di Flora Marasciulo.
PAPÈL deriva da Pa + Pel cioè pavone più pellicano. E’ la continuazione di LAUS ET VOX PACIS. Lo dividerò in due parti: PAPÈL 1 e PAPÈL 2.
Parlerò prima della simbologia del pavone. Non ho la pretesa di essere esaustiva ma di veicolare la curiosità sull’argomento.
Qualcuno può chiedersi perché c’è l’inserimento dei cantanti! Ognuno di questi ragazzi era un blocco di pietra che è stato scolpito. Ogni blocco nasconde una scultura, un’opera d’arte basta solo saperla incidere. Ultimamente ho ascoltato tre metafore che recitano così: quando vedo un uovo, vedo un’aquila, quando vedo un seme, vedo un albero, quando vedo un peccatore, vedo un santo ed io aggiungo quando vedo un blocco di pietra, vedo un’opera d’arte. Nella costellazione delle vocazioni (pensate all’allegoria della ruota del pavone), ci sono le stelle che da sole non possono brillare nel grande universo ma che insieme, nella costellazione, riescono a trovare la propria collocazione e a brillare. Le voci che vi propongo sono stelle che con la propria luce entrano nella grande costellazione delle arti.
Ogni cosa, ogni gesto, ogni essere al mondo ha una dimensione simbolica. Il pavone, insieme al cervo, al pellicano, al leone, all’agnello o alle api, è simbolo caro ai cristiani.
Lo scorso anno il simbolo raffigurato sul cero pasquale della parrocchia Santa Teresa in Monopoli era un pavone.
Il cero col simbolo del pavone
Il pavone appare molto presto nell’arte cristiana dei primi secoli, come simbolo della Resurrezione e della Vita eterna. Questo simbolismo è radicato nelle antiche religioni pagane, alcune delle quali ritenevano che la carne del pavone non andasse mai in decomposizione dopo la morte. I primi cristiani perciò, lo adottavano come simbolo della Resurrezione, l’esistenza gloriosa ed eterna di Cristo. Nel Medioevo, si pensava che il pavone perdesse le penne in autunno per rinascere in primavera. Questo perché il pavone è in grado di mangiare i serpenti velenosi e il veleno si trasforma nei colori delle loro penne.
Antonio Marzano, basso-baritono. Italia.
È una cosa incredibile dall’op. Il cappello di paglia di Firenze di N. Rota.
Inoltre i suoi mille occhi sono considerati emblemi dell’onniscienza di Dio. Anche questa credenza contribuiva grandemente al pavone quale simbolo della resurrezione di Cristo, poiché Cristo “divenne peccato” (2 Cor. 5,21) per noi sulla croce, ma poi risuscitò dai morti con il suo corpo glorioso portando per sempre le ferite che avevano distrutto le potenze del male. A prescindere dalla correttezza o meno biologica di queste tradizioni, esse ci aiutano a capire come mai gli artisti cristiani spesso utilizzassero il pavone quale simbolo della resurrezione e della vita eterna. Talvolta il pavone figura nei programmi iconografici funerari, come all’interno delle catacombe, perché simboleggia la risurrezione.
Possiamo scoprire un livello ancor più profondo a proposito di questo uccello così affascinante. Durante il giorno, il pavone sembra un animale abbastanza normale, eppure mentre vive, mangia, e si muove come qualsiasi altro volatile, ha in sé uno splendore nascosto. E quando apre le penne, esse esplodono con tutta la loro magnificenza rivelando la loro vera bellezza.
Il simbolismo è ovvio.
Quando si vede un cristiano per strada, non si nota nessuna differenza fra lui e chi non è mai stato battezzato. A giudicare dalle apparenze esterne, entrambi sono esseri umani normali immersi nelle faccende della vita quotidiana. Eppure, sotto quelle sembianze ordinarie, l’anima del cristiano possiede uno splendore nascosto a causa della potenza trasformatrice della grazia di Dio.
La Santissima Trinità abita realmente in quell’anima graziata, e la persona che vive in questo stato ha ricevuto una pletora di doni spirituali tra cui le virtù teologali e altre virtù infuse, i doni dello Spirito Santo, i sigilli sacramentali del battesimo e della confermazione. Queste realtà spirituali sono abitualmente e dinamicamente presenti in ogni cristiano che vive in stato di grazia, ma solitamente non sono visibili. Il loro massimo splendore sarà visibile solo quando il cristiano entrerà nella vita eterna e condividerà la resurrezione gloriosa di Gesù Cristo. In quel momento, la magnificenza nascosta dell’anima di ogni cristiano sarà rivelata allo stupore di tutti, simile allo sbalordimento che si prova quando all’improvviso il pavone manifesta le sue magnifiche penne.
Pavone con la coda aperta.
Zhang Yu, soprano. Cina.
“Nel grave tormento” dall’op. Mitridate re di Ponto di W. A. Mozart.
La bellezza degli animali ad esempio è benefica e ci arricchisce non solo per il loro aspetto estetico delle loro forme e dei colori che riempiono l’anima di gioia ma anche perché il loro significato simbolico dà il valore alle cose, che sono tutte connesse e in armonia.
Nella mitologia greca e in quella romana, il pavone era simbolo della dea Giunone (Era), a causa del mito di Argo; il piumaggio della coda del pavone maschio deriverebbe dal gigante Argo Panoptes, un essere dotato di cento occhi. Alla sua morte per mano di Ermes, Era avrebbe posto i suoi occhi sulla coda del suo animale sacro per omaggiarne il sacrificio. Scrive Ovidio nelle Metamorfosi: “Argo, tu giaci disteso; e la luce, che dentro tant’occhi ti scintillava una volta s’è spenta del tutto! La notte, unica perenne ricopre i tuoi occhi infiniti. Ma li raccoglie Giunone e li colloca sovra le penne del suo pavone, a cui empie la coda di gemme stellanti”.
Nella tradizione cristiana, secondo i contesti, ha vari significati. In generale si può dire che il pavone ha un notevolissimo potenziale simbolico e che fu uno dei segni più ricorrenti e fortunati dell’arte romanica. Secondo la tradizione più antica, che arrivò in Europa dall’India, con gli occhi e il colore della sua splendida coda, evoca il cielo stellato e quindi il luogo che accoglie il defunto nella sua apoteosi.
Collegato al significato di cielo stellato, il pavone può anche essere simbolo di immortalità e di Cristo stesso, perché si credeva che le carni dell’animale, dopo la morte, non si deteriorassero. Anche sant’Agostino riferisce che alla carne di pavone “fu concesso di non putrefarsi”. Per questo motivo le sue raffigurazioni sono state ritrovate numerose nelle catacombe di Roma.
Inoltre i suoi mille occhi sono stati considerati emblema dell’onniscienza di Dio. Anche sant’Antonio di Padova parla del pavone in questo senso: C’è da osservare che il pavone perde le penne quando il primo albero perde le foglie. Successivamente gli spuntano le piume quando gli alberi cominciano a mettere le foglie. […] Poi nella resurrezione finale, quando tutti gli alberi, cioè i santi, incominceranno a sbocciare e verdeggiare, allora colui che ha rifiutato le penne delle cose temporali, riceverà le piume dell’immortalità.
Alcuni santi, tra cui san Liborio e san Guntero, hanno nella loro iconografia un pavone.
Quando è raffigurato con la coda abbassata e chiusa, il pavone, oltre a significare quanto detto, rappresenta l’umiltà, ricordando chi, non dando importanza all’esteriorità, vuole dedicare la propria vita a ciò che veramente ha un valore eterno.
Pavone con coda abbassata e chiusa.
Nel Physiologus, prototipo dei bestiari medievali, il pavone raffigurato con la coda aperta, ha lo stesso significato che gli attribuisce il linguaggio comune oggi, ossia la vanità, la superbia, l’ipocrisia, la vanagloria.
Nell’alchimia, il pavone è simbolo di totalità perché nella sua coda sono riuniti tutti i colori.
Nell’etica cavalleresca i voti più solenni erano prestati sul pavone.
Una leggenda Sufi racconta che Dio creò lo spirito sotto forma di un pavone nello specchio dell’Essenza divina. Il pavone fu preso da un timore reverenziale e lasciò cadere delle gocce di sudore dalle quali furono creati tutti gli altri esseri. L’aprirsi della coda del pavone è simbolo dello spiegamento cosmico dello Spirito. Il pavone grazie alle sue caratteristiche fisiche, simboleggia la primavera, la nascita, una nuova crescita, la longevità e l’amore. Si usa come simbolo di buon auspicio e qualche volta per la bellezza delle sue piume è anche un simbolo di orgoglio e vanità.
Nella simbologia alchimista musulmana quando il pavone fa la ruota, esprime la grandezza dell’universo. Il pavone è noto come l’uccello dai cento occhi. Gli occhi, nel suo piumaggio rappresentano le stelle, l’universo, il sole, la luna, e la “volta celeste”. Un tempo questi meravigliosi animali si sacrificavano per rendere le persone e la terra fertili.
I cinesi ritenevano che uno sguardo del pavone potesse fecondare una donna. Secondo le credenze indù Saraswati, la dea della conoscenza e della saggezza, cavalca un pavone e quando il dio Indra, il signore del cielo, si trasforma in un animale diventa il pavone, cavalcato da Saraswati. Nell’antica Grecia il pavone fu chiamato il “Volto di Era”, rappresentava lo splendore celeste quale epifania della grande dea, dati i coloratissimi ocelli della sua ruota, simili a tante stelle.
I romani lo chiamavano “Uccello di Giunone” e accompagnava nell’aldilà le anime delle imperatrici, poiché, già nella tradizione persiana, simboleggiava la regalità, la bellezza e l’immortalità.
Era/Giunone.
Nella dimensione spirituale occidentale il pavone allude alla totalità poiché riunisce tutti i colori dell’iride nel ventaglio della sua coda spiegata, ciò indica anche lo spiegamento cosmico dello spirito. Il pavone è simbolo della trasformazione in positivo di qualsiasi situazione negativa, poiché questi meravigliosi animali si cibano di giovani cobra e dei serpenti velenosi, riuscendo a ingerire i veleni senza risentirne.
Il pavone bianco è una forma più rara del noto pavone blu. Le 150 lunghe piume della coda del pavone maschio sono aperte a ruota per far colpo sulle femmine.
Pavone bianco.
In Tibet il pavone bianco, rappresenta la perfezione spirituale e la completa purezza mentale. Nell’arte cristiana delle origini, i pavoni bianchi erano usati per rappresentare il Cristo. Il pavone è simbolo di morte, di resurrezione e di vita eterna, ed esprime gli attributi di Cristo, come la regalità, la gloria e l’immortalità. Il suo colore bianco è lo Spirito Santo, la luce della coscienza di una persona consapevole dei pensieri e delle paure proiettate dal suo ego.
Guardare l’immagine di un pavone blu o bianco, può avere effetti terapeutici sulla nostra anima. Un tentativo lo farei non costa nulla!
Gong Jingya, soprano. Cina.
Madre d’Amore (Ave Maria) di P. Ciarlantini.
Flora Marasciulo.
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