martedì, 1 Aprile, 2025 8:36:24 PM

Bologna – Le donne in letteratura – 2^ parte

di Yuleisy Cruz Lezcano

Olympe de Gouges e la dichiarazione dei diritti della donna

Olympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze (1748 -1793), figura centrale della Rivoluzione Francese, è una delle prime pensatrici a trattare il tema dei diritti delle donne.

La sua «Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina» (1791) è una risposta critica alla «Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino», che ometteva i diritti delle donne.

De Gouges sostenne che, sebbene le donne fossero uguali agli uomini in dignità, la società non riconosceva loro i diritti fondamentali.

In questo documento, de Gouges promuove l’idea di una donna che può e deve autodeterminarsi, decidere per sè stessa, partecipare alla vita politica e sociale, e avere uguali opportunità.

Tutto questo le costò la privazione della sua libertà e perfino la morte nel 1793.

Mary Wollstonecraft: un manifesto di autodeterminazione

Mary Wollstonecraft, una delle principali teorizzatrici del femminismo, nel suo celebre A Vindication of the Rights of Woman (1792) sostiene che le donne devono avere pari opportunità educative per poter sviluppare le loro capacità intellettuali e morali.

Wollstonecraft critica la concezione tradizionale della donna come essere fragile e dipendente, sostenendo che le donne possano e debbano autodeterminarsi attraverso l’educazione e l’emancipazione.

La sua visione di autodeterminazione femminile si fonda sulla convinzione che la società deve permettere alle donne di accedere alle stesse opportunità degli uomini.

Sor Juana Inés de la Cruz: un’autodeterminazione intellettuale

Sor Juana Inés de la Cruz, poetessa e filosofa del XVII secolo, è una delle voci più potenti dell’autodeterminazione femminile in America Latina.

Nella sua famosa lettera «Respuesta a Sor Filotea de la Cruz» (1700), Sor Juana difende il diritto delle donne all’istruzione e alla cultura, opponendosi alla visione patriarcale che relegava le donne al ruolo di madri e mogli.

Per Sor Juana, l’autodeterminazione passava attraverso la libertà di pensiero e la possibilità di esercitare il proprio intelletto senza restrizioni di genere.

Si deduce in quanto sia importante la cultura per modificare i valori, i modelli e gli archetipi femminili attualmente radicati, quanto sia fondamentale affrontare l’intersezione tra cultura, identità e autodeterminazione delle donne.

Quando presento il mio ultimo libro «Di un’altra voce sarà la paura», pubblicato quest’anno con Leonida Edizioni, nel dialogo e nelle varie conferenze per parlare sull’argomento, spesso mi concentro sul recupero del patrimonio culturale come strumento di emancipazione e sulla necessità di una rinnovata consapevolezza della propria autonomia, su come noi donne, tutte, siamo parte di una collettività che può riscrivere la storia.

Spesso, cerco di coinvolgere i partecipanti nell’esplorare il legame tra identità culturale e autodeterminazione femminile.

La mia riflessione si concentra sulla possibilità delle donne di recuperare e valorizzare la propria cultura, per superare le imposizioni maschiliste e patriarcali.

Il messaggio con cui lascio i lettori è un invito a riconoscere la rivendicazione all’autonomia delle donne, non solo come individui, ma come membri di comunità culturali che possano scegliere il proprio destino.

La mia riflessione sull’autodeterminazione femminile è focalizzata sul recupero di una nuova identità, con una prospettiva che si concentra su come le donne, in particolare quelle che vivono in Italia, possano riscoprire la propria voce e prendere decisioni autonome attraverso un processo di “autodefinizione”, lontano dalle imposizioni sociali e culturali che limitano la loro capacità di agire secondo i propri desideri autentici.

Le mie ricerche sono volte a analizzare anche come la motivazione intrinseca, si colleghi all’autodeterminazione in un contesto di empowerment femminile.

Credo sia fondamentale l’azione sull’eredità culturale. Le azioni per scardinare i pregiudizi sociali richiedono che le donne siano in grado di riflettere criticamente sulla propria tradizione culturale e riappropriarsene in modo consapevole, portando avanti scelte che siano autentiche e non forzate da pressioni esterne.

La motivazione intrinseca, quindi, diventa un motore di trasformazione, poiché consente alle donne di riconnettersi con il proprio valore e le proprie aspirazioni profonde, indipendentemente dai ruoli tradizionali imposti dalla società.

Yuleisy Cruz Lezcano.

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