giovedì, 21 Novembre, 2024 2:19:19 PM

TRANI – Giustina Rocca, prima avvocatessa della storia

Grazie al magnifico lavoro di drammaturgia e regia di

Arianna Gambaccini

conosceremo una Giustina inedita.

Giustina Rocca

Nello spettacolo, Giustina, inconsapevole incarnazione della parca Lachesi, sorella di Dike, dea della giustizia, la notte tra il 7 e l’8 aprile del 1500 è consumata da un dilemma: andare a prendere la benedizione del doge a Venezia e diventare ambasciatrice anche per la città di Trani, oppure scegliere le vesti di arbitro per sentenziare un lodo che vede due suoi nipoti in causa?

Quale servizio è più alto e più utile all’umanità? Come faranno le due parche a riportare Lachesi al suo lavoro, quello di reggere la rocca della vita, senza che nel mondo smetta di nascere crescere e morire l’umanità?

Entusiaste tutte le professionalità che si sono impegnate per accendere i riflettori su una figura storica importantissima per Trani. Restituirle la centralità che merita e farla conoscere anche alle nuove generazioni:

il libraio Enzo Covelli,

l’attrice e formatrice teatrale Maria Elena Germinario,

il progettista della campagna di raccolta fondi Norberto Soldano,

la guida turistica della Regione Puglia Mariagrazia Marchese,

la giornalista Annamaria Natalicchio

e la grafica Laura Santomauro.

“La Rocca di Giustina”

narra di come, alle volte,

la storia venga scritta in maniera inconsapevole dalle sue protagoniste,

che col piglio tipico della concretezza del fare femminile sistemano l’oggi,

decretando legge sul domani.

Giustina Rocca, cenni storici

Le fonti ci restituiscono Giustina Rocca pronunciare come avvocato del foro di Trani una sentenza arbitrale in presenza del governatore veneto della città, Ludovico Contarini.

L’episodio è raccontato nelle pagine del 

De Iure Patronatus 

di Cesare Lambertini, stampato nel 1533.

Sappiamo dal trattato che, nel 1500, la nobildonna, dotata di grande ‘auctoritas’ e di grandi conoscenze giuridiche, fu scelta come arbiter in una controversia ereditaria tra due suoi nipoti.

Giustina, il giorno 8 aprile 1500, pronunciò in lingua volgare (non in latino), per farsi comprendere dal folto pubblico di concittadini.

La sentenza di tale arbitrato nel palazzo del tribunale di Trani e, per l’ufficio svolto, pretese ed ottenne che le fosse pagata la stessa trigesima di compenso stabilita per gli arbitri uomini.

Donna di indiscusso talento, la Rocca, figlia di Orazio, oratore al Senato di Napoli, e moglie di Giovanni Antonio Palagano, Capitano Regio della città di Trani, trovò nel padre e nel marito due alleati che le permisero di emergere nella professione.

Fu un caso isolato, dal momento che nel resto d’Italia ed anche d’Europa non era consentito alle donne il patrocinio legale.

I promotori del progetto Giustina Rocca il sindaco di Trani Amedeo Bottaro

Trani, nel 1500, era una città ricca, evoluta, attiva nel commercio marittimo e in contatto con il bacino del Mediterraneo, pregna della cultura rinascimentale che rivalutò la figura della donna in molti campi.

Secondo quanto ci è stato tramandato, la donna nella sua lunga carriera si occupò anche di questioni diplomatiche, riguardanti soprattutto i rapporti tra la città di Trani e Venezia, fatto che la legò al nome della Serenissima. 

La sua figura ha ispirato il personaggio di Porzia di Belmonte nell’opera teatrale ‘Il Mercante di Venezia’ (1596-1598) di William Shakespeare.

Di Giustina Rocca

rimane un epitaffio funebre inciso su una stele scritto

in occasione della prematura scomparsa della figlia Cornelia,

conservato nel Museo diocesano di Trani.

A Giustina Rocca

sono dedicate strade nelle città di Trani e Bari,

oltre che la cointestazione di una scuola secondaria di I° grado nella sua città. 

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