venerdì, 5 Dicembre, 2025 10:21:36 AM

Bivona (VV) – Jan van Eyck – Il ritratto dei coniugi Arnolfini

di Giovanni Francesco Cicchitti.

Il Ritratto dei coniugi Arnolfini, realizzato da Jan van Eyck nel 1434, è considerato uno dei capolavori assoluti della pittura fiamminga.
Mostra una coppia — Giovanni Arnolfini e, probabilmente, Costanza Trenta — ritratti in piedi dentro una stanza da letto.
L’uomo, avvolto in un mantello scuro foderato di pelliccia, alza la mano destra in un gesto che può essere inteso come giuramento o benedizione;
la donna, in un abito verde guarnito di pelliccia, poggia la mano sul ventre, gesto che ha fatto pensare a una maternità, anche se l’abito stesso, gonfio e pieghettato, crea l’illusione di una gravidanza.
Lo spazio domestico è descritto con minuzia: letto a baldacchino rosso, tappeto orientale, vetri piombati alla finestra, zoccoli di legno abbandonati a terra.
Ai loro piedi un cagnolino, simbolo di fedeltà. Sopra, un lampadario con una sola candela accesa, segno della fiamma coniugale o presenza divina.
Sulla parete di fondo, lo specchio convesso — forse il dettaglio più celebre — riflette la coppia di spalle e due figure misteriose: uno potrebbe essere lo stesso van Eyck, che si firma come testimone dell’evento (“Johannes de Eyck fuit hic”).
Intorno allo specchio, dieci medaglioni minuziosi raccontano la Passione di Cristo, a ricordare il legame fra la vita quotidiana e la fede.
Ogni oggetto è carico di simboli: le arance, frutto raro a nord, alludono a ricchezza e fertilità;
il cane, la fedeltà coniugale;
il letto, la continuità del lignaggio;
gli zoccoli, la sacralità del suolo domestico.
Lo stile fiammingo di van Eyck, pioniere dell’uso dell’olio, permette un realismo abbagliante: luci, superfici, riflessi, pieghe di tessuti, pellicce, metalli brillano in una luce fredda, analitica.
La prospettiva multipla e lo specchio creano uno spazio aperto, che include lo spettatore, invitandolo a interrogarsi su ciò che vede: una scena di matrimonio, un fidanzamento, un omaggio postumo?
Il ritratto resta un enigma, sospeso tra cronaca privata e simbolismo universale.
Giovanni Francesco Cicchitti.

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