domenica, 22 Dicembre, 2024 7:09:30 AM

BARI- Almanacchi e lunari, per l’anno che verrà

di Trifone Gargano.

È consuetudine (antichissima) dell’uomo, a fine anno, fare bilanci, e, soprattutto, formulare (o, anche, semplicemente, leggere) vaticinii per l’anno nuovo, carico, come sempre (e da sempre), di incertezze e di minacce.

Almanacco del 1848 L’astrologo (coll. Lombardo)

Mai, allora, come questo 2024, si annuncia come un anno carico di incognite e di minacce (specie, minacce di guerra, di allargamento dei conflitti già presenti…).

Direi che si tratta di un bisogno, intimamente legato alla natura umana, di conoscere, anzitempo, ciò che ci aspetta, quasi che, per davvero, il colpo previsto possa far meno male.

Ricordiamo tutti l’enorme successo che ebbe la celeberrima canzone di Lucio Dalla, Caro amico ti scrivo, pubblicata nel 1979, proprio in quanto somma di bilancio per il passato, e di speranze per l’immediato futuro, ma che riecheggia, ancora, piacevolmente, nella testa di ciascuno di noi, con tutto il fascino che quelle parole e quella melodia suscitano, in un movimento avvolgente, che va dalle orecchie al cuore (e alla mente), di chi l’ascolta:

In letteratura, per l’Italia, il caso più noto, di un autore che si sia impegnato a scrivere un’opera del genere, è certamente quello di ricordare Giacomo Leopardi (1798-1837), che, nel 1827, scrisse l’operetta morale Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere, nella quale metteva in scena, appunto, un dialoghetto serrato, tra un venditore di almanacchi e di calendari, con un passeggero, intenzionato, sì, a comprarne uno, ma, soprattutto, roso dal desiderio di scambiare due parole con l’umile venditore, per saperne qualcosa in più (e in anteprima), dell’anno che stava per arrivare:

Passeggere

Almanacchi per l’anno nuovo?

Venditore

Si signore.

Passeggere

Credete che sarà felice quest’anno nuovo?

Venditore

Oh illustrissimo si, certo.

Passeggere

Come quest’anno passato?

Venditore

Più più assai.

Passeggere

Come quello di là?

Venditore

Più più, illustrissimo.

[…]

Dopo il primo scambio di battute, infatti, il dialogo si fa più incalzante, con il passeggere che tenta di far parlare il venditore, sulla bellezza dell’anno che sta arrivando, per giungere, entrambi, sconsolati, a una identica certezza, e cioè che nessuno dei due sarebbe disposto a scambiare l’anno nuovo con uno di quelli già vissuti:

Venditore

Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.

Passeggere

Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?

Venditore

Appunto.

Passeggere

Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male.

E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato,

che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male,

nessuno vorrebbe rinascere.

Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce,

ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura.

Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri,

e si principierà la vita felice. Non è vero?

Venditore

Speriamo.

Il segreto della vita, dunque, la sua bellezza, così come la sintetizza il Passeggere (Leopardi), è quella che «non si conosce».

Dunque, anche per questo nostro 2022, continuiamo pure con il gioco degli oroscopi, degli almanacchi e dei calendari, ma con la consapevolezza che si tratta di un gioco collettivo, che la vita bella sia «non la passata, ma la futura».

Nel 1954, Ermanno Olmi (1931-2018), tra i registi, gli sceneggiatori e gli scrittori più originali e creativi del cinema, della televisione e del panorama culturale italiano contemporaneo, dedicò, giovanissimo, a questa operetta morale di Leopardi un cortometraggio, in forma di documentario (una forma espressiva della quale Olmi si rivelò, subito dopo, un vero maestro).

Olmi mise in scena, per le strade di una caotica città italiana degli anni Cinquanta, non meglio identificata, un ricco benestante, nella parte del passeggere, che dialogava con un venditore ambulante di almanacchi.

Si tratta di uno dei cortometraggi girati da Olmi, poco più che ventenne, nei primissimi anni della sua attività di autore e di regista, per conto della «Edison», l’azienda presso la quale, in quegli anni, Ermanno Olmi lavorava.

Trifone Gargano.

 

 

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