di Gianni Pantaleo.
Ci sono vite che hanno bisogno di essere raccontate. Sono quelle vite che hanno delle storie accadute e vissute per passione. Storie di vita che rendono il protagonista consapevole che le strade percorse possono essere tortuose e difficili. Ma vanno percorse e le vite vanno vissute. Tutte. Con i sorrisi e con le lacrime. Con i problemi e le apparenti felicità. Delusioni? Anche! Come potremmo mai apprezzare la vita se non passate dalle sofferenze? Biagio Diana, affettuosamente chiamato zio Gino, di strade nella sua vita ne percorre tante. Anche quelle senza via d’uscita. Nel libro pubblicato a febbraio 2019: “SpaccaBari” si confida a cuore aperto senza temere giudizi o commenti sul cammino intrapreso da giovanissimo. Colpisce la sua infinita buona fede. Si adopera in molti mestieri, seguendo prima le orme paterne per poi spiccare il volo con le sue esperienze acquisite. Si allea, si fida e si affida ad amici conosciuti in occasioni che gli segnano la vita. Anche “sospettando” che sono vie dubbie, non le teme e le percorre. Ed è qui il suo “sesto” senso.
Avvicinatosi al confine tra giusto o non giusto, ha il privilegio di essere “interpretato” dagli altri, nella sua bontà d’animo. Più volte, racconta nel libro, di fatti accaduti nei quali è stato soggetto, con altri, di ambiguità sociali. Cosche o cartelli, amicizie e collusioni sempre e comunque risolte proprio dalla sua trasparente integrità morale. Senza voltarsi indietro, ricomincia da capo. Forse le delusioni o le illusioni, non potremmo saperlo, è certo che dà una svolta alla sua vita e applica su se stesso quel dono che forse inconsciamente non sapeva di possedere: la fantasia, la creatività e l’amore per la sua città. Ha mani che plasmano. Assembla, inchioda, taglia e incolla. Piega, cuce, sega e attacca. Ha una mente prolifica e forse proprio questa sua caratteristica “infantile”, questo argentino essere “fanciullo”, lo porta a dedicare tempo ad un progetto: creare un evento che porti la città a essere luminosa nel periodo delle grandi feste con esposizioni di presepi.
Lasciate le amicizie del tempo passato, ha il tempo per pianificare e organizzare una delle più importanti esposizioni artigianali sull’onda della storicità della natività tradizionalmente della cultura partenopea. La domanda posta, è: perché mai questa città non può avere una sua tradizione popolare dedicata al presepe. Certo, nascerebbe di sana pianta. Ma per storicizzare un evento culturale, è necessario cominciare. 2006, la prima edizione di SpaccaBari gli permette di esporre lavori già in opera da ben due anni prima. Non sembra esserne entusiasta, la “risposta” della gente è di perplessità, forse anche diffidenza ma non demorde. Il libro racconta le traversie nate e superate. Ha una facilità di linguaggio che immediatamente prende il lettore. Caparbietà, costanza e soprattutto tanta fiducia in se stesso.
8 dicembre 2017 XII^ ed. SpaccaBari
“Zio Gino” sa bene cosa vuole. Meglio dire, desidera. Non ha altri scopi o interessi se non quello di amare una città “ferma”, costipata da se stessa. Artisti silenziosi ai quali si rivolge con estrema delicatezza ricevendo nel tempo fiducia e partecipazione. Le istituzioni partecipano, magari in “sordina”, ma si rendono utili. Non come vorrebbe, ma SpaccaBari arriva alla XV^ edizione, preparandosi per la XVI^ e senza una casuale ragione, anzi: l’interesse suscitato è un fatto di profonda ricerca culturale e artistica che Biagio Diana affronta con passione. Le istituzioni riconoscono il contributo alla città e i privati sono anch’essi partecipi all’evento. Il libro racconta di un ragazzo con i sogni e gli ideali che nel tempo si sarebbero realizzati. I fatti avvenuti sono una realtà che non ha depistato i suoi sogni. Biagio Diana si confida a cuore aperto senza temere giudizi o commenti e come da inizio articolo, il suo tempo non si ferma, perché lui del tempo ne diventa testimone che migliorare si può.
Questa recensione anticipa la presentazione dell’autore. Dedicheremo un redazionale a Biagio Diana. Sarà lui stesso a parlarci al meglio di quanto ancora non è stato detto. Perché le parole per un artista, non bastano mai…
Gianni Pantaleo.
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