venerdì, 5 Dicembre, 2025 10:51:32 AM

Bivona (VV) – Il Sarcofago degli Sposi al Louvre

di Giovanni Francesco Cicchitti.

Nel silenzio di una sala del Louvre, due sposi giacciono distesi da secoli, immersi in un banchetto eterno. Lo sposo, sorridente, è raffigurato mentre è sdraiato su un triclinio: il gomito sinistro appoggiato su otri di vino, simbolo del consumo durante i conviti, e le gambe avvolte da un telo leggero.

Hanno gli occhi piccoli e a mandorla, il naso dritto che si protrae dalla fronte e il mento a punta. La sposa versa del profumo nella mano del marito che la abbraccia. I capelli, divisi in ciocche, incorniciano volti sereni e composti.

Nella versione conservata al Louvre, una delle mani, incastonata nel resto del corpo, è andata perduta; ma grazie all’esemplare custodito a Villa Giulia, il gesto può essere ricostruito nella sua interezza, restituendo intatta l’intimità del momento.

Sono di terracotta, plasmati da mani etrusche nel VI secolo a.C., fragili eppure intatti, come se la terra li avesse voluti proteggere dal disfacimento.

Il Sarcofago degli Sposi è un monumento funerario alto 1,14 metri, largo 1,91 metri e profondo 0,68 metri, che non mostra la morte, ma la dolcezza di un banchetto senza fine.

La terracotta conserva ancora tracce di colore: un dettaglio che racconta di un mondo dove la vita e la morte si confondevano nel calore di un abbraccio.

Il Louvre lo ospita dal XIX secolo, dopo che fu recuperato nei dintorni di Cerveteri. Non esiste un altro pezzo così: ogni piega dei vestiti, ogni linea dei volti, ogni gesto parla di intimità e dignità, di un popolo che non ha lasciato scritte da decifrare, ma volti da guardare.

E mentre il museo brulica di visitatori, loro due restano lì: a banchettare in eterno, sospesi tra un sorriso e un segreto che nessuno potrà più sciogliere.

Giovanni Francesco Cicchitti.

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