di Patrizia Gesuita.
Raffaele Macina, nella sua carriera è stato docente di storia e filosofia sia nei licei scientifici che classici della provincia di Bari. Per circa trent’anni ha insegnato al Liceo Scientifico “Scacchi” di Bari, tuttavia allo stesso tempo, si è dedicato da sempre in ricerche d’Archivio sulla storia Locale e Provinciale del nostro territorio. Il suo metodo è stato quello di affascinare i suoi studenti accompagnandoli e facendo loro vivere la ricerca storica in prima persona, partendo dagli argomenti di Storia Regionale che contestualizzava nella Storia Generale dei manuali scolastici.
Daniela Saliani, pittrice e il Prof. Raffaele Macina, scrittore, ricercatore storico.
Al magazine “ArtiLibere” piacerebbe fare un focus sulla sua carriera di docente e studioso. Facciamo qualche passo indietro…Come e quando è nata la sua passione per la Ricerca?
Essendo stato un docente di storia e filosofia, è evidente che la Storia e la ricerca storiografica, facciano parte del mio corredo. La ricerca concreta e l’esplorazione dei documenti di archivio, è cominciata dagli anni dell’Università.
In che modo la ricerca l’ha aiutata nella sua carriera didattica?
Nel corso della mia esperienza di docente ho potuto verificare che le immissioni della storia locale all’interno della storia più generalista, (per intenderci quella dei soliti manuali di storia), trovavano molto interesse da parte degli studenti. Tutto ciò ha confermato la mia teoria, ispirandomi a Benedetto Croce, che momenti di Storia regionale, “servivano a illuminare l’universale”. Ho insegnato la storia accompagnando i ragazzi nei luoghi, archivi, cercando di far vivere il passato in prima persona e non passivamente… Sono sempre stato convinto che la Microstoria, come la Storia regionale o di un semplice piccolo centro, illumini e faccia comprendere in modo più concreto, in che modo i grandi processi si siano strutturati ovunque. Questo “Modus operandi”, mi ha aiutato anche ai fini delle mie ricerche sulla città di Modugno.
Lei è stato anche uno studioso di Bona Sforza, la duchessa di Bari, Modugno, Palo, Capurso, Noicàttaro e altri centri, ci vuole parlare delle sue ricerche e pubblicazioni?
Ho scritto un saggio nel 1980 e un altro più dettagliato, sul Ducato di Bari e terre annesse come Palo del Colle. Successivamente, ho scritto un altro Saggio sul Ducato di Bona Sforza, con particolari riferimenti ai rapporti con Il regno di Napoli agli altri stati italiani. Quest’ultimo fu pubblicato su “I Quaderni dell’Archivio Capitolare di Modugno”. Ti dirò di più… In questi mesi sto continuando uno studio sistematico iniziato anni fa, tra il Ducato di Bari e Modugno. Ebbene sto affrontando un argomento molto interessante legato alla regina di Polonia, ovvero le “Suppliche” che Bona Sforza concesse a Modugno nel 1542. Sia ben inteso che Bona Sforza non concesse i Privilegi solo a Modugno, ma anche a Bari e ad altri centri afferenti al suo Ducato. Confrontandole mi sono reso conto che spesso erano molto simili. Modugno era un’Università, ovvero un centro, più piccola rispetto a Bari. Tuttavia tra il ‘400 e il ‘500 Modugno diventò un centro di medie dimensioni, e riuscì ad ottenere un grande potere di contrattazione. Di conseguenza, riuscì ad avere una serie di privilegi, dapprima con Isabella D’Aragona e poi con la figlia Bona. Le “Università” presentavano le “Suppliche” e, se il centro era demaniale erano rivolte al re, altrimenti come nel nostro caso essendo feudale, erano rivolte alla Duchessa di Modugno Bona Sforza, che alla fine dava il suo “placet”. Le “Suppliche”, di cui mi sto occupando, sono molto importanti, perché aprono un periodo inedito nella storia di Modugno, poiché mettono in luce una nuova immagine sull’apparato amministrativo della città, sull’importanza della figura del Capitano oppure l’esistenza di un Consiglio Generale. Inoltre nella prima metà del ‘500 la città di Modugno diventò uno dei centri più importanti nel mercato dell’olio. La città divenne la piazza -mercato principale per il commercio dell’olio. Molti abitanti dei centri vicini, preferivano venire a Modugno a vendere o ad acquistare l’olio. In un documento del 1601, il “Visitatore delle Gabelle di Puglia” affermava l’importanza del rapporto tra Modugno, come piazza-mercato, in cui giungevano anche acquirenti dagli altri stati italiani, e il porto di Bari, dove la merce veniva imbarcata.
Complimenti! E’ davvero uno studio interessantissimo. Tuttavia Raffaele Macina, non è solo docente, ma si occupa anche di una Rivista “Nuovi Orientamenti”. Ci dice quando è nata?
Il primo numero della rivista, risale a giugno del 1979, grazie all’iniziativa di un gruppo di sognatori, laureati in filosofia. Purtroppo siamo rimasti ora solo in due col prof. Serafino Corriero laureato in lettere classiche. La rivista nacque per diversi motivi. Nell’editoriale del primo numero ponevamo l’accento sull’importanza di scuotere gli animi dei modugnesi dal torpore, in cui era caduta la città. Modugno era il centro più vicino alla zona industriale di Bari, purtroppo era diventata una città-dormitorio a causa della continua immigrazione verso le grandi fabbriche che avevamo nel territorio, aziende, purtroppo, diventate “Cattedrali nel deserto”. Dal 1979 ci sono state tante iniziative, pubblicazioni di saggi, articoli, ricerche, Convegni, su vari temi legati al nostro territorio. Essendo giovani, ci illudevamo di poter accendere e sensibilizzare l’interesse dei politici, immediatamente, verso il recupero storico e culturale della città. In seguito ci siamo resi conto che era un compito molto complesso, e che richiedeva anni di sforzi e pazienza per raggiungere gli obiettivi.
Ha perfettamente ragione, però la tenacia e la costanza alla lunga vengono premiate…
E’ vero! Infatti attraverso un percorso lungo e difficile, iniziato nel 1979, si è giunti alla realizzazione di uno dei progetti più complicati come il recupero del “Casale di Balsignano”. Possiamo dire con orgoglio che siamo stati i responsabili per la realizzazione di questo progetto durato circa quarant’anni. Difatti la nostra Associazione Culturale senza fini di lucro, ha rappresentato un elemento importante di continuità, tra le varie Amministrazioni Comunali, che si sono avvicendate nel corso dei decenni, per il recupero di un luogo artistico importantissimo, che era conosciuto dai modugnesi come: “Ah! Addò stonn le pete”. (Sorride) Quello stesso luogo pieno di pietre, sempre chiuso, ora è diventato un sito importante, meta turistica e didattica, dove vengono effettuate visite guidate.
E’ proprio vero! “Il Casale di Balsignano”, è un luogo magico e invito i lettori ad andare a visitarlo, sito bellissimo, che ho potuto ammirare in occasione dell’inaugurazione della Mostra Collettiva organizzata con Daniela Saliani e inaugurata lo scorso venerdì 10 settembre. La scorsa settimana abbiamo parlato della mostra dal punto di vista artistico, con lei vorrei parlare dell’aspetto storico. Come è nata la sua idea?
Non è la prima volta che a Modugno come Rivista “Nuovi Orientamenti”, collaboriamo con altre Associazioni. Nel 2018 ricorrevano i 400 anni della “Dedicazione” della Chiesa di S. Agostino (che faceva parte del Convento Agostiniano di Modugno) e, in quell’occasione facemmo una mostra di pittura e una rappresentazione teatrale, ispirate alla storia del convento e al ruolo degli Agostiniani nella città di Modugno. Parteciparono diversi pittori che si soffermarono sul ruolo degli agostiniani sulla vita di Modugno. Sulla base di quell’esperienza, grazie al generoso impegno di Daniela Saliani, è nata la mostra del Millennio. Secondo me la sensibilizzazione verso la Storia ha due strade: La ricostruzione storica e la Rappresentazione tramite le Arti figurative. Storicamente tutto ha avuto origine dal frammento di pergamena datato maggio 1021 e conservato a Bari nell’Archivio di San Nicola, in cui Modugno veniva menzionata per la prima volta “Locus Medunei”. La Mostra è stata preceduta da una seria di visite guidate che ho effettuato a venti artisti (non solo modugnesi), i quali grazie all’infaticabile Daniela Saliani, si appassionati alla storia di Modugno. Sono fermamente convinto che la storia locale deve sprovincializzarsi, non puo’ rimanere chiusa nel recinto comunale. La logica del cosiddetto “Campanile” nuoce alla ricerca storica.
Ha perfettamente ragione, concordo con la sua idea. Il prossimo sabato 18 settembre alle 18,30, presso l’ex Convento dei Cappuccini , si presenterà il suo volume su Modugno, vorrebbe regalare un’anteprima ai lettori di ArtiLibere? Come si svolgerà?
Il libro dal titolo “Modugno dalle Origini al XV secolo. Storia, documenti, testimonianze”, è un racconto basato su documenti di storici locali e d’importanza nazionale, che mi hanno preceduto (Petroni, Beatillo, Garruba, Carabellese e tanti altri); come dicevo prima, la storia di un piccolo centro non si puo’ isolare dalla macro-storia. Questo è stato il mio metodo storiografico, al quale mi sono attenuto nella narrazione e nella ricostruzione dei documenti storici. Ad esempio tornando al frammento di pergamena, conservato nell’Archivio della Basilica di S. Nicola, mi sono reso conto che c’è sempre stato un errore di traduzione. La tesi da sempre accreditata è stata: Il primo modugnese un tale Traccoguda, che tuttavia risiedeva a Bari, dava in prestito a due fratelli di Bitetto otto solidi sotiriki (moneta importante di grande valore in oro, dal significato legato all’immagine che era sulla moneta di Gesù Salvatore). In realtà leggendo attentamente la pergamena, mi sono reso conto, che fu Traccoguda a ricevere il prestito di otto solidi sotiriki dai due fratelli di Bitetto: errore tramandato non solo dagli storici locali, ma da storici d’importanza nazionale come Cosimo Damiano Fonseca in un saggio edito da Laterza. Spesso si ha l’abitudine di riprendere una citazione, senza controllare le fonti. Anche io in passato sono caduto nello stesso errore, ma in occasione del Millennio di Modugno, ho voluto studiare il frammento di pergamena in loco e, consultandomi anche con padre Cioffari, è risultato che avevo ragione. Per ricostruire la storia di un centro, bisogna sempre affidarsi alle fonti e non solo ai repertori bibliografici. La presentazione di sabato prossimo, sarà un po’ insolita, vorrei che fosse un evento più vivace delle solite presentazioni, una sorta di dialogo con il pubblico.
Ciò che mi affascina di lei, è lo spirito fanciullesco con cui si accosta a tutto ciò che riguarda la cultura, la bellezza della scoperta. Una sana curiosità per il passato, che le permette di scoprire le origini di eventi storici, di meraviglie artistiche e architettoniche. Sicuramente il meraviglioso progetto “I Colori del Millennio”, avrà un seguito. Covid permettendo, qual è l’idea per il prossimo futuro?
Oggi è un po’ difficile fare un progetto, perché viviamo un momento storico particolare. C’è tanto da scoprire e la pittura non sempre si limita a rappresentare ciò che è il presente, ma potrebbe raffigurare ciò che è stato in passato. Il pittore, a differenza dello storico, ha la capacità di dare anche un’anima mediante i colori. Di progetti ne ho tanti… (Ci pensa un po’) Uno dei progetti che ho in mente potrebbe essere realizzato sulle maschere apotropaiche che sono presenti non solo a Modugno, ma anche in altre città della Terra di Bari… Ma si vedrà…
Patrizia Gesuita.
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