Il coreografo e danzatore Steve Paxton (21 gennaio 1939 – 20 febbraio 2024), definito dal New York Times “il Budda della danza americana”, ha svolto per decenni, con riconosciuta autorità, la figura di padre e referente per un preciso ambito della danza contemporanea: la Contact Improvisation, una tecnica basata sul tocco reciproco, la percepita sensibilità al peso corporeo, l’incontro atletico, lo “scontro” e la “fusione” fra i corpi danzanti o comunque in movimento, la fluida “indipendenza” rispetto alla musicalità.
Steve Paxton. Ph. Monika Rittershaus.
Creata nel 1972, nata anche dalla giovanile esperienza di Paxton come abile ginnasta, la Contact Improvisation è stata ampiamente recepita e tuttora praticata in tutto il mondo.
Dopo l’incontro alla fine degli anni ’50 con vari coreografi, tra i quali José Limón, Paxton diventa una figura di rilievo nella Merce Cunningham Dance Company.
Sarà poi tra i fondatori di due collettivi rivoluzionari: il Judson Dance Theatre e Grand Union, movimenti artistici tra i più effervescenti nella cultura Made in U.S.A., nati in lucida rivolta alle convenzioni della danza moderna, nella scelta del movimento ordinario e dell’improvvisazione.
Ph. Jordi Bover
La Biennale di Venezia ne ha ricordato il profilo come “protagonista della rivoluzione artistica che ebbe il suo epicentro a New York, una figura immensa anche in forza di una ricerca inesausta condotta in maniera tanto appartata quanto con coerenza di stile e di vita”.
Ragioni che gli hanno meritato il Leone d’oro alla carriera nel 2014.
Steve Paxton premiato con il Leone d’oro alla carriera per la Danza nel 2014
Courtesy La Biennale di Venezia.
Ph. Giorgio Zucchiati
Celebrato in tutto il mondo come autore di spettacoli seminali, fra cui spicca il capolavoro delle Goldberg Variation, con il suo procedere, Paxton – recitava la motivazione – ha aperto ‘silenziosamente’ strade innovative a una ricerca che è sconfinata in tutte le arti.
Il continuo reimparare e frequentare la semplicità del gesto, mai quotidiano ma comune, ci ha mostrato come l’uomo possa ampliare la sua percezione sul mondo”.
Ermanno Romanelli.