di Gianni Pantaleo.
Ascolti voci con timbri che identificano un territorio, una geografia ben collocata in una vasta terra che è il Mediterraneo. Laura Lala, cantante, autrice, poeta. Già, poeta. Non tanto per i testi, quanto per il loro contenuto. La profonda ricerca e lo studio intrapresi, le conferiscono un professionismo un po’ fuori dai contesti del mercato “pop” o “melodico” della canzone italiana. Alla cultura della sua terra di origine, la splendida Sicilia, approfondisce con il jazz, il suo repertorio insieme a maestri di qualità tecnica internazionale. La dedizione al canto, le permette di sperimentare territori musicali, dandole una identità artistica molto personale.
Laura Lala.
Non ci si improvvisa cantanti di Jazz. E’ un genere musicale di radici così complesse e profonde che necessitano di sensibilità individuali proprio per le sue origini: il popolo nero. E’ un sentimento che le ha permesso di avvinarsi al Jazz?
Assolutamente si! Da amante appassionata delle diversità culturali, che considero espressione di bellezza naturale, ho trovato nel Jazz il senso di libertà espressiva che sentivo dentro di me rappresentasse il Canto, come “voce” che può dare voce ad un’anima. Ed il Jazz consente ad ogni musicista di avere una propria voce, a patto che sia fonte di autentica espressione interiore.
A “incantarla” quindi, sono state le prime “voci” del genere Jazz. Possiamo cominciare dalle sue prime emozioni ascoltandole e gli “idoli”?
Io ho amato moltissimo il Jazz strumentale prima di quello vocale. I miei idoli per lunghissimo tempo sono stati John Coltrane, Miles Davis, Bix Beiderbecke e Bill Evans. Poi senz’altro Billie Holiday sulla quale ho anche scritto la mia tesi di laurea in etnomusicologia.
Lo studio delle grandi voci del Jazz.
Ha sentito quindi il bisogno di studiare. Ma soprattutto di studiare le grandi voci che l’hanno accompagnata nella sua professione di cantante jazz. Tra i tanti, il docente che maggiormente l’ha coinvolta anche con l’anima e che anni erano…
Mariapia De Vito e Salvatore Bonafede sono stati senz’altro i miei mentori, ma anche i miei angeli custodi, e lo sono tutt’ora. Mi hanno insegnato ad essere libera, ad esprimermi nella musica con sincerità, creatività e totale indipendenza e per questo li ringrazierò sempre. Sono sempre stati dei fari a cui guardare e mi hanno incoraggiata a credere musicalmente in me stessa e andare avanti anche lasciando la Sicilia per cercare differenti stimoli culturali.
Mariapia De Vito Salvatore Bonafede
Laurea al DAMS di Palermo; frequenta il Saint Louis College of Music a Roma; perfeziona gli studi con Cinzia Spata ed Elisabetta Antonini, due delle cantanti e compositrici più notevoli del jazz italiano, seminari… Direi che la sua formazione è poderosa. La crescita tecnica è una “opzione” per un talento o necessaria perché un talento si formi artisticamente? Mi scusi, ma ascoltando i suoi brani, direi che lei è un talento che ha avuto l’umiltà di studiare…
La ringrazio di cuore per le sue parole. Io credo che il mio più grande talento, a parte un’inclinazione naturale alla musicalità, sia stato quello di sentire, credere e scegliere la musica come un linguaggio senza lingua, attraverso il quale esprimermi come essere umano. Ho sempre considerato e considero ancora la Musica come una dea, un linguaggio privilegiato con una potenza espressiva che ci permette di trascendere il reale e ci eleva in senso metafisico verso qualcosa di più grande, di più puro, che ci rende migliori come esseri umani e ci fa comunicare meglio e ad un livello più alto di quanto non riusciamo a fare normalmente.
Cinzia Spata. Elisabetta Antonini.
Il controllo emotivo.
…e comincia la carriera. Facciamo una “memorabilia”: lei sui palcoscenici si presenta con le sue interpretazioni. Ma il suo debutto, la sua prima “apparizione”, il suo cuore, l’emozione… Noi pubblico, sottovalutiamo voi artisti, pensando che siete sul palcoscenico tranquilli, calmi, sereni. Allora: il Jazz è anche una “disciplina” di controllo emotivo? Lei quando canta, trasmette una sensazione di sicurezza emotiva. E’ innata?
La ringrazio ancora per le sue parole che mi emozionano. Diciamo che per me in realtà esibirmi cantando in pubblico è equivalso invece alla perdita di controllo emotivo. Per lungo tempo la musica ha rappresentato il canale attraverso il quale la mia emotività riusciva a canalizzarsi nella maniera più sincera, portandomi spesso alla gioia sul palco ma anche alla profondissima commozione. Non ho mai frenato questa cosa, ho lasciato che fosse così…come fluiva attraverso il mio corpo e dunque la mia voce.
“Tempo”, è anche autrice, scopro. Formidabile il tema, straordinaria l’interpretazione. In…siciliano. Piacevolissimo brano musicale, una ballata impossibile da restare “fermi”: si segue il…tempo. Scrive di “getto” o riflette?
Scrivo sia le musiche che i testi dei miei album di getto, poi naturalmente c’è una fase di “limatura” che è più pensata, ma mai troppo celebrale o razionale.
E scopro un’altra sua “bellezza”: l’assenza di “barriere” di genere. Sarà banale, ma non lo è. Ci si prodiga a dichiarare che siamo tutti “fratelli” poi applichiamo poco (e male), questa “uguaglianza”. In “Chi è straniero” lei parla, domanda, chiede, un dialogo “cantato” con un testo quasi teatrale. Le musiche, il piano, il basso e…Ousmane Koulibaly. Mi perdoni, ma qui c’è ricerca e poi, in finale, note di un omaggio a “Un mondo d’amore” inno degli anni ’60 all’amore, alla fratellanza. Tutto questo non è banale.
Assolutamente si! Quella è proprio una citazione voluta di un brano che ascoltavo da bambina e che trovo bellissimo! Le confesso sinceramente che mia madre mi racconta che da bambina le chiedevo come mai non avessi in classe dei compagnetti africani e mia mamma mi consolava dicendo che dovevo solo attendere perché sarebbe stata solo questione di tempo ed anche io avrei avuto l’opportunità che tanto desideravo, cioè quella di entrare in contatto con bambini apparentemente diversi da me ma profondamente uguali. La mia curiosità è stata sempre immensa e lo è ancora e mi rendo conto adesso che fin da bambina intuivo le potenzialità della diversità culturale, la mia curiosità mi diceva che nell’incontro con gli altri risiedeva la più grande ricchezza che l’essere umano, a mio parere, possa vantare di avere. Questo è ciò che sostengo ancora ed è anche ciò mi ha spinta ad imparare le lingue, per avere più opportunità possibili di comunicare con musicisti (e non) provenienti da ogni dove. Lo scambio culturale mi dà gioia, lo considero essenza della vita, parte della ragione per cui ci troviamo qui, tutti sulla stessa terra.
E’ un dovere chiederglielo: i suoi musicisti. Lei è il “leader” della sua band. Nei video in studio di registrazione, dimostrate una “simbiosi” non solo artistica, ma anche amichevole. Le sembrerò impertinente: tende a “tirare” le redini o lascia liberi ognuno di esprimere il proprio talento?
Io scelgo sempre musicisti dei quali ammiro molto la musicalità e così poi sono felice di lasciare ognuno libero di esprimere il proprio talento, naturalmente sono io a tracciare le linee su cui voglio che ci si muova in termini di arrangiamento dei brani, ma sono felice di accogliere suggerimenti. Spesso sono determinata nelle mie scelte musicali per cui so in maniera precisa cosa voglio ottenere e chiedo la collaborazione dei musicisti per aiutarmi a realizzare il mio pensiero musicale.
I cantautori.
Nella sua carriera ha avuto occasioni di partecipare ai concerti di Paoli, Gazzè, Toquinho, Ron…Ha provato senso di gratitudine nei loro confronti? Sono nomi di spessore, artisti che fanno la “storia” della musica.
Ho sempre provato gratitudine nei confronti di colleghi, artisti o organizzatori, che mi abbiano coinvolta in degli eventi, è un’emozione e un privilegio quando qualcuno invita te, grazie alla tua musica, a far parte di un evento. E’ come aver lanciato un messaggio in bottiglia che viene ritrovato e accolto dagli altri.
Qui la gratitudine, invece, è per lei: ascoltarla, appaga. Ok, questo lungo momento di profonda stasi sociale e artistica, sta, forse, spegnendo entusiasmi e creatività. Presuntuosamente, ho la sensazione che lei ne sia impermeabile. Il suo “essere mediterranea”, le da energia per rigenerarsi. Con quale stato d’animo c’incanterà “dopo” quanto sta accadendo? Influenzerà la sua creatività? E…come ci sorprenderà?
Grazie a lei innanzitutto per questa intervista e per la sua fiducia. Io in questo lungo silenzio musicale non sto scrivendo, sto insegnando molto e sto attingendo ad atre risorse incanalandovi la mia creatività e questo mi da maggiore serenità al momento. Non so davvero dire cosa accadrà creativamente parlando più in là… Al momento preferisco stare ancorata al presente e viverlo al meglio.
Tra gli operatori dello spettacolo e nel vastissimo “palcoscenico” che essi solcano, le caratteristiche individuali di ognuno di loro, tende il pubblico a domandarsi quali altri loro valori naturali hanno oltre essere artisti. Siamo spesso abituati a vederli “al di là” dei nostri schermi televisivi, “oltre” una platea, dall’“alto” di arene sotto le stelle. Ma poi, qualcuno, caparbiamente, tende a “capire” anche il lato “umano” di un artista e quando questi scorre con le sue parole, una cordiale conversazione, ancor più apprezzi il loro lavoro, perché comprendi che diverso da te, l’artista ha in più, la sensibilità di riuscire ad emozionarti con la voce. La voce di Laura Lala.
Gianni Pantaleo.
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