mercoledì, 18 Dicembre, 2024 7:03:33 PM

Anna Maria Tisci, introspezione di un’attrice

di Vittoria Loiacono.

Scrivere di teatro non è cosa facile. Le variabili di questa antichissima arte, un tempo facoltà umana che esprimeva relazioni con gli dei, sono moltissime. Ci sono soggetti drammatici, fatti estrapolati dalla cronaca, racconti fantasiosi, saghe, ironie e sarcasmi. Dopotutto l’immagine che rappresenta il teatro sono due maschere, una sorride, l’altra piange. Sintesi delle varie espressioni che lo spettatore prova durante una rappresentazione. Interpretare un personaggio è un’arte. Non si è quello che si deve essere, ma bisogna diventarlo. E per diventarlo devi esserlo. Complicato? Proviamo a chiederlo ad Anna Maria Tisci, attrice della Compagnia Vincenzo Tisci.

Anna Maria Tisci

Nasce come attrice o questa sua professione è frutto della passione di suo padre?

E’ stata la mia esuberanza che fin da piccola mi ha caratterizzata. In più avevo un papà goliardico, giocoso, amante della vita e da ragazzo lavorava al Lido Marzulli perché era nipote del proprietario, quindi la sua vita fu sempre stata di grande socialità. Lì conobbe mia madre durante una selezione per miss Italia, era il 1954. Grande lavoratore fu assunto come fattorino alle Generali, per diventare poi agente generale di Puglia e Basilicata dell’Italiana Incendi e Vita e divenne presidente del gruppo degli agenti.  Mio padre e mia madre amavano il cinema, i viaggi, il teatro e aveva una passione per Nico Salatino prima ancora che lo conoscessi io.

In quale occasione conobbe Nico Salatino?

Conobbi Nico Salatino, mio marito, quando andai a lavorare in un’agenzia di spettacoli. La prima volta e per appena due minuti. Ricordo che disse. “io saprei cosa regalarti se dovessi farti un regalo: un grande peluche”. Sorrisi compiaciuta perchè io amavo davvero i peluche. Per lavoro continuai a essere in contatto con lui fino al giorno in cui ad un matrimonio, lui era ospite durante la festa. Fu grazie ad una mia cara amica che fui poi presentata e ricordandosi del peluche, nacque l’amicizia. In seguito grazie alla passione di papà per lui, lo invitai a cena a casa.

Fu Nico Salatino a trascinarla sulle scene?

Sì. Fui subito convinta che sarebbe stato per me una bella avventura. Già da ragazzina mi ero cimentata in recite scolastiche partecipando anche a concorsi per la mia scuola, il Preziosissimo Sangue. Il mio debutto fu al Purgatorio, ma prima di debuttare l’organizzatore dell’inaugurazione, presentò al pubblico tutti gli artisti che avrebbero partecipato al cartellone tra i quali noi. Nico presentò un pezzo del lavoro che stavamo montando (Il diavolo e l’acqua santa) proprio dove io entravo in scena cantando a cappella. La scena prevedeva che entrassi prima del protagonista, Gianni Roman, che presentava la serata, il quale notò il mio terrore di debuttante. Fui mi praticamente lanciata in scena. Atterrita e non potendo esimermi dall’interpretazione, cantai. Quella mia prima volta, fu l’inizio della mia carriera.

Lei è adesso un’attrice di provata esperienza. Mi dica: prova ancora quell’emozione di “terrore” poco prima di entrare in scena?

Sempre. E succede anche quando sono in replica con lo stesso spettacolo.

Orfeo ed Euridice

A distanza di anni, la Compagnia Vincenzo Tisci è diretta da Nico Salatino ed è ad oggi storia del teatro in vernacolo a Bari. Quali difficoltà ha dovuto affrontare la Compagnia perchè diventasse storia del teatro?

La Compagnia Vincenzo Tisci ha il nome di mio padre ed è a lui dedicata perchè è stato un forte sostenitore del teatro e di Nico Salatino, già all’epoca profondamente amato da mio padre e proprio per questo suo amore per il teatro e per rendere viva la sua memoria, decidemmo di fondare la compagnia con il suo nome. Un tempo il nome era Teatro Incontro. Più che la compagnia, che si formò negli anni, la mia presenza come attrice con Nico Salatino, cominciò già negli anni ’80 e Nico era già molto amato dal pubblico. La difficoltà è stata solo mia perchè non nasco come attrice di vernacolo. Dovetti imparare le difficoltà della lingua vernacolare senza essere ridicola. Tutt’oggi ad ogni spettacolo, studio fonetica e linguistica vernacolare con mio marito.

Ha interpretato numerosi personaggi. Donne di forte spessore della cultura tradizionale popolare. A chi è più legata?

Ad Anna Quintavalle. La sento molto vicina come altre da me interpretate, ma questa più di tutte. IL suo essere donna del popolo, a favore del popolo e con il popolo, anche grazie alla sua impresa di “rivoluzionaria” costretta dalle vicende dell’epoca, la sua determinazione mi coinvolge molto emotivamente. E’ come me, tranquilla, serena, tollero ma di fronte a ingiustizie, esplodo come un fulmine a ciel sereno.

Orfeo ed Euridice

In quale occasione ha interpretato Anna Quintavalle?

Negli anni ’70, Nico Salatino presentò “La portappannere” (in scena il 9 aprile prossimo,  al Teatro Abeliano n.d.r.). Fu la prima di un lavoro teatrale di questa donna realmente vissuta a Bari. Io la interpretai un sei anni fa al Teatro Abeliano e sin da subito amai questa donna.

Oltre al vernacolo, la sua carriera di attrice è anche di ruoli imponenti e in lingua italiana. Commedie, letture da testi drammatici, quali quelli di Simon Wiesenthal, drammi quali Orfeo ed Euridice. Come si pone di fronte a temi così drammatici?

Sono molto più vicina a questi ruoli perchè sono io nel mio animo, ad essere una donna che vuole essere comica esprimendo la parte più introspettiva di una donna, quella più profonda, quella drammaticità che ognuna delle donne interpretate, ha in sé.

Orfeo ed Euridice

Può dirci quali sono i ruoli nei quali l’hanno meglio coinvolta?

Letture sceniche di Simon Wiesenthal. Euridice nell’Orfeo ed Euridice, nelle poesie d’amore di William Shakespeare o di Luigi Pirandello, con diversi suoi lavori nei quali mi sono ritrovata. Con il vernacolo ho spesso interpretato mogli di una cultura semplice, umile, di una innocente ignoranza popolare, che mi permette di essere in scena data la mia poca dimestichezza col dialetto

Nel ruolo di Anna Quintavalle, detta la “portapannere”.

Cosa ci riserva in futuro per poterla vedere in scena?

Ci sono lavori in corso, ma da brava attrice scaramantica, posso dirvi di seguirmi su Fb e Instagram.

Passione. Amore. Dedizione e studio. Qualità indispensabili per tutte le arti teatrali. Evidenziare sentimenti mirati ad un solo fine: dare vita ad un personaggio in un contesto artistico quale è il teatro, per poi trasmetterlo allo spettatore. Anna Maria Tisci, talento dell’arte della recitazione, è testimone di un teatro che induce alla riflessione, attraversando i molteplici sentimenti dei ruoli delle donne da lei interpretate.

Vittoria Loiacono.

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