E’ il corpo lo strumento. Attraverso di esso, l’anima salentina, danza. Si perde nel tempo, si scopre oggi e lei, Veronica Calati la rappresenta. Una ballerina di testa. Una donna del sud (come fiera dichiara), dall’impetuoso sentimento della sua terra: la Puglia.
Custode della cultura salentina, lei la danza, la esprime, si fonde con essa e trasmette tutta l’anima di questa terra sulle cui coste, approdarono le grandi culture della Grecia Classica, di popoli che dal mare, portarono, conquistando, non solo territori e genti, ma con essi svulupparono arti e scienze tutt’oggi tramandate e custodide da chi delle proprie origini è testimone. Tra essi, Veronica Calati.
Non sono solo braccia e gambe. C’è molto di più. Lei è una professionista della danza dell’anima salentina. Amore innato o scoperto nel tempo?
Ho iniziato ad amare la danza da molto piccola, studiando danza classica nel mio caro Salento per dieci anni, ma la pizzica l’ ho conosciuta casualmente, una sera d’estate, avrò avuto 12-13 anni e mi ritrovai rapita da questo ritmo, imbambolata, mano nella mano a mia sorella che non riusciva più a trattenermi perchè mi misi a zompettare sul posto, felice, senza sapere esattamente cosa stessi facendo.
Fu amore a prima vista, o a primo ascolto, non saprei definirlo meglio, ero timidissima e per quanto mia sorella cercò poi di farmi avvicinare alla piazza per danzare insieme agli altri, piano piano.
Ma io non mossi un passo e continuai a saltellare sul posto, guardando tutto da lontano. Ci vollero un pò di anni per sbloccarmi, iniziando a frequentare le piazze, miriadi di concerti, tantissime bellissime persone conosciute lungo la strada e così scoprii la “pizzica” che oltre ad aver sciolto quella mia timidezza ed essere la mia passione, oggi, dopo tanti anni è diventata anche il mio lavoro.
Posso dire che la vita ha scelto per me, in fin dei conti forse, la pizzica per me rappresenta un amore innato… ma scoperto nel tempo.
La pizzica è denominata anche “nobilitata tarantella”. Credo ci siano pregiudizi storici o equivalenze distorte. Chiariamo l’arcano?
Una delle prime fonti scritte sull’ argomento risale all’aprile del 1797 quando la nobiltà tarantina organizzò per la visita diplomatica nella città di Re Ferdinando IV di Borbone una serata di ballo.
In quel testo viene descritta la danza della pizzica con la quale viene accolto il Re dal popolo tarantino come di una nobilitata tarantella.
Da qui il riferimento storico credo, visto il particolare contesto e una danza che deriva sicuramente dal popolo e fa parte della grande famiglia delle tarantelle del sud Italia.
Deduco quindi che la pizzica ha un suo confine geografico e storico, ben delimitato. Ma siamo a conoscenza e alla diffusione di questa danza popolare da una ventina di anni. Fonti storiche la datano fin dal XVIII secolo. La Puglia è stata regione di nobili. C’è stata un’evoluzione coreografica della pizzica?
Difficile tracciare i confini della pizzica pizzica, sicuramente nelle provincie di lecce, brindisi e taranto, ma anche nel barese e fino al materano.
Sicuramente la pizzica ha avuto ed avrà i suoi cambiamenti, poichè il tempo che passa trasforma i contesti cosi come anche il modo di vivere e rapportarsi e la pizzica un tempo era parte integrante della vita sociale del popolo.
Ma come mi piace spesso dire durante i miei incontri, l’importante è essere consapevoli di ciò che stiamo danzando e io danzo sicuramente il presente ma con lo sguardo al passato.
Oserei dire che è una danza legata alla storia delle genti di Puglia. Quanto la tradizione lega queste due passioni: storia e arte?
La tradizione è sicuramente un collante tra storia ed arte. Definire qualcosa un’arte sta però a chi vivendola oppure osservandola riesce a provare emozioni e piacere.
La storia pugliese è ricca di diverse forme d’arte ma io riterrei piuttosto che la pizzica debba essere considerata un ballo con caratteristiche tutte proprie che unisce la gente da anni intorno a note musicali e che affascina ora come allora, senza distinzione di età, genere o provenienza.
Quel tempo di danza cadenzato. Quella energia nel movimento altalenante. Le braccia, il salto. Gli sguardi. Se faccio, ma potrei essere in errore, ritrovo questa “sanguigna” passione nel tango, nel flamenco, nell’amore ma anche nella sofferenza. Il popolo “urlava” con la pizzica il suo stato d’animo. E’ così?
Il tamburello e gli strumenti che lo affiancano creano un motivo musicale che attrae ed appassiona.
Non dimentichiamo infatti che questi stessi strumenti un tempo accompagnavano sia i momenti di festa che i momenti più delicati come il rito del tarantismo.
Nel primo si trattava di momenti ludici con la danza di coppia della pizzica pizzica, nel secondo la musica aveva un potere curativo e consolatorio, in quello che era il movimento frenetico dei “Tarantati”.
Veniva quindi utilizzato in contesti totalmente differenti e con compiti e motivi molto lontani fra loro, per questo credo che questo ritmo abbia un potere immenso e anche ora, in una società totalmente cambiata, riesca seppure in diverso modo a toccare tutte le corde e gli stati d’animo dell’essere umano.
Io, ad esempio, quando danzo, mi lascio trasportare dal ritmo, dalla melodia, dal testo, e ci sono dei versi anche molto malinconici o di rabbia in alcune pizziche, per questo motivo ogni pizzica è differente, e trasmette ai danzatori emozioni differenti, permettendogli di danzare “la gioia” ma anche “La malinconia” se quel pezzo la trasmette, perche per me danzare la pizzica è come danzare la vita, e la vita è fatta da tante sfumature.
Il tamburello, la chitarra, il violino, la fisarmonica. Strumenti antichi e poi le voci. Questo insieme di sonorità rendono magica la pizzica. C’è qualcosa di preistorico, di istintivo in tutto ciò. La pizzica è una danza d’impulso?
Io ho cominciato ad appassionarmi a questo ballo senza saper muovere un passo, rapita dalla musica e dal contesto gioioso in cui viene suonata e cantata.
Sicuramente è una danza che parte dall’interno di ognuno, come se all’improvviso si accendesse un pulsante sul nostro corpo che non sapevamo di avere, e grazie alla musica inizia a muoversi e danzare, portando così nel ballo anche i propri sentimenti.
Credo che la migliore scuola sia proprio la piazza, lì dove iniziai e dove ho visto tantissima gente muovere i primi passi per la prima volta, semplicemente imitando le altre coppie, senza giudicarsi e affidandosi all’altro e al ritmo.
La pizzica come danza esoterica. Il ballo è anche una forma di esorcismo, non necessariamente legato ad un culto, ma certamente è espressione interiore. Ma ha qualcosa di reale l’associazione alle famose donne tarantate?
Come vi ho raccontato prima la danza della pizzica pizzica e il rito del tarantismo sono due cose totalmente differenti seppure venivano accompagnati dallo stesso strumento.
Per quanto riguarda le donne tarantate ricordiamo il contesto storico in cui vivevano e il fatto che non esistevano rimedi farmaceutici per alleviare i problemi, i pensieri e credenza popolare voleva che fosse proprio la musica la medicina ideale, capace di alleviare quei forti momenti di disagio.
La Valle d’Itria. La Bassa Murgia pugliese. Le influenze della Magna Grecia. Le potrò sembrare campanilista, ma la Puglia danza la storia e la danza attraverso la pizzica. Non le crea una responsabilità culturale quando danza o insegna la pizzica?
Quando danzo seguo le mie emozioni e cerco di farlo con il massimo rispetto verso questa musica a cui sono tanto grata, e durante i miei incontri non dimentico mai di dire che quello che trasmetto è il mio sguardo sulla pizzica, il mio modo di sentirla e interpretarla.
Ecco la ragione di quanto l’ammiri: lei è testimone di una storia della Puglia che con la sua danza, la pizzica, incide la cultura dei popoli e tutte le culture approdate sulle coste del Salento. Lei danza la storia. Ne è fiera?
Sono una donna del sud, provengo da un piccolo paese del Salento che si chiama Miggiano e l’educazione che ho ricevuto si basa sul rispetto della terra e della nostra comunità. Sono fiera di essere salentina ma soprattutto fiera di essere una donna del sud Italia.
La pizzica è diventata una danza ammirata e apprezzata nel mondo. Merito di lei e dei molti ballerini pugliesi. Posso spiegarle, però, qual è il suo valore aggiunto? Lei ha anima. Come in una precedente domanda: lei è “sanguigna”. Fierezza di donna o di popolo?
La ringrazio di tutti i complimenti ma non so risponderle. Direi che sono solo felice, felice di danzare e felice di vedere gli altri danzare e se nel mio piccolo posso aiutare qualcuno a muovere i primi passi, lo farò sempre con passione, perchè la vita ha scelto per me questa strada e io sono felicissima di averla percorsa e di percorrerla ancora…
E’ istintiva. E’ cuore. Lo spiega senza pensare cosa fà… e quella bambina che non sapeva perchè danzasse, era perchè le nacque nel sangue.
Conferma quanto del passato del Salento, lei abbia in sè, la purezza dei sentimenti di un territorio. Lei stessa non sapeva di se stessa: “…ho cominciato ad appassionarmi a questo ballo senza saper muovere un passo, rapita dalla musica…”, è l’impulso naturale ad esprimere le sue emozioni…e lo fa danzando la pizzica.
Gianni Pantaleo.