venerdì, 3 Gennaio, 2025 2:38:58 PM

Bari – “Diamanti” di Ferzan Ozpetez

di Antonio Pasquale.

Raramente ho assistito negli ultimi tempi una riproduzione cinematografica così ben riuscita e che induca a pensare senza riprendere la drammaturgia dei precedenti capolavori.

Una storia che ha le donne protagoniste con  schiettezza e  solidarietà senza creare una lotta tra i sessi e senza retorica.

Le donne al centro, ma anche all’ interno di una trama concreta, vera, che cresce con l’evoluzione dei personaggi e della trama.

Storia circolare, in cui l’ espediente metateatrale del pranzo delle attrici e attori protagonisti diventa il trade d’ union di una parte della trama e si completa nel ricongiungimento finale con l’ autore, la sua storia e la storia delle protagoniste.

Figure complesse e semplici al contempo o forse sagge: la saggezza è una dote insita a vario grado in ciascuna, come la luce interiore, il “daimon” socratico o l’inner light di Blake, ma mai ostentata.

Ci si riappacifica con la vita o almeno si ha questa percezione, nonostante le forti tematiche affrontate. La nostalgia di Diamanti non è sterile rimpianto, ma uno scrigno dolce amaro che non arriva a distruggere nessuna delle protagoniste, grazie alla loro capacità di affrontare il lato oscuro di cui sono custodi.

Si creano vite “forti come formiche”, capaci di porsi in ascolto, di essere solidali e affrontare anche le situazioni atroci della vita con la tenacia e la volizione di chi sa creare legami e tirar fuori il meglio del proprio universo valoriale.

Nessuna attrice resta anonima; tutte hanno la possibilità di mettersi in gioco in modo magistrale. La stessa Elena Sofia Ricci, pur non avendo una presenza in scena, riesce a parlare agli spettatori con l’ intensità di uno sguardo carico di chi ha tanto sofferto, vissuto, amato e perdonato.

Donne in auge senza stereotipi, senza creare divisioni. In questa pellicola Ferzan Ozpetez segna una evoluzione di alta qualità, mantenendo la sua sapiente impronta.

Lo studio e la caratterizzazione delle figure riproduce un effetto immersivo di empatica immedesimazione, restando sempre un passo indietro alle nostre vite.

Saremo noi fruitori a dare forma alla disamina intima e vitale di ciascuna interprete. Un mosaico, in cui ogni tessera, diversa, preziosa e complicata, si incastona senza smarrire la propria personalità e offrendo allo spettatore la possibilità di portare con sé una parte di ciascuna protagonista.

Un testimone che ci viene consegnato con il garbo e le forza di chi ha condotto uno studio capillare, endemico quasi primordiale, ma vero e sconvolgente per la sua stringente attualità.

Diamanti complessi, meravigliosi e specchi in cui riconoscersi, perdonarsi e forse perdonare.

Antonio Pasquale

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