di Anna Landolfi. Una visione della realtà fuori dal comune. Mai banale. Forse dettata dalla sua sensibilità morale, presupposto spirituale del comportamento dell’uomo. Ecco, credo sia la ragione: Mariella Miglionico ha un’altissimo valore morale.
Lo dimostra con le sue fotografie. Ferma il tempo dello scorrere del tempo. Il tempo e lo spazio nel quale vive. Testimonia così la presenza di vita ben oltre gli umani, essere viventi presuntosamente convinti di essere gli unici su questo pianeta.
Spiega e racconta con le immagini, il silenzio e le inquietudini degli uomini. I dettagli. Le singolari azioni vissute in uno spazio. Le presenze…assenti.
Così, un giorno, le chiedo:
Preparazione e studi umanistici. Avere studiato letteratura le ha permesso di applicare la materia riportando la realtà con le immagini. Perché la fotografia?
Ho avuto la fortuna di frequentare sia il Liceo Artistico che l’Istituto Magistrale per cui ho una visione più ampia, un mondo fatto di parole ed immagini.
Da ragazzina leggevo così tanto che passavo le notti sveglia per terminare, divorare quelle pagine che mi permettevano di immaginare ogni singola scena.
Equilibrio Imperfetto (2015)
I miei idoli erano i grandi scrittori, spaziavo dalla letteratura classica a storie horror, da libri autobiografici a storie inverosimili.
Come dicevo tutte queste parole creavano immagini in me che avrei tanto voluto fare vedere agli altri e la fotografia me lo ha permesso.
Equilibrio Imperfetto (2015)
Capisco, quindi, che lo strumento, la macchina fotografica, è il mezzo perché lei possa esprimere la sua visione della realtà. Torniamo indietro nel tempo: quando capì che la macchina fotografica doveva “fermare” quel momento?
Non so se ho preso coscienza in un preciso momento. Da piccola fotografavo di tutto con delle piccole compatte, ero la fotagrafa di ogni evento in famiglia.
Equilibrio Imperfetto (2015)
Ho frequentato la scuola di fotografia a tarda età, ero più grande dei miei docenti. Mi ero appena sposata e, non avendo avuto figli, ho pensato: perché non fare qualcosa che mi possa permettere di stare bene…perchè quando lavoro io mi sento libera…mi sento completa.
Equilibrio Imperfetto (2015)
Cosa la colpì di quel momento e quando?
Credo che ognuno di noi ha delle doti, basta saperle riconoscere. La mia dote è sapere ascoltare, sembra strano, ma se non ascolti quello che gli altri ti dicono non puoi fare il fotografo.
Non puoi fotografare quello che non conosci. Ecco, credo che il momento in cui ho deciso di fare questo lavoro è quando ho avuto la consapevolezza di amare le storie di ogni singolo individuo.
Equilibrio Imperfetto (2015)
Ho sempre detto che dalla vita di ogni essere umano potrebbe realizzarsi un film.
“Non oltre la stanza”. Il titolo di un progetto da lei presentato. C’è poesia in quello che vedo nelle sue foto. Malinconia. Riflessione. Non le nascondo, anche tormento. Il progetto nasce da una sua attenta osservazione di una realtà che ha conosciuto?
La ringrazio per le sue parole. Malinconia, riflessione, tormento, sono parte della vita di tutti.
Gregor
Odio le etichette poste sulle persone come sui prodotti al supermercato…odio pensare che tutto sia bianco o nero…odio che ci siano persone che debbano nascondersi per vivere le proprie emozioni.
Nel progetto “Non oltre la mia stanza” volevo solo parlare di Amore che non ha confini, semplicemente di due persone che si amano e dove una delle due è costretto a nascondersi.
Gregor
Naturalmente ringrazio Vincenzo (il protagonista della storia) per avermi permesso di seguirlo per mesi e con il quale è nata una stima reciproca.
Un lavoro di sentimenti così profondi, esistenziali, così “tormentati”, ha bisogno di essere percepito dall’autore. Ha “provato” su se stessa il disagio di un vissuto sofferto?
Sono una persona empatica, e ciò non è sempre piacevole, mi creda, e come sentire un grosso peso che ti opprime.
Gregor
Da prassi la vita ti riserva dei momenti estremamente felici e dei periodi di sofferenza indicibile come la perdita di persone che amavi più di te stessa.
Ma poi ti rendi conto che è parte del tuo film personale, ti rialzi e continui a combattere, continui a sorridere e a vedere che c’è del bello in ogni cosa.
Gregor
Sai che meraviglia è fotografare una donna che aspetta un bambino…che meraviglia fotografare un bimbo che sorride…che meraviglia fotografare il tuo cane che ti viene incontro…che meraviglia è fotografare l’uomo che dorme al tuo fianco…
E’ ispirata da un genio della psiche umana: Franz Kafka. I suoi studi sono colti e scava nei suoi personaggi, lacerando i luoghi comuni. I dissensi. Le incomprensioni. Le metafore. I suoi lavori sono metafore. Ha difficoltà a “scegliere” cosa presentare con una immagine?
Mi fa piacere che lei abbia colto queste sfumature. Non amo mettere nelle mie immagini la sofferenza così come appare…non amo fotografare un senzatetto o una persona ammalata…per me tutto ciò è irrispettoso.
Gregor
Ci sono altre vie per parlare del disagio… più intimo. La psiche umana mi ha sempre affascinata e cerco di parlarne usando le metafore perché ognuno possa codificare il mio linguaggio a modo proprio, attraverso le sue esperienze.
Gregor
Il lavoro su Kafka “Gregor“ è una visione di un vissuto amaro: la presenza e l’assenza, la non accettazione di se stessi e il senso di umiliazione tanto da sentirsi un insetto in attesa di essere schiacciato.
Mi permetta di ringraziare gli attori che mi hanno affiancata in questo progetto: Cinzia Clemente, Gianluigi Belsito e Mattia Calabrese.
Gregor
Non è facile fare un editing delle foto per un progetto fotografico, ma una cosa mi è chiara, le immagini le vedo già prima di scattare…la storia è già nella mia testa.
Gregor
Vedo le sue foto. Sono “discorsi”. Le immagini sono pagine di libri. Non si vedono: si “leggono”. Sono un po’ “stanca” di foto dai sorrisi perfetti e ostentazione di fisici iperrealisti. Quella non è la realtà. Lei è coraggiosa: scuote l’osservatore mostrandogli quello che lui non “vuole” vedere. E’ un’operazione di denuncia, non crede?
Lei ha detto una cosa vera “la gente non vuole vedere”, la gente vuole solo mostrare. Bisognerebbe educare sin da piccoli a guardare e non solo vedere.
Non oltre la mia stanza
Non so se sono coraggiosa ma credo di essere vera, una donna che dice sempre quello che pensa, in modo educato e in punta di piedi.
Sia “critica” con se stessa: il suo lavoro perché la rende “diversa”?
Il mio lavoro è diverso perché io sono “diversa”, la diversità per me è sempre stato un valore aggiunto. Non potrei immaginare un mondo abitato da una infinità di “me”, lo odierei.
Non oltre la mia stanza
Due dei miei progetti che ho amato tanto li ho realizzati con dei ragazzi con delle disabilità. Era proprio la “diversità” a renderli speciali.
Uno dei progetti si intitola “Io sono”, un lavoro che li rende unici, una vera e propria carta d’identità.
Non oltre la mia stanza
Una fotografa è un’analista. C’è una “bellezza” nel profondo di ognuno di noi?
Non le nego che un lavoro che avrei voluto fare da grande è proprio la psicologa.
Analizzare il profondo di chi ho di fronte prima di fotografare è la base di un ritratto, non posso scattare se non conosco la persona, e in ognuno di loro cerco di valorizzare il suo lato migliore, e non parlo solo di quello fisico, naturalmente, è quella parte più intima che rende quella fotografia unica
“Equilibrio Imperfetto”. Un progetto di denuncia. La desolazione. Il vuoto. Il niente che stiamo “producendo”. Congratulazioni. Tra le emozioni che ci trasmette con le sue foto, odo le “grida” di una natura che stiamo uccidendo. Prova sofferenza quando ritrae lo sfacelo imminente?
“Equilibrio imperfetto” è il progetto che presentai come tesi del primo anno (2014 /2015).Una denuncia silenziosa verso un paesaggio che ormai lontano dai miei ricordi.
Non oltre la mia stanza
Il Pulo di Altamura rappresenta per me un luogo di ricordi indelebili: le lunghe passeggiate con mio padre, la raccolta dei funghi cardoncelli e l’odore del serpillo che ancora oggi mi riporta in quei posti che amo.
Purtroppo, l’ecosistema dell’Alta Murgia, va in frantumi per lo spietramento, le discariche abusive, la disseminazione e per l’abbandono delle attività rurali.
Non oltre la mia stanza
I miei paesaggi sono affiancati da animali immobili, inermi, con lo sguardo vitreo e impotenti…ecco come mi sento… impotente…
L’arte è denuncia. Lei è un’artista di denuncia. Anche questa considerazione è un’operazione sociale. Crede che saremmo capaci di rinunciare a tutto quello che ci fa “comodo” per tornare a raccogliere i frutti della terra, zappando? Che possa smettere di farmi i selfie e tornare ad occuparmi degli anziani, dei disabili, dei senzatetto? Da professionista dell’immagine, cosa dobbiamo attendere se tutto questo scompare.
Una utopia tornare indietro e sinceramente non credo sia il modo migliore per cambiare il mondo.
Bisognerebbe solo rivalutare molti aspetti della vita come la gentilezza, l’educazione e i valori veri. Non amo dire “ ai miei tempi” perché anche gli anni ’90 hanno avuto un gran peso su quello che sono i tempi moderni.
I ragazzi di oggi sono i figli della nostra generazione. Tutto cambia, si trasforma in ogni campo lavorativo e naturalmente anche artistico per cui nulla scompare ma si evolverà in un altro linguaggio per stare al passo con i tempi.
Non oltre la mia stanza
Lei osserva. Guarda e ci guarda? Ha fiducia negli uomini?
Io ho fiducia nei giovani, con loro ho un ottimo rapporto di interscambio. Sono il futuro e dobbiamo dare loro una mano a mettere fuori le proprie potenzialità.
Mariella Miglionico
Mariella Miglionico, oggi?
Oggi ho un mio studio fotografico e mi occupo anche di eventi, sempre con una mia visione. Permettetemi di ringraziare ogni singola persona che mi ha dato dei preziosi insegnamenti e consigli e tutti i grandi fotografi che ho conosciuto negli anni.
Ringrazio la scuola di fotografia, perché senza studio non è possibile prendere coscienza e ringrazio mio marito che mi sopporta e supporta.
Ringrazio voi per questa intervista, non banale. Vi lascio con una frase “Se vi accontentate di vedere ciò che è ovvio, non vedrete nulla“ (Ruth Bernard). Grazie.
Credo non abbia bisogno di nulla. Ha strumenti per raccontare cosa vedono i suoi occhi. Ha facoltà di raccontare cosa pensa. Non ne è inibita. Perchè, poi? La sua libertà è sacra, così come la libertà di tutto l’Universo.
Doumenta e denuncia senza alzare la voce. Le sue foto sono urla silenziose. E’ raffinata: il dissenso è fatto di luci e ombre. Il disagio non è plateale. Il malessere non è enfatizzato. E’ coraggiosa.
Scuote! Mariella Miglionico rappresenta il pensiero femminile della visione di una realtà non femminista (non ha bisogno di riscatti civili), idealismi non di genere e quindi universali.
Una leggera polemica: gli stessi spazi vissuti con gli uomini, hanno una valenza diversa, la visione al femminile non è mai una dichiarazione bellica. Una constatazione, la mia, puramente di parte, lo riconosco, ma, forse, le donne alle armi, preferiscono la parola.
Ne vogliamo parlare? Volentieri, ma con lei!
Anna Landolfi.