di Antonio Pasquale.
La visione del film L’Abbaglio, regia di Roberto Andò, offre nuovamente l’occasione di constatare quanto l’arte filmica possa essere importante per condividere passaggi storici significativi e di non semplice comprensione nelle aule scolastiche.
Ho pensato di argomentare alcune considerazioni, partendo dai miei studenti e dalla fruibilità ed efficacia di una resa filmica propria di tale pellicola.
Salvo Ficarra, Toni Servillo, Valentino Picone
Prescindo da un’analisi prettamente tecnica e scenica, di pertinenza degli addetti ai lavori, per condividere il valore divulgativo del tessuto storico dell’impresa dei Mille nel 1860, all’interno di una cornice narrativa scorrevole, consapevolmente forte e stemperata da dialoghi ed inserti funzionali alla scorrevolezza della trama.
La storia narrata ha una sua perfetta circolarità ed una coerenza di intenti, dall’enunciazione del titolo ad una delle battute conclusive, in cui si definisce “un’abbaglio” il progetto da poco realizzato dell’unificazione del Regno.
Di abbaglio si tratta – ad onor del vero – nella prospettiva di un percorso agognato di unificazione, raggiunta formalmente nel 1861, ma eccessivamente composita in ogni sua fase, perchè eterogenea, contrastante, multiforme e ostinata si presentava ogni spinta unitaria.
Roberto Andò
Potremmo riferirci a più unificazioni insieme, diversità non effettivamente integrate, che trovano senso nella figura solida, pregna di valori, senso civico e cultura propria del Colonnello Orsini.
Emblema non di un ideale vano, non di strumentalizzazioni forzate o becera retorica, ma testimone di come la Cultura sia l’unica arma bianca nella vita, un solido patrimonio che cammina con chi la possiede, la condivide con gli altri e ne disegna la differenza.
Chi cresce con il senso della Cultura, lo attualizza, potrà sempre tradurre in prassi il proprio senso critico, la propria intelligenza e avrà sempre gli strumenti per interpretare la realtà, pur non potendola modificare.
Questo è lo scatto propositivo del film, un messaggio di grande sfida a favore della Cultura e del suo ruolo indiscutibile oggi, per chi assapora la proiezione.
Un invito a comprendere l’atrocità di ogni guerra, di ogni micro contesto belligerante che la guerra genera e le differenti prospettive di uno stesso evento.
Un relativismo dell’onestà, un entrare nelle vite di chi si trova costretto a combattere senza molte scelte e convinzioni nette.
Decisiva è la coerenza del piano di lavoro, che fornisce molteplici spunti per chi, giovane o meno, voglia approcciarsi alla storia, alla letteratura e all’arte con curiosità e motivazione, in un’esperienza di incontro a teatro, luogo di benessere visivo e approccio concreto e dinamico alla conoscenza.
Antonio Pasquale.