Sarò esagerata, non potevo che dare un titolo all’articolo se non con il fine di avere nel tempo, seguito il percorso di un artista folgorato da un’idea.
L’idea è figlia della creatività e dandole il tempo perchè essa cresca e si evolva, ecco che il concetto di idea diventa materia.
Valerio Pisano ha già applicato alla materia la sua idea. L’ha destrutturata, analizzata, ricomposta con la stessa natura con la quale fu creata, dandole poi, il significato, suo personale, di modello contemporaneo, testimone di un precedente storico che rivoluzionò l’uso di un oggetto.
Bic è sinonimo di praticità. La sfera fu una genialata di monsieur Marcel Bich che agli inizi del ‘900, forse stufo di macchiarsi d’inchiostro con le stilo, inventò una penna a tutt’oggi tra le mani di gran parte del mondo (comprese le mie).
Valerio Pisano è un’esteta. Prendete la penna Bic tra le mani: una silhouette di plastica trasparente con un’anima d’inchiostro in un tubicino sempre trasparente.
Il cappuccio, a meno che non diventi un ammazza-stress tra i nostri denti, è affusolato come un’ogiva e termina con una praticissima linguetta da porre nel taschino (io nei passanti delle gonne).
Cosa fa Pisano? Ingigantisce questo comune oggetto e ne fa una scultura. Perchè?
Ovvio: è la maturità dell’artista. L’artista non ha un traguardo. Continua imperterrito a elaborare la sua idea (sempre figlia della creatività) e fino a quando non realizzerà quel che in testa ha, non si fermerà.
La scultura, visibile al Parco Archeologico Bosco Seleni, è spettatrice e non oggetto del contesto nel quale è stata collocata.
Spazio naturale che lo scultore ha scelto perchè l’opera non sia obiettivo di ammirazione, ma protagonista perenne nella storia.
Questo concetto, la rende eterna soprattutto nella storia dell’uomo, che autore dei suoi miti (la Bic è un’icona moderna), le dà il ruolo di perenne presenza nella società.
La scultura di Valerio Pisano, quindi, si integra nella storia dell’uomo, perchè rappresenta un manuffatto artificiale creato per l’uso della scrittura.
Dalle mani dello scultore, invece, diventa la rappresentazione del consumo quotidiano dell’oggetto in un’opera d’arte che resta nel tempo come testimone di un’idea.
Anna Landolfi.