Sfogliando la silloge di Irene Ricci scorrono ineluttabilmente alla mente, attraverso pensieri in versi, molteplici circostanze che si susseguono con l’avanzare delle stagioni.
Stagioni della vita a cui, di volta in volta, si associano cromie indissolubilmente legate a stati d’animo. Il lettore, a seconda dell’indole e del suo trascorso, potrebbe abbinare alle sfumature nominate nei versi le tonalità lievi di un tramonto o i colori più intensi di un campo di lavanda per fare un esempio.
Questa silloge, infatti, è un caleidoscopio di emozioni, un carosello di aspettative. La poesia, questa in particolar modo, risulta essere un viatico per compiere un viaggio interiore tramite un linguaggio universale che il nostro inconscio saprà intendere.
Irene Ricci
Pertanto raccomando al lettore di dedicare un tempo prolungato atto a far decantare i componimenti alla sua psiche.
In contrapposizione a questa sinfonia di valori ideali imperfetti, che quotidianamente ci inducono a puntare verso la perfezione, osserviamo i disegni adolescenziali di un’artista – alle prime armi – di nome Alessandra De Carlo che offre un momento di svago alle nostre riflessioni impegnate con un’iconografia gradevole e sobria che condurrà il pensiero del lettore ai tempi della fanciullezza.
A lettura compiuta sarà facile ritrovare il nostro sguardo nel ritratto silente in copertina, opera dell’artista Angela Matarrese, da cui traspare uno stato di contemplazione e di meraviglia.
L’ispirazione di Irene, per comporre tale silloge, probabilmente è scaturita in parte, naturalmente, dall’esperienza di vita ed in parte, presumibilmente, da quella lavorativa dato che, oltre che essere psicologa, è psicoterapeuta.
Note di imperfezione è la sua prima silloge mentre precedentemente aveva pubblicato un’opera narrativa dal titolo “lasciare i fiori al vento” pubblicata anch’essa con la casa editrice Kimerik di Messina.