione, anche quella mia vena compositiva potrebbe trovare un suo spazio.

Non ho solo quel campo, comunque, in cui mi esprimo… L’importante è restare coerenti.

Bari ha una storicità metal e lei è tra essi. Carlo Ragno però, ha un valore aggiunto: la genesi della sua carriera. Nasce “classico”, sfoglia le pagine della musica, le studia e poi sceglie.

Non tutti possono scegliere. E’ un privilegio per pochi. C’è del misticismo nella sua professione. Chi si accorse l’Uno dell’altro? Lei o l’Immenso?

Mistica è incontro. Da chi parta non lo si può dire, ma la parte e il Tutto si rispecchiano e finalmente una vibrazione si sintonizza, entra in fase.

L’Amore è sempre bidirezionale. Quando entriamo nell’ autoreferenzialità, quando pensiamo che ciò che abbiamo sia frutto solo del nostro lavoro, che ciò che sappiamo fare sia “merito nostro” e della nostra abilità, entriamo nel puro egocentrismo, e ahimè l’umanità ne è pervasa, poiché si è persa la fede nel Divino.

Ciò che abbiamo è una grazia, i talenti che abbiamo un dono. In un Mondo ormai preda del materialismo, del relativismo, si sceglie ciò che conviene, che porta guadagno (il che non è necessariamente immorale!), non ciò che è bene o ciò che è meglio.

Non nego che per la soddisfazione di suonare, fare concerti, a volte si “scenda a compromessi”, anche per trovare un accordo con le persone che ci circondano; ma sull’aspetto creativo, sullo scrivere un brano, lì posso esprimere solo il vero me stesso.

L’Unico e il Solo è l’Eterno perché non cambia mai e a scoprirLo siamo noi che invece, cambiamo. Carlo Ragno, oggi.

Ha modo di prevedere come si evolverà Carlo Ragno con la sua musica, il suo pensiero e la sua creatività?

Vorrei essere sempre più uno strumento dello Spirito che agisca in me. In qualunque aspetto della mia vita, nella mia professione di odontoiatra, nel mio ruolo di marito e di padre, e come umile menestrello, come uso definirmi.

E spero soprattutto di portare gioia a chi mi incontra. Ascoltatori e compagni di viaggio. Il tempo che passa cambierà qualcosa, le note saranno meno veloci sulla chitarra o meno acute nella voce, l’importante è essere onesti, con sé stessi e con gli altri.

E secondo me, questo aspetto di me traspare, gli altri lo percepiscono e lo apprezzano.

Ho provato un senso di pace, trascrivendo l’intervista. Letta, riletta, considerata, riflessa in me stessa. Carlo Ragno è lo strumento di trasmissione di questa filosofia di vita che con la musica, mette in relazione l’ascoltatore con l’espressione del Divino.

Oltre duemila anni fa, un Uomo, percorreva strade dissemiante di scetticismo e dileggio. La Sua spiritualità fu ben più potente della parola iniqua di uomini dalle menti spente.

Oggi è Carlo Ragno con umile remissività al Divino, ad accendere quelle menti con la sua musica, possible mission on the earth.

Anna Landolfi.

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