di Gianni Pantaleo.
Ci sono doveri per i quali dedicarsi ha la stessa importanza del respiro. Sono vitali.
Molto probabilmente, e senza nessuna polemica, abbiamo tempi e ritmi di respiro diversi e questo via respirandi ci diversifica, filtrando chi ha scopi della propria vita protesa per gli altri e chi invece convoglia su se stesso quella energia altrimenti spesa per il benessere degli altri.
Siamo meglio chiari: c’è l’altruismo e c’è, ahimè, tanta, ma tanta avidità del sé.
Potrò parvi diffidente, magari anche un po’ scettico, ma alle tante parole spese per sostenere la fratellanza, la generosità, la bontà e le tanto declamate istituzioni filantropiche, io resto basito.
Chiacchiere? Eh, sì! Tante. Molte. E anche ipocrite. Mi si dirà: ma cosa vuoi? Con la crisi economica, le fabbriche che chiudono, le famiglie sempre più indigenti, come si fa a dedicarsi agli altri?
Si fa, si può e si deve. Dimostriamolo: lei è Antonella Daloiso, perla del giornalismo intellettuale.
Memore la sua professione, le ha permesso di avere occhi che le hanno spalancato una visione della vita ben al di là della condizione economica sociale, mirando alla persona, al singolo, con quella perduta, purtroppo, umanità che caratterizza l’homo sapiens.
Utopia? Macchè! Presidente dell’Associazione Gabriel, gli scopi sono l’equilibrio destabilizzato di chi porta la sofferenza di un profondo disagio fisico.
La Daloiso, si prodiga. E’ un fine. Si dirà: ma non ho tempo per dedicarmi a chi soffre. Rispondo: non è che non si ha tempo. E’ che non importa.
Il Coro Gabriel
O meglio: tanto ci sono gli altri! Sbagliato! Ora: non è che bisogna arrivare alla pensione per fare ciò che non si poteva quando si era operativi, eppure anche coloro i quali arrivano alla meritata pensione, fanno poco. Molto poco.
Mettiamola così: se la godono. Il piacere è ritrovare i sorrisi degli ammalati oncologici. Ascoltare con loro i corridoi percorsi dalle note del Coro Gabriel “Lucia Greco”, costituito da pazienti oncologiche, che Antonella Daloiso coinvolge affinchè le note allievino la sofferenza.
Sergio Rubini
Lei lo fa. Semplicemente lo fa. Il tempo. Ma il tempo lo si cerca, lo si trova e lo si dedica. Lei lo fa. Lo ha fatto all’Istituto Oncologico di Bari nel reparto “Don Tonino Bello”.
Dona se stessa. Trascina e sensibilizza quell’umanizzazione che dei pazienti, ne fanno solo numeri di letto. E’ palese che dietro ogni professione, ci siano uomini e donne.
Resta un dato certo: se si è grandi uomini e grandi donne, si è anche grandi professionisti. Umanizzare un paziente è un riflesso per chi di lui, si occupa: lo specchio della carità.
La crescita collettiva è esponenziale. Non solo. L’Associazione Gabriel cura il benessere interiore. Prova ne è il miglioramento dello stato fisico minato dalle malattie.
Ma questo, credo lo si sappia. O no? Perché se non lo si sa, allora non si aspetta che una malattia ci colpisca perché si prenda consapevolezza del disagio psicologico, risultato del malessere fisico.
Credo che un giretto tra i corridoi degli ospedali oncologici, sia necessario. Certo non è che la mattina decido di farmi una “passeggiata” tra gli ospedali: ma il tempo perché possa “spogliarmi” dell’inutilità delle moltissime frivolezze quotidiane, possano senza dubbio migliorarmi.
Come? Attivandosi collaborando, intervenendo, rendendosi utile. Tante le attività che Antonella Daloiso propone con la sua opera di sensibilizzazione a migliorare la conditio persona.
Particolare attenzione all’alimentazione oncologica attraverso medici nutrizionisti volontari; collaborazioni con la Fratres, Associazione di Donatori di Sangue e con la FAVO, la Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia e con gli operatori delle arti del cinema e della prosa.
Un panopticum con un fine unico: ridare quella dignità sopita ai pazienti oncologici, testimoni che da una buia sofferenza è possibile torni la luce.
E’ il dovere di tutti. L’Associazione Gabriel, lo fa. Antonella Dalosio, lo fa.
Gianni Pantaleo.