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Allen Ginsberg, the rebel of the beat generation

Di Gianni Pantaleo.

Allen Ginsberg (1926 – 1997), poeta.

Nascere in un sobborgo di New York, non è detto che condizioni la vita di un uomo. Se non nasci a Manhattan o non sei dell’Upper East Side, non fa la differenza. Newark negli anni ’30 era abbastanza lontana dalla megalopoli, ma non abbastanza da essere vissuta da Allen Ginsberg, poeta. Di ricca famiglia ebrea, l’infanzia è nella periferia più verde del New Jersey. Padre docente di letteratura, madre forte attivista filo-comunista spesso portava con sé il figlio alle riunioni di partito. Non c’è mai stata una grande “simpatia” per le ideologie comuniste in America. Ideologia sovversiva, di opposizione alla democrazia. Tuttavia, proprio la democrazia, affermava il concetto del libero pensiero, della libera parola, quindi a tutti era data la facoltà di espressione. Gli Stati Uniti sono tutt’ora, uno dei paesi di politiche democratiche più avanzate del pianeta. Le frequentazioni alle sedute di partito, formano Allen Ginsberg non poco, dandogli la possibilità di maturare una visione della politica che gli permetterà di influire molto il suo pensiero di letterato. Nonostante la sua condizione di benestante, Ginsberg si mostra molto sensibile alle classi operaie, allo sfruttamento delle classi meno abbienti nel mondo del lavoro, intraprendendo la carriera di avvocato. L’impegno allo studio gli permette una borsa di studio alla prestigiosissima Columbia University, dove per altro si formarono uomini di cultura quali Jack Kerouac e William Burroughs, entrambi scrittori e drammaturgi.

Jack Kerouac (1922 – 1969), poeta, scrittore.

L’interesse per la letteratura e la poesia, gli permisero di avvicinarsi ad una corrente artistica molto più vicina alla “follia” sovversiva dei “templi” della cultura accademica, fatta per pochi o per gli “eletti”, esplorando quindi nuove forme di linguaggio e creatività finalizzate alla formazione intellettuale delle classi medie, fornendo strumenti che avrebbero potuto rendere davvero la società industriale, libera. In questo contesto “ribelle”, Ginsberg sviluppa, insieme ad altri giovani intellettuali, una forte attrazione per le droghe come processo di “alterazione” psicologica che avvicini gli uomini alla spiritualità. La “liberazione” dello “spirito”, permette anche una liberazione del corpo, fomentando la libertà sessuale come mezzo per sentire il corpo un oggetto di piacere non legato alla “sacralità” del corpo come riproduttore di altri essere umani. Ginsberg sviluppa uno stile di vita che rappresenta, ai suoi occhi, la trasgressione dai rigidi codici imposti dalla società borghese. Nonostante questo estremismo, in mezzo a questo clima di “delirio” psicologico, Ginsberg riesce a mantenere una sorta di lucidità, cercando di produrre opere letterarie che influenzeranno le lettere in molti settori culturali, nelle stesure di sceneggiature e testi che anticiperanno le avanguardie artistiche nei decenni a seguire. Siamo negli anni ’50.

Miloš Forman (1932 – 2018), regista.

Gli studi, nonostante fosse ammirato per le sue affermazioni umanistiche, si interruppero con un’espulsione dal college per le sue idee eversive, più per sostegno alle classi operaie alle quali non era permessa la “sapienza” che per il suo stile di vita, che per altro era un particolare della sua vita privata. Le frequentazioni delle minoranze sociali, derelitti, ladri, prostitute, droghe, omosessuali, lo indussero, insieme al suo amico fidato, Jack Kerouac, a comporre visioni poetiche che furono pubblicate con il titolo:  “New Vision”, raccolta di poesie il cui tema centrale è la “visione di Dio” e il forte impatto sulla spiritualità degli uomini emarginati nei sistemi capitalistici di sfruttatori della mano d’opera di massa. Moltissime poesie, non ancora pubblicate, rimasero sparse tra i tavoli delle bettole frequentate da Ginsberg, e il successo alla sua geniale creatività sovversiva, si avrà quando leggerà, pubblicato, il suo poema “Howl” (“L’urlo”, a tutt’oggi il suo più famoso), e presentato nell’allora leggendaria “Six gallery poetry reading” a New York. I suoi versi cominciano a circolare e nel 1956 la casa editrice di Lawrence Ferlinghetti, la “City Lights Books”, pubblica “Howl and Other Poems”. La coraggiosa casa editrice scatenò una sequenza di querele e scandali per il linguaggio e i contenuti dei testi, per la presa di posizione a favore dell’omosessualità e del libero costume. Ma “Howl” divenne presto bandiera di libertà individuale e scelta sessuale. Divenne uno dei poemi più celebri della letteratura contemporanea. “Ho visto le migliori menti della mia generazione rovinate dalla follia” dichiarò in uno dei tanti processi subiti per oscenità, riferendosi alla sacrosanta libertà di pensiero e azione che ogni essere umano ha, di diritto, sulla propria esistenza. La dissolutezza, asseriva, era una delle tante sfumature che un uomo si concede perchè la vita stessa appartiene ad ognuno di loro. Il perbenismo ipocrita delle classi abbienti erano maschere di un malcelato vivere di un represso bigottismo intellettuale cattolico degli anni ’50. Non dimentichiamo che l’America non è poi quella terra così “libera” di pensare, ci sono stati del profondo entroterra americano, dove vivono comunità assoggettate dai manipolatori pseudo-religiosi, tra i più repressivi e soffocanti dei sistemi. Nacque la “beat generation”, un movimento giovanile composto da scrittori, poeti e artisti che ispirarono concezioni culturali, all’epoca, innovativi in campi umanistici e sociali.

“Hair” (1979)

Folle immense, si opposero alle politiche invasive americane nel Vietnam, grandi eventi musicali come Woodstock, la cultura Hippy, ebbero origini dalla cultura beat che sovvertì ai diktat imposti dalla politica e dalle potenti lobby capitalistiche del boom economico. Gilberg “cavalca” l’onda della guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, paventando l’assillante dilemma dell’America imperialista e timorosa di una imminente guerra nucleare da parte dei russi. In realtà il potere economico degli Stati Uniti, fino a pochi decenni fa, era davvero planetario. I conflitti innescati, erano anche motivo di “colonizzazione” degli americani. In pratica, la beat generation, contestò in maniera feroce l’imperialismo americano sobillando con l’arte molte delle manifestazioni pacifiste e di diritti sociali. I sospetti di “anti-americanismo”, furono aspramente repressi da Washington, tuttavia la contestazione era ormai dilagante e sempre più intellettuali, appoggiarono l’ideologia liberalista di Ginsberg. Le repressione politica sulle attività sociali, furono sdoganate da Ginsberg proprio con la cultura, potente mezzo di comunicazione di massa: qui esplose la cultura della beat generation. Nei primi anni ’60, Allen Ginsberg non si ferma con la sua enfasi ideologica. Sperimenta nuove espressioni poetiche e letterarie. Si fa strada la cultura hippie e la scoperta delle religioni orientali. Molti degli artisti dell’epoca, entrano in “catalessi” assumendo droghe che nei costumi dell’oriente, sono fili conduttori con gli dei. La creatività “spronata” dall’uso di sostanze psichedeliche, sono le basi della cultura pop. Gli stessi Beatles, fenomeno mondiale della musica pop, abbracciarono la cultura e le discipline esoteriche indiane. Nascevano i primi sintetizzatori elettronici di musica: pionieri furono i Pink Folyd. Lo stesso Ginsberg abbracciò il culto buddhista e la filosofia della “non violenza”. Si affacciarono Gandhi, Martin Luther King e molte colonie africane conquistarono l’indipendenza. L’ideologia pacifista ebbe grandi sostenitori di uomini di cultura. Alle armi si sostituirono le parole. Folle enormi parteciparono ad un rivoluzionario evento che Allen Ginsberg creò: public reading. La lettura di opere letterarie in parchi adibiti ad arene senza preclusione sociale. Brodway proponeva “Hair”, musical di denuncia sulla guerra del Vietnam e che nel 1979, Milos Forman ricavò un film con le coreografie di Twila Tharp e che la censura condannò per “irriverenza” alla bandiera americana e per contenuti osceni.

Jane Fonda, attrice. Attivista contro la guerra del Vietnam.

The Beatles, gruppo musicale britannico.

La “strada” era ormai percorsa da ideologi e precursori di quelle che poi sarebbero state le avanguardie metropolitane. Convertitosi al buddhismo, Allen Ginsberg, scavato il solco del libero pensiero, affrontò una lotta con sé stesso ormai minato nel corpo e nell’anima dal cancro. Senza demonizzare o approvare lo stile di vita che la beat generation adottò, il dato incotrovertibile è stato l’estremo coraggio di affrontare lo zoccolo duro della società dell’epoca, neanche poi, tanto lontana da noi: l’ipocrisia. Atteggiamenti provocatori non devono necessariamente essere fraintesi come “sovversione” allo stato delle cose. Nessuno sopporta catene, soprattutto quando queste sono imposte da uno stato con il concetto della “libertà” individuale. Dopotutto, legare le mani, non è legare il pensiero. Allen Ginsberg morirà a New York il 5 aprile del 1997.

Gianni Pantaleo.

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