di Antonio Pasquale.
Leopardi, il poeta dell’Infinito è il titolo della miniserie televisiva evento, andatato in onda martedì 7 e mercoledì 8 gennaio su Rai, con la regia di Sergio Rubini.
Tale visione mi ha fornito l’opportunità di vivere un’esperienza artistica a tutto tondo, in cui è stato forse definito e comunicato uno dei ritratti più rispondenti al vero del poeta recanatese degli ultimi tempi.
Le ricostruzioni fedeli e attendibili in ambito letterario si iscrivono in un alveo di estrema difficoltà, per lo statuto epistemologico della disciplina che, per quanto si possa avvicinare alla realtà documentaria, non sarà mai esito del “verbo storico”, esigendo quest’ultimo parametri prettamente scientifici e lontani dalla letteratura.
Sergio Rubini
Tuttavia ho rintracciato un garbo speciale nella trattazione della vicenda umana e storica del Leopardi, che non corrisponde ad uno stravolgimento a favore di un ribellismo strictu sensu, ma sia i dialoghi che il taglio scenico e la caratterizzazione dei personaggi, hanno reso in modo plastico e onesto il percorso esperienziale e storico del poeta.
Sembrava di rileggere le migliori pagine di letteratura sull’autore attraverso la definizione dei caratteri ed in primis dei dialoghi, da cui si può trarre l’approccio filosofico del poeta dell’Infinito, con la medesima accuratezza stilistica e di critica autorevole, tradotta in parole nei testi e saggi scritti nel modo più ortodosso.
Interessante la resa del rapporto padre-figlio, dell’austero conte Monaldo, legato a tal punto al figlio da vivere in sua funzione e al contempo gestendo con un controllo retrivo, oppressivo, ma che ciclicamente cede all’impossibilità di fermare la curiosità smisurata del figlio e la sua volontà di conoscere il mondo ed emanciparsi dalla sua tutela.
Leonardo Maltese
Come questa disamina potrei rilevarne molteplici e ciascuna resa come una pennellata introspettiva e fortemente evocativa.
Un trionfo delle Arti filmiche, dell’interpretazione curata ed empatica del protagonista, senza indulgere ai luoghi comuni o a stilemi leziosi o ad interpretazioni fuorvianti.
Un omaggio ai luoghi della bellezza, tra cui possiamo riconoscere con piacere anche territori della nostra Puglia, scenario in sintonia con la cura dei paesaggi parimenti riscontrata e carichi di quella stessa carica emozionale presente in ogni aspetto della resa scenica.
Vi ho ripercorso l’itinerario umano e storico di un uomo, a cui forse è stato fatto il torto di essere diventato soprattutto il poeta delle perentorie caratterizzazioni di pessimismo, spesso decontestualizzate con aneddoti confusi e non acclarati, stratificatisi nel tempo.
Auspico da studioso di letteratura e del valore della parola, che questa esperienza filmica (sarebbe riduttivo definirla esclusivamente in tal modo), possa incentivare lo studio e la trattazione divulgativa del poeta marchigiano in modo più congruo e coerente al messaggio da lui stesso propugnato.
Di concentrarsi sul valore delle parole per esprimere ciò che la realtà contingente spesso non può contenere o comprendere, restando uomini e donne del proprio tempo e agendo da attori consapevoli, anche quando ogni forma di limite sia un ostacolo al nostro percorso.
Antonio Pasquale