domenica, 29 Settembre, 2024 2:25:36 PM

Udine – Esordio discografico del contrabbassista Alessio Zoratto

Canvas Melodies è il titolo dell’album di esordio del contrabbassista udinese Alessio Zoratto, in uscita venerdì 27 settembre 2024 su cd, vinile e digitale.

In questo suo primo album come leader, Alessio Zoratto

è alla guida di un quartetto europeo, composto

dal vibrafonista Giovanni Perin,

dal chitarrista francese Manu Codjia

e dal batterista lussemburghese Paul Wiltgen,

oltre alla partecipazione del sassofonista Javier Girotto

come ospite in due brani.

Le sonorità sono quelle del jazz contemporaneo, dove le contaminazioni con il rock e la musica contemporanea permettono di produrre sonorità insieme dolci e aspre.

La melodia e l’improvvisazione sono gli elementi che uniscono tutti i brani che si sviluppano tra tradizione e innovazione.

L’intero album ha una forte connessione con le opere visive, sulla scia del binomio di innovazione stilistica e tecnica. Canvas Melodies, infatti, è composto da dieci brani originali, ispirati a dieci opere d’arte del secolo scorso, che hanno segnato alcuni momenti chiave della vita di Alessio.

Ph. Luca A. D’Agostino Phocus Agency© 2024

Allo stesso tempo, la produzione dell’album ha portato anche alla realizzazione di dieci opere visuali, frutto della creatività di un artista digitale che utilizza l’intelligenza artificiale per produrre le sue opere.

Per l’occasione è stato coinvolto il fotografo, videomaker e AI artist Giacomo Urban, che sulla base dell’esperienza di ascolto dei brani composti ed eseguiti da Alessio Zoratto ha creato la copertina dell’album e 10 opere visuali (una per brano), che sono state inserite nel “libretto” del CD e del vinile.

Un ponte sulle nuove frontiere e le nuove sfide della comunicazione contemporanea, a cui la sinergia creativa tra la musica di Zoratto e l’arte di Urban non vuole sottrarsi.

Ph. Luca A. D’Agostino Phocus Agency© 2024

Parallelamente agli studi di musica classica e jazz, Alessio Zoratto si è formato anche nel campo delle arti figurative, frequentando il liceo artistico.

Qui, ancora adolescente viene attratto da alcuni capolavori dell’arte contemporanea che lo accompagnano ancora oggi e a cui si ispira per la realizzazione dell’opera qui presentata.

La prima ispirazione visiva è quella del Dadaismo, che con le sue derivazioni (Surrealismo, Cubismo e Neoimpressionismo) accompagna tutta l’esperienza uditiva.

Ill jazz, come anche il dada, nasce dall’allontanamento dalle convezioni stilistiche e formali per avvicinarsi quanto più alla libertà creativa, che in entrambi i casi viene raggiunta grazie alla “tecnica” dell’improvvisazione e all’uso di innovazioni formali come il collage e il fotomontaggio.

Questa voglia di sperimentazione contraddistingue anche Canvas Melodies. Infatti, Alessio Zoratto ha voluto proporre un’opera nuova in cui il jazz faccia da base a sperimentazioni tecniche, come l’uso di strumenti acustici ed elettrici assieme e il coinvolgimento di artisti internazionali con una formazione e un gusto differente.

Nello specifico, le opere d’arte scelte sono dieci, che rimandano ad altrettanti brani. Il percorso tra le opere scelte da Zoratto parte dal Dadaismo, in particolare dall’opera Nude Descending a staircase n2 di Duchamp, per poi espandersi verso l’espressionismo elegante di Henri Matisse e quello più ruvido di Egon Schiele, verso l’astrattismo di Vasilij Kandinskij e il cubismo di Pablo Picasso.

Siamo nei primi decenni del Novecento e nelle opere di questi grandi artisti si iniziano a perdere le forme di persone e paesaggi: dai corpi sintetizzati come oggetti ne “La danza” di Matisse, ai corpi scavati dei “Lovers” di Schiele, dal paesaggio-composizione “Komposition V” di Kandinskij, alla riproduzione stravolgente delle forme in “Guernica” di Picasso.

Il percorso visuale prosegue, poi, verso il Surrealismo con le celebri opere “The Persistent of Memory” di Salvador Dalì e “Ceci n’est pas une pipe” di Renè Magritte, in cui le forme tornano, ma completamente private del loro senso comune.

A queste due composizioni si affiancano due fotografie che ne condividono gli intenti stilistici, da un lato l’opera puramente dadaista “Le Violon d’ Ingres” di Man Ray, che omaggia sconvolge il classicismo di Ingres, dall’altro “Paessaggio 4” di Franco Fontana che compie la stessa operazione sintetizzando in fotografia i raggiungimenti delle avanguardie storiche.

Il viaggio visuale si conclude con “Poverty and Power” di Jean-Michel Basquiat, che verso la fine del secolo propone una nuova disgregazione delle forme, che si compie contestualmente ad un’innovazione tecnica e cioè all’uso dei graffiti come linguaggio artistico.

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