domenica, 23 Marzo, 2025 9:22:21 AM

Roma – Adrien Brody: da Il Pianista a The Brutalist

di Filippo Magnifico.

Chi è Adrien Brody? È difficile rispondere a questa domanda in maniera semplice, perché il suo talento sfida ogni definizione.

Attore camaleontico, è in grado di esprimere, a seconda dei ruoli, la più assoluta fragilità, ma anche di incutere timore, dimostrando una forza fuori dal comune.

Nel corso della sua carriera, Brody ha scelto personaggi che sembrano appartenere a mondi lontanissimi tra loro, spaziando tra dramma, thriller, commedia e film d’autore.

Ogni volta, ha saputo adattarsi e trasformarsi, rivelando un talento che va ben oltre la superficie. La sua capacità di mutare pelle, mantenendo però intatta la sua profondità emotiva, lo ha reso uno degli attori più rispettati della sua generazione.

Nel 2002, il suo nome ha iniziato a risuonare forte in tutto il mondo, quando interpretò il pianista ebreo polacco Władysław Szpilman ne Il Pianista di Roman Polanski.

A soli 29 anni, Brody si è guadagnato un Oscar come miglior attore protagonista, diventando il più giovane vincitore in questa categoria.

La sua performance intensa e commovente ha lasciato un segno indelebile. Da quel momento in poi, Adrien ha scelto ruoli di ogni tipo, dimostrando di non volersi incasellare in un solo genere. La sua carriera è stata una continua ricerca di sfide nuove.

La sua versatilità emerge fin dall’inizio: in Summer of Sam (1999) di Spike Lee, Brody interpreta Richie, un giovane che vive a New York durante gli omicidi del “Figlio di Sam”.

Il suo personaggio, immerso nella confusione sociale e nell’angoscia psicologica dell’epoca, esprime tutta la sofferenza di un’America in crisi.

In The Village (2004) di M. Night Shyamalan, Brody veste i panni di Lucius Hunt, un giovane uomo coraggioso che sfida le paure di una comunità isolata, in un film che mescola il thriller con il dramma psicologico.

Non è solo nei ruoli drammatici che Brody ha trovato il suo spazio: in King Kong (2005), sotto la regia di Peter Jackson, il suo personaggio Jack Driscoll è un fotografo dal cuore romantico, che si trova coinvolto in un’avventura straordinaria.

In The Brothers Bloom (2008), diretto da Rian Johnson, Brody dà vita a Bloom, un truffatore che nasconde dentro di sé una dolcezza disillusa, un altro esempio di come l’attore sappia giocare con le sfumature di personaggi ambigui.

Un altro ruolo di grande impatto è quello di Splice (2009), thriller sci-fi diretto da Vincenzo Natali, in cui Brody è uno degli scienziati che, in un tentativo di superare i limiti della genetica, crea una nuova creatura.

Il film, esplorando le implicazioni morali e etiche della scienza, ha visto l’attore confrontarsi con un personaggio che affronta la responsabilità di aver dato vita a una forma di vita non umana.

In The Grand Budapest Hotel (2014), diretto da Wes Anderson, Brody interpreta Dmitri, il rivale del protagonista Gustave H.

In questo ruolo, l’attore gioca con l’ironia e l’assurdità del mondo andersoniano, mostrando la sua versatilità anche in un contesto comico e visivamente stilizzato.

Ora, con The Brutalist, un nuovo capitolo della sua carriera sta per prendere forma. Il film, diretto da Brady Corbet, racconta la storia di un architetto ungherese che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, si rifugia negli Stati Uniti, cercando di ricostruire la propria vita e la propria carriera.

Brody interpreta László Tóth, un personaggio tormentato dal passato e da sogni infranti, che si trova a dover affrontare un ambizioso progetto che potrebbe cambiargli la vita.

Le recensioni parlano di una performance straordinaria che è valsa un’altra candidatura agli Oscar (il film se ne è aggiudicare ben 10), segno che la sua capacità di adattarsi a ruoli complessi non è affatto diminuita.

Brody ha rafforzato il suo coinvolgimento nel progetto approfondendo la storia della sua famiglia. Riflettendo sulle vicende di sua madre e dei suoi nonni, che negli anni ’50 lasciarono l’Ungheria sfuggendo al controllo sovietico, ha scoperto un legame autentico con il personaggio di Tóth.

È un’opportunità per onorare le lotte della mia famiglia,” ha dichiarato l’attore, sottolineando i paralleli tra la sua eredità familiare e quella del personaggio.

Da Il Pianista fino a The Brutalist, Adrien Brody ha continuato a scegliere ruoli che mettono alla prova non solo il suo talento, ma anche la sua anima.

La sua carriera, costruita su personaggi estremamente diversi, è la testimonianza di un attore che sa mettersi in gioco, ogni volta, in modo totale.

Certo, non tutte le sue scelte si sono rivelate vincenti: si pensi a Giallo (2009) di Dario Argento. Tuttavia, come spesso accade con gli attori del suo calibro, ogni passo falso è stato un’opportunità per rialzarsi e tornare più forte.

Questo è ciò che lo distingue: la capacità di affrontare i fallimenti senza lasciarsi abbattere, continuando a cercare ruoli che lo spingono oltre i suoi limiti.

In un’epoca in cui molti attori si accontentano di ripetere sé stessi, Brody ha scelto di prendere strade diverse, di entrare in mondi lontani tra loro, ma sempre mantenendo intatto quel nucleo di autenticità che lo ha reso un’icona.

La sua è una carriera che non si ferma mai, sempre alla ricerca di nuovi orizzonti, di nuovi ruoli da esplorare. Brody è l’esempio che, per essere grandi, bisogna prima di tutto essere disposti a rischiare.

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