di Valeria Cristiano.
Devo ammetterlo, Michele Riondino mi piace molto. Ed è stata una vera sorpresa. Mi spiego meglio. Sono una fan sfegatata di Andrea Camilleri ed ovviamente anche del Commissario Montalbano, identificato in maniera assoluta con Luca Zingaretti. Quindi anni fa, quando è partita la serie tv dedicata al giovane Montalbano, ero abbastanza scettica. Dubbiosa. Però Montalbano è sempre Montalbano, quindi vedere la serie tv era fuor di dubbio. E con mia grande sorpresa questo giovane riccioluto commissario fresco di nomina mi ha conquistato subito. Perchè Michele Riondino è proprio bravo.
Michele Riondino
Così sono diventata anche una sua fan e ho iniziato a seguirlo, a leggere ciò che lo riguarda. Michele Riondino è uno di quegli artisti che “non se la mena”. Il grande successo che è seguito al ruolo di giovane Montalbano non gli ha dato alla testa, anche in presenza di riconoscimenti. Anzi, in una intervista del 2012 richiama le sue origini e le definisce determinanti per le sue scelte di vita. Michele è infatti nato a Taranto, il papà ha lavorato nell’Ilva e la mamma è casalinga. Il destino di tutti i fratelli Riondino sembrava scolpito: lavorare all’Ilva, unica possibilità. Del resto, al tempo dell’intervista un fratello già lavorava lì, l’altro in un call center. Solo lui, spinto da questa grande passione, aveva deciso anni addietro di esplorare altre possibilità.
Andrea Camilleri Luca Zingaretti
Nell’intervista in verità lui si esprime in maniera più decisa: aveva escluso ogni possibilità di entrare all’Ilva o in Marina Militare. Si può facilmente immaginare cosa abbia portato, nella famiglia Riondino, la presenza di un figlio sognatore che rifiutava le possibilità concrete che Taranto poteva offrire. Preoccupazione, tentativo di fargli comprendere ciò che Michele sapeva già e cioè la difficoltà nel rendere concreto quel sogno, invito alla riflessione e alla considerazione della realtà. Poi arrivò l’invito del padre a recarsi al Crest, Centro di ricerche espressive e sperimentazione teatrale, attivo fin dal 1977 a Taranto. Per mettersi alla prova, capire. Questi padri, che miti.
Personalmente non credo che il sig. Riondino abbia proposto al figlio la frequenza al Crest perchè gli arrivasse sul grugno un parere negativo sui suoi mezzi espressivi, come mezzo risolutivo del conflitto sogno vs realtà. Al contrario, sono convinta che quella proposta sia stato un atto di speranza, manifestazione di fiducia nel figlio, e anche voglia di evitargli il ripercorrere le sue orme, quelle di un lavoro duro, onesto ma pericoloso per la salute. Fatto sta che proprio questa proposta mette in moto il futuro di Michele, che va al Crest, viene notato, e a soli 17 anni inizia a frequentare l’Accademia Teatrale Silvio D’Amico di Roma. Si diploma nel 2000, dopo un percorso che immagino pieno di entusiasmo e di conferme, e inizia la sua carriera. Se la sua popolarità inizia con il Giovane Montalbano nel 2012, bisogna però dire che Michele Riondino è attivo, e molto, in film che propongono riflessioni critiche sui mali del Sud e anche di Taranto.
Il giovane Montalbano (2021)
È stato infatti protagonista nel 2009 di “Marpiccolo” di Alessandro di Robilant, che proprio dei mali di Taranto trattava, e che ha spaccato l’opinione pubblica locale. A volte si vorrebbe che l’amore che proviamo per la nostra terra e la nostra città venisse espresso in maniera forte ed univoca, mettendo da parte i problemi a favore della bellezza. Ma, dice Riondino parlando di “Marpiccolo”, un film non può essere uno spot pubblicitario. Diciamo pure che si è un po’ perso di vista il ruolo critico e di denuncia degli intellettuali e degli operatori culturali, che era tanto presente negli anni ’70 e parte degli anni ’80. In quegli anni si producevano molti film e documentari critici e di inchiesta e nessuno se n’è mai lamentato. È cambiato il clima sociale e culturale. Per questo fa tanto piacere vedere un attore giovane e di successo che si impegna a fare cultura nella sua terra e che è molto attivo anche nel ruolo di denuncia ambientalista.
Marpiccolo (2009) Alessandro di Robilant
Michele fa parte del Comitato Cittadini Liberi e Pensanti di Taranto. Dal 2015 è direttore artistico del concerto del 1 Maggio assieme a Roy Paci e Diodato. Ma è stato anche voce del contro Concertone del 1 Maggio, sempre a Taranto, in cui sono stati evidenziati i problemi di Taranto, una devastazione ambientale provocata dall’Ilva. E sull’opera di informazione e sensibilizzazione come non essere d’accordo? I temi del lavoro gli sono cari, averli vissuti in famiglia certamente è d’ispirazione. Non a caso la sua migliore interpretazione cinematografica dicono sia quella in “Acciaio” di Stefano Mordini, sempre del 2012, in cui Michele Riondino è un operaio. Nel 2013 gli è stato affidato l’incarico di testimonal per Unicef Italia, per la promozione di interventi a favore delle bambine e dei bambini a partire dalla Regione Puglia. In questi giorni l’attore è impegnato nell’organizzazione del Cinzella Festival, di cui è direttore artistico, che si svolgerà a Taranto e Grottaglie dal 10 al 15 agosto, tre giorni di cinema e poi la conclusione a Grottaglie con una serata di musica con grandi artisti nazionali ed internazionali, uno degli eventi più attesi dell’estate pugliese.
Diodato Roy Paci
A questo giovane insomma non manca proprio niente. Pugliese, è partito per formarsi ed è tornato portando cultura. Sforna spettacoli teatrali, film, serie tv, eventi…a getto continuo. È impegnato socialmente e anche sui suoi canali social è attivo a favore di Taranto, per la sua bonifica, per il ripristino di una situazione ambientale positiva. Seguendolo su Facebook si può notare che il ragazzo è davvero un libero pensatore. Ben lontano da indottrinamenti ideologici, esprime il suo punto di vista libero ed originale, sempre concreto, sempre rispettoso anche delle altrui ragioni. Da ricordare ciò che ha detto in occasione delle recenti condanne per l’Ilva di giugno scorso. Mentre si discuteva anche polemicamente sui gradi di colpevolezza e sui diversi pesi di responsabilità dei condannati, Michele Riondino è stato fra quelli che non hanno esultato per le condanne, che gli sono parse semplicemente delle doverose prese d’atto giudiziarie di quello che in città si denunciava e documentava da anni. Ciò che preme realmente a Riondino, e credo – spero – a tanti altri, è la sanificazione della città. Ciò che preme è la fine delle morti per i veleni. Ciò che preme è avere un futuro, per tutti, ricco di speranza.
Valeria Cristiano.
https://it.wikipedia.org/wiki/Michele_Riondino
https://www.mymovies.it/biografia/?a=102039
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