Lo slogan che sottintende il Festival Visavi a Gorizia (Due nazioni, due città, un unico cuore che danza) è una carta di identità conclusa in sé: un “festival transfrontaliero di danza contemporanea”, attivo dal 6 al 19 ottobre a Gorizia come a Nova Gorica, dove la frontiera storica tra le città gemelle lascia il posto ad uno spazio condiviso che diventa non solo un palcoscenico culturale, ma anche un modello di come potrebbe essere il mondo del futuro”.

Giunta alla sesta edizione, la rassegna, “unica al mondo, ‘parla’ una lingua universale, la danza, nel solco di un confine che”, una volta temuto e pericoloso, oggi, se pure “invisibile, le unisce come simbolo di un’Europa ricca di contaminazioni culturali”.
Slogan e facili entusiasmi a parte, la manifestazione, curata con slancio puro e netta competenza da Walter Mramor, si è posta come obiettivo “mostrare al mondo intero che un muro o un filo spinato, può trasformarsi in una piazza aperta e attraversabile”.

Walter Mramor
Il tutto suona, insieme, generosamente utopico, un filino ingenuo, e molto, ma molto speranzoso: a tre passi da lì, è in corso da tre anni, e ancora non si conclude, l’ignobile massacro ordito dai nazisti russi contro l’Ucraina.
“Eppur si muove” il sipario, e ci si muove incessantemente, come spettatori, da una locandina all’altra, anche grazie all’assegnazione congiunta a Gorizia e Nova Gorica del titolo di Capitale Europea della Cultura 2025, GO! 2025.
Così particolarmente affollata e vivace è questa edizione del Visavì Gorizia Dance Festival, il cui sontuoso programma si tuffa nella contemporaneità internazionale più originale.

Come se non bastasse, “nell’ambito di GO! 2025″ e della strategia di Nova Gorica-Gorizia di promuovere la costruzione di un’unica città aperta, si tiene contestualmente al Festival One Dance European City (ODEC), un progetto internazionale ideato e coordinato da ArtistiAssociati ed SNG Nova Gorica, con la collaborazione e l’esperienza di AterBalletto-Fondazione della Danza.

Nove performances, firmate da alcuni dei più significativi coreografi contemporanei, compongono un percorso a tappe che si snoda tra i due nuclei urbani, con creazioni brevi, destinate a occupare pochi metri quadri, proponendo per abitanti e visitatori un’esperienza inedita del territorio”.
Slurp! Fatevi sotto, ghiotti coreomani d’ogni dove, e affilate occhi e mente per una esperienza che si presenta irripetibile, affidata a compagnie e artisti di ogni nazionalità: Italia, Slovenia, Cechia, Croazia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Israele, Lussemburgo, Serbia, nonché da Sud Africa, Madagascar e Burkina Faso.

GNO Ballet
Il calendario è talmente fitto che necessita perlustrare il sito
https://www.goriziadancefestival.it/index.php/it/
Niente paura di perdere un appuntamento: se gli orari sono ravvicinati, la replica è in Italia o Slovenia, per permettere, a chi lo può di godere di tutti gli eventi che sono, appunto, vis-à-vis.

Noism Company Niigata
Il 9 si aprono le danze all’SNG Teatro Nazionale Sloveno di Nova Gorica con i giapponesi Noism Company Niigata guidati da Jo Kanamori, in The Song of Marebito, in cui si fondono danze di stampo occidentale e orientale, mitologia greca e leggende nipponiche.

Jo Kanamori
Chiude la serata al Kuturni Dom, Gorizia un dittico: dal Lussemburgo arriva Megastructure, duo con Sarah Baltzinger e Isaiah Wilson i cui corpi si incastrano come tessere di un puzzle smantellato e reincastrato in continuazione.

Sarah Baltzinger e Isaiah Wilson
Segue, in prima assoluta, Pas de cheval di Andrea Costanzo Martini, in scena con Francesca Foscarini.

Francesca Foscarini e Andrea Costanzo Martini
Nella figura del cavallo, simbolo di grazia, forza e libertà, si esplora con ironia il parallelo tra l’animale e il danzatore-performer.
Già dall’inizio si assapora appieno la ventata di originale creatività che ispira la manifestazione e che soffierà in permanenza distribuita fra un titolo e un luogo e l’altro.
Da vedere, il 10, la Compagnia Virgilio Sieni con la prima assoluta di Sulla leggerezza. Ispirato alle Lezioni Americane di Italo Calvino, partendo da versi di Dante e Guido Cavalcanti, il lavoro di Sieni esplora la leggerezza nell’immagine di un malinconico Arlecchino, segno di virtù letteraria e filosofica.

Del pari talentoso è l’anglo-bengalese Akram Khan con per la Gauthier Dance//Dance Company Theaterhaus Stuttgart, con ispirato ad un rituale funebre dei Malgasci.

Akram Khan
Ma si perde il senno a posare gli occhi ovunque e a raccontare il tutto, anche solamente appoggiandosi ai video.
Allora ognuno sceglierà il proprio “fior da fiore”, ricordando sempre di trovarsi nel cuore dell’Europa, in una città ponte che guarda a Occidente e Oriente, dentro un progetto il cui respiro è felicemente universale.

La rassegna è ideata da ArtistiAssociati Centro di Produzione Teatrale, in partnership con il Teatro Nazionale Sloveno SNG di Nova Gorica, con il supporto di Ministero della Cultura, Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Gorizia e Fondazione CaRiGo.
Ermanno Romanelli.
Arti Libere Web magazine di arte e spettacolo
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