Si conclude il racconto della nostra autrice, Sabrina Briscese. L’amore non è sempre pervaso di costante serenità. Tanti sono i dubbi. Molte le difficoltà. Troppi gli equivoci. La parola.
Sabrina Briscese con abile linguaggio, dà senso ad ogni parola.
I dialoghi tra i protagonisti, sono concisi, essenziali. Queste sue doti, rendono la lettura scorrevole, mai tediosa. Ma soprattutto descrive il mondo degli adolescenti. Quei tratti giovanili non ancora contaminati dalle inevitabili vicissitudini che la vita proporrà.
E’ la storia di un amore genuino.
E tutti lo abbiamo vissuto.
Sabrina Briscese
Il resto della settimana passò in fretta. Sabato saremmo andate ad una festa organizzata da una nostra compagna di classe molto popolare. Ci incontrammo a casa mia per prepararci.
Eravamo euforiche, ridevamo e scherzavamo sulle cose più stupide. Io ad un certo punto ammutolii e con un tono triste dissi: “Non voglio più andarci!” Maria, Luisa e Rosaria si guardarono, poi Rosaria chiese: “Perché?” Risposi singhiozzando: “Non lo voglio vedere, ho paura che abbia cambiato idea!”
Tutte quante cercarono di tranquillizzarmi, e furono così brave che alla fine cedetti. Partimmo di nuovo allegre per la festa. Stefania, la compagna di classe, viveva in una grande villa in mezzo a un parco. La sala della festa era enorme, all’entrata c’era una spaziosa porta finestra, ai lati vari tavoli apparecchiati con tovaglie candide, e al centro un ampio spazio per ballare.
Ci sedemmo e aspettammo gli altri invitati, parlando fra noi. Poi lo vidi, era lui… era seduto al tavolo sul lato opposto al nostro, con il fratello e altri suoi amici. In quel momento arrossii, abbassai lo sguardo ma non potei fare a meno di guardarlo di nuovo.
Era così affascinante con la sua camicia candida, e il piccolo cravattino nero. Maria si accorse che ero diventata rossa e mi ero persa nel mondo delle favole, così mi prese per mano e mi risvegliò. Non avevo il coraggio di alzarmi e avvicinarmi, e lui continuava a parlottare con i suoi amici, come se niente fosse. – Che stupida ad essermi innamorata di lui. – Per fortuna arrivarono le portate e potei consolarmi con il cibo.
Ad un certo punto il Dj ci invitò a ballare e gli altri si riversarono sulla pista. Tommaso si divertiva con i suoi amici come se io non esistessi. Ero senza forze, stavo seduta e invidiavo la loro allegria. All’improvviso la musica cambiò e arrivarono i balli di coppia. Mi sentii stringere lo stomaco. In quel momento avrei voluto alzarmi e scappare via, ma avevo paura per quello che avrebbero potuto dire le mie amiche, e poi non avevo un passaggio per casa.
Mi ero girata per non vedere chi ballava in pista, avevo paura che Tommaso stringesse un’altra, un’altra che non ero io. La musica sembrava lontana, ovattata, il mondo girava, ma io ne ero fuori. Poi sentii una voce lontana chiamarmi, era una voce che conoscevo e mi risvegliai dal mio letargo.
Mi girai. Era Tomas che mi invitava a ballare. Ero di nuovo viva, allegra mentre mi stringeva fra le sue braccia. Ballava divinamente, io avevo lo sguardo fisso nei suoi occhi, sembravo incantata, persa nel suo sguardo. Mi disse: “Ti amo!” ed io gli risposi: ”Anch’io”.
Semplici parole che aprivano un mondo di felicità. Ci baciammo sotto gli sguardi commossi di tutti. Era il nostro momento. Restammo insieme tutta la serata. Mi riaccompagnò a casa, e come la prima volta rimase a guardarmi mentre entravo in ascensore.
Trascorsi i due mesi più felici della mia vita, ci vedevamo ogni giorno, ci divertivamo e non avevamo pensieri. Era luglio stavamo sulla spiaggia quando mi allontanai un attimo per andare a prendere un gelato. Ritornando, da lontano lo vidi parlare con una ragazza, era carina, ma un po’ troppo magra.
All’inizio non ci feci molto caso, ma appena vidi l’espressione rapita di lei, una freccia di gelosia mi penetrò nel cuore. Capii che era la sua ex, Roberta. Mi si spezzò il cuore e iniziarono a scendermi le lacrime. Lui intanto rideva mentre la ascoltava, e questo mi feriva di più, ero indecisa se avvicinarmi e fare una scenata o andarmene.
Decisi di andarmene, piangendo. Lui mi vide e lo sentii gridare “Aspetta” “Posso spiegarti”, ma io non avevo bisogno di spiegazioni, avevo capito tutto e avevo bisogno soltanto di stare in camera mia senza nessuno intorno.
A casa, mi sdrai da sola sul letto e piansi per tutto il tempo. Finché non arrivò un messaggio, era da parte di Tommaso. Io non gli risposi, mi aveva ferita a morte. Chiamai Maria, era da tempo che non la sentivo. Mi ero così immersa nella mia relazione che avevo trascurato lei e le altre e mi sentivo in colpa.
Lei mi rispose subito e mi chiese come stessi, io le confessai che ero a pezzi e le raccontai tutto. “Cara, io se fossi in te ci parlerei, prima di lasciarlo”. Ero ancora troppo ferita, ero arrabbiata con lui, ma sapevo che aveva ragione Maria, dovevo parlargli e così decisi di chiamarlo.
Cercai il suo numero, ma qualcuno bussò, era mio padre, con il viso bianco rigato dalle lacrime, non riusciva a parlare. Ero preoccupata, non sapevo cosa stesse accadendo. Dopo un po’ mio padre tirò un grande respiro e mi disse che nonna era ricoverata in gravi condizioni.
Scoppiai in un enorme pianto e la telefonata non fu più il mio primo pensiero. Rimasi a letto tutto il giorno e quando la sera Maria mi chiese come fosse andata, all’inizio non capii, poi mi ricordai e le dissi che non avevo chiamato Tommaso perché avevo appena saputo che mia nonna era grave in ospedale.
Maria cercò di consolarmi e, quando riagganciò, andai a dormire. Il giorno dopo in ospedale mi dissero che per fortuna la nonna aveva superato la crisi. Era sdraiata sul letto e stava dormendo, ma appena entrai aprì gli occhi e riconoscendomi, con una voce debole mi chiese come stessi.
Per non farla preoccupare le dissi che stavo bene, ma in realtà mi sentivo morire, volevo solo piangere per tutto quello che stava accadendo. Mi sedetti accanto a nonna alla quale volevo un mondo di bene, e mia zia che era lì accanto mi chiese della scuola e di Tommaso.
Io finsi che tutto stesse andando bene, ma appena pronunciò quel nome la tristezza prese il sopravvento e sentii le lacrime rigarmi le guance. Mia nonna lo vide, ma nella sua saggezza antica finse di non accorgersene. Parlammo dei miei fratelli, delle amiche, delle vacanze e alla fine me ne andai.
Non sentivo Tommaso da circa tre settimane, nonna era stata dimessa e io le facevo compagnia, quando sentii il campanello suonare. Andai alla porta, e lo vidi. Era Tommaso e aveva con sé un mazzo di tulipani, – i miei preferiti -.
Disse: “Ho saputo da Maria che tua nonna non stava bene, mi hanno detto che eri qui e sono venuto a trovarvi. E poi volevo dirti… che in questi giorni mi sei mancata tantissimo. Voglio spiegarti, poi sarai tu a decidere. Roberta quel giorno mi voleva invitare nella sua villa ma io ovviamente rifiutai dicendo che ero fidanzato… poi ti ho scritto ma tu non mi hai risposto e così ho pensato che fosse finita. Ieri ho incontrato Maria che mi ha raccontato di tua nonna e mi ha consigliato di venire di persona a parlarti.”
Ero commossa e gli occhi mi diventarono lucidi, lui mi abbracciò, tornò la magia dell’incontro e ci baciammo. Un lungo bacio appassionato. Sembrava la prima volta, ed era così: era la prima volta dopo tanto tempo.
Fine
Sabrina Briscese.