di Gianni Pantaleo.
Il mio è un lavoro di privilegio. Lo ammetto. E metto in conto che nello spazio dell’Infinito, navigo tra costellazioni di operatori delle Arti che muovono e scuotono opinioni, idee, pensieri, messaggi, ognuno con una personale visione di emozioni e sentimenti, tutti a indurre l’osservatore, o l’ascoltatore, a riflettere.
Ciò che è interessante di un artista, a parte il suo lavoro che è presentato con le note o con le parole o con la scultura o con la pittura, è la sua maturità che nel corso del tempo, gli permette di crescere nel presente del suo vissuto.
Cesare Cassone
L’artista osserva. Scruta. Indaga. Esplora. Doti che gli permettono di scrivere con la materia a lui, o lei, meglio corrispondente al suo pensiero e diventa la sua parola.
La parola non necessariamente è legata alla scrittura. Il geroglifico è figura. La scrittura cinese è logografica, associa un suono ad un morfema. E non approfondiamo la scrittura cuneiforme degli antichi Assiri.
Segni. Grafismi. Caratteri. E Giuseppe Capogrossi? Il ripetuto monografo che diventa un segno e che si interpreta osservandolo? E’ un linguaggio!
La cancellata dell’Universita di Giurisprudenza di Bari, è un’opera di Capogrossi. Fermatevi a scrutrala. Sarete immersi in domande e commenti. Astratti? Forse! Ma l’artista quello fà: spronare a chiedersi di sè stessi.
Chiedersi di sè stessi. Chiedere di altri è tempo inutile. Semmai, costruttivo, è chiedere a sè, quello che chiederesti ad altri. E’ provato: si cresce!
E chi tra loro (gli artisti) riesce in questi intenti, è Cesare Cassone. Pittore, oserei dire anche analista dell’animo umano. Nello scorrere dell’intervista, capirete quanto dell’ Uomo c’è, nei suoi dipinti.
Un artista che sonda gli animi, esamina lo spazio, lo elabora e lo riporta su tele come spartiti di un musicista o come fogli di uno scrittore.
E’ il linguaggio. E questo che stiamo per presentarvi, è qui di seguito.
Omaggio a Cantatore – 1966 – Olio su tela
Come per i maestri della pittura del ‘900, le sue opere, seguono la sua crescita artistica perché è “l’uomo” che matura nel tempo, applicandola poi nell’ Arte.
Fasi della vita rappresentati dai suoi lavori. Andiamo indietro nel tempo, maestro: primi pennelli, prima tela, prima visione della realtà. Chi o cosa ritrasse?
La passione per la pittura risale agli anni 60 (un dipinto ritrovato è del 1963) e si è protratta fino al 1972 e successivamente ripresa dal 2006.
In questo primo periodo, sui soggetti della mia pittura (ad olio e gessetti) hanno avuto grande influenza la vita all’aperto, libera, ma anche ricca di dialoghi e riflessioni con i coetanei, i paesaggi, gli alberi ed i colori quotidianamente vissuti nel periodo della giovinezza, il contatto quasi “materno” e viscerale con la natura, l’alternarsi delle stagioni, in un piccolo centro collinare.
Omaggio a Picasso – 1966 – Olio su tela
Inoltre, i soggetti delle mie prime opere, ad olio, si riportavano, inizialmente, allo studio ed interpretazione delle opere di alcuni maestri, quali Domenico Cantatore, pugliese influenzato dall’impressionismo e Fauves, Pablo Picasso, spagnolo, cofondatore con George Braque, del cubismo, Paul Klee, astrattista, appartenente al gruppo “il cavaliere azzurro”, con Kandinskij ed altri, Giorgio Morandi, pittore e incisore, futurista e in seguito seguace della pittura metafisica e del cubismo.
Omaggio a Klee – 1966 – Olio su tela
Le opere di questi maestri, estremamente colorate e vivaci, suscitavano in me sensazioni avvincenti e positive, perché emanavano “energia” vitale e indicavano una strada di ricerca della mia vera intima personalità artistica.
Presero vita, pertanto, paesaggi, figure di vita di paese, ritratti astratti di figure collegate all’evoluzione psicologica e culturale dell’età.
Natura morta – 1971 – Olio su tela
Si potrebbe pensare che “ritrarre” le nature morte (termine che indica soggetti inanimati), sia uno “stile” pittorico senza “vita”. Ma Caravaggio (Canestra di frutta), Van Gogh (Natura morta con boccale da birra e frutta), Morandi, Carrà, De Chirico… rendevano un’anima a oggetti che diventavano soggetti.
Lei ha un periodo artistico che ha “ridato” vita agli oggetti. Cos’è maestro? Una visione introspettiva di un’altra realtà?
Ritengo che i ritratti di “nature morte” (peraltro realizzati nel corso dei secoli anche da grandi maestri), possano essere necessariamente oggetto di interpretazione e realizzazione della realtà, finalizzate alla fedele riproduzione di una parte del mondo visibile o di una sua interpretazione astratta e suggestiva.
Donna – 1971 – Olio su tela
Poi l’evoluzione. Ho sentore che la sua professione nella nobile Arma dei Carabinieri, abbia forgiato l’artista.
Mi spiego: l’esperienza vissuta sulla “strada”, gli uomini, il disagio sociale, la sensibilità che la caratterizza, le abbiano permesso di “scavare” l’umano. Traduce e trasferisce la conoscenza con il colore. Maestro: il colore è la sua parola?
Dal 1972 al 2005, la mia vita professionale ha evidentemente inciso sulla ulteriore formazione dell’uomo, in particolare per le esperienze tratte nel tempo e nei luoghi vissuti, ampliando, una volta libero dalle naturali vicende della propria professione, tutte quelle conoscenze ed esperienza di vita accumulate in tanti anni.
Il pensatore – 1972 – Olio su tela
La produzione artistica del secondo periodo, iniziato ai primi del 2006, è stata sorretta ed ispirata dalle ricerca del passato, rivisitazioni delle sensazioni spontanee, giovanili, ricerca di un nuovo modo di rivivere e rappresentare, in chiave più moderna e “matura”, la realtà della natura che ci circonda, da tempo sottoposta alle continue “violenze” dettate dalle esigenze consumistiche moderne, al degrado paesaggistico ed ecologico, ad una frequente “sofisticazione” della sua “essenza” e della sua “forza” vitale, che, ciò nonostante, ogni anno si rinnova, forte, maestosa, invasiva e soprattutto colorata.
Nel corso degli ultimi anni, si sono però aggiunti altri temi, tra cui alcuni di carattere espressamente sociale.
Alberi di ulivi – 1972 – Olio su tela
Comunque, in questa seconda fase della mia attività, in cui il tempo “abbonda”, le motivazioni a dipingere sorgono soprattutto dal riaffiorare dei problemi di sempre, anche quelli lasciati per anni temporaneamente “sospesi”, e soprattutto i ricordi, in specie quelli della gioventù, risvegliando esigenze dello spirito e della mente temporaneamente sopite, quali quella della esternazione della propria interiorità, attraverso il meraviglioso mondo dei colori.
Si, il colore! Kandinskij sosteneva che “il colore è un mezzo per stimolare l’anima”.
Astratto n.11 – Vita primordiale 2
2007 – Acrilico
Il colore, dunque, è lo “strumento” per esprimere un complesso di sentimenti interiori, profondi, spesso al limite della percezione reale, che possono generare nell’animo umano sensazioni diverse, coinvolgenti, riflettenti le personali reazioni dinanzi a fatti o eventi della vita in generale e, più in particolare, della società in cui si svolge, quotidianamente, il proprio ruolo di esseri umani, dotati di coscienza critica, di analisi profonda dei fatti interiori ed esteriori, i quali, il più delle volte, determinano i conseguenti comportamenti – anche oltre il libero arbitrio – e condizionano l’esistenza quotidiana di ognuno.
Astratto n.14 – Movimento
2007 – Acrilico
Un noto critico, in occasione della mia prima mostra, scrisse “Di certo Cesare Cassone è un colorista. Il senso del colore fa parte del suo DNA creativo da sempre”.
E’ vero! Infatti, i colori, per me, sono un indispensabile e affascinate strumento e la chiave che ogni volta utilizzo per manifestarmi e, tramite l’opera, svelarmi agli altri, riscoprirmi continuamente, rigenerarmi, creare un flusso emozionale che da me “transita” all’attento osservatore.
Bosco rosso – 2008 – Acrilico su multistrato
Le spiego come mi pongo di fronte ad un’opera pittorica. Nonostante il “silenzio” del quadro, esso fà rumore. Parla. Profuma. Diventa materia.
Ho avuto difficoltà a “non toccare” i suoi lavori, perché sono materia. Se è materia, è tatto. E se c’è tatto, c’è odorato, vista…emozioni. Sono questi i sentimenti con i quali si accinge a dipingere un quadro?
Il silenzio, metaforicamente, descrive l’assenza di qualcosa, o la mancanza di una risposta o azione. Nel caso di un oggetto, un dipinto, il rumore, invece, quale suono indesiderato, se “prodotto” da esso, sembra “parlare”, cioè comunicare all’ascoltatore emozioni.
Fascio di fiori – 2008 – Acrilico su tela
Ritengo, comunque, che ogni “creativo”, in qualunque arte visiva operi, sia un essere dotato più di altri di una particolare sensibilità, un’anima vivace, curiosa, pronta ad afferrare un’idea, un concetto, una nuova suggestione sensoriale, attivandone un’elaborazione col pensiero razionale e i sentimenti dell’anima, dando vita ad un’”opera”.
Fiori campestri – 2008 – Acrilico su tela
Dal figurativo all’astratto. E’ luogo comune avere dei “dubbi” sulle astrazioni artistiche di un pittore o uno scultore.
Vale anche nella prosa (v. Carmelo Bene) o anche Fontana, Duchamp o Burri. Lei, maestro è testimone di questi “monumenti” dell’arte contemporanea.
Meglio sarebbe dire, di questi coraggiosi artisti che hanno proposto, e propongono, complessi sistemi di materia che siano olio, tempera, acrilico, argilla, pietra… La delude se non è “compreso”?
Campo di grano con papaveri – 2010 – Acrilico su tela
La pittura è un mezzo versatile e profondo, attraverso cui l’umanità esplora, in continuità, la propria percezione del mondo, la propria interiorità e creatività.
In merito alle “astrazioni artistiche”, ritengo che esiste equivalenza, nel “valore” delle due modalità (figurativo o astratto) di realizzazione di un “oggetto” artistico.
L’albero della vita 3 – 2011 – Acrilico su tela
In ogni campo, per le “creazioni” di un’opera, entrano in gioco tutte le idee, le materialità, gli strumenti e la determinazione alla realizzazione di un “oggetto” fisico, frutto delle qualità dell’autore.
Pertanto, ritengo che sarà il tempo e la cultura a creare o meno nuovi “monumenti”.
Frutta con vassoio – 2011 – Acrilico su tela
Maestro, mi permetto una domanda “intima”. Nulla di indiscreto o gossip. Ma lei durante o a fine opera, si commuove di fronte alla bellezza?
Premesso che la bellezza è qualcosa che stimola il pensiero e suscita emozioni a volte contrastanti, è una qualità che viene percepita e che fornisce una sensazione duratura di piacere, significato o soddisfazione.
New creation – 2014 – Acrilico su tela
E’ un concetto dinamico, che ci invita a riflettere non solo sul mondo che ci circonda, ma anche su noi stessi e sulle nostre connessioni con ciò che consideriamo “bello”.
Sotto questo aspetto, durante o alla fine di un dipinto provo un particolare sentimento di soddisfazione interiore connessa al risultato, “bello” o meno, ottenuto.
Autumn – 2016 – Acrilico su tela
Sa perché le ho chiesto questo, maestro? Perché noi “osservatori” siamo sempre convinti che certe professioni siano svolte da esseri sovrumani.
Che un medico, un avvocato, uno psicologo, ma gli stessi militari dell’Arma, siano professioni “meccaniche”.
Senza “anima”. L’algido comportamento di certe professioni, nascondono discretamente, le emozioni. Lei “presenta” i suoi sentimenti con i suoi quadri. Commettiamo un errore “scindere” l’artista dall’uomo?
Summer – 2017 – Acrilico su tela
Ritengo che la “professione” di pittore sia un mix di abilità tecniche, sensibilità artistica e caratteristiche personali.
Quindi: qualità tecniche ed artistiche, conoscenza del colore, composizione, prospettiva e anatomia, capacità di osservazione del mondo circostante, stile professionale, creatività ed immaginazione, passione e perseveranza, critica e autocritica, sensibilità ed empatia, curiosità ed apprendimento continuo, resilienza, capacità di superare le delusioni e continuare a creare.
Winter – 2018 – Acrilico su tela
La vera pittura non è certo una professione “meccanica” e “senza anima”, anche se a volte può apparire tale. Ritengo che, comunque, l’artista, nella sua complessità psichica e culturale, debba restare sempre se stesso, reale, aperto e comunicativo.
La mia terra 2 – 2020 – Acrilico su tela
Un’Italia non infinita, ma sicuramente vasta. La sua carriera nell’Arma, le ha permesso di “raffinare” il suo senso alla vita.
Lo dimostrano i suoi colori. Le stesure, le macchie, i contrasti azzardati tra essi. I segni. I confini tra essi. Tutti che spronano l’osservatore a “interpretare” il suo concetto della vita.
Ma sa, maestro che questa è didattica? Altrimenti non la definirei maestro. Lei educa. Ne è consapevole?
Celeste e blu – 2020 – Acrilico su tela
Ritengo che ogni essere umano abbia ricercato e sviluppato il suo senso della vita. In particolare, il pittore, con le sue opere ed il significato e la realizzazione di esse, effettivamente ha la possibilità di spronare un osservatore ad interpretare il suo senso della vita.
Duemilaventuno n.5 – 2021 – Acrilico su tela
Ritengo, comunque, che questo evento sia sempre condizionato dalle qualità delle due figure e alla situazione generale del momento.
Comunque, per quanto mi riguarda, nel corso degli incontri di visita in galleria, ritengo che tale evento sebbene inconsciamente possa accadere.
Albatros – 2021 – Acrilico su tela
Un’ultima e “provocatoria” domanda, maestro: sa che questo suo “senso dell’Arte” è una responsabilità ben strutturata?
Educare è Formazione. Un privilegio di pochi e gli artisti, mi perdoni maestro, non sono mica tanti… E’ una mission, maestro. E’ preparazione per una società migliore. Compito mica facile…
Il “senso dell’arte” riscontrabile tra il consistente numero degli artisti non sembra particolarmente intenso.
Comunque la formazione è in parte, sebbene indiretta e involontaria, connessa anche con lo studio e conoscenza di un altro aspetto importante nell’evoluzione della vita dell’uomo, il “senso della vita”.
Duemilaventiquattro n.4 – 2024 – Acrilico su tela
Questo argomento mi ha impegnato nel 2021, con la realizzazione del mio Calendario 2021.
Duemilaventicinque n.16 – 2025 – Acrilico su tela
Un’operazione ”didattica” che ha coinvolto numerose persone, conoscenti, amici, realizzata con il compito di condividere tra noi una particolare problematica interiore, concernente il più sentito e poco conosciuto obiettivo della nostra esistenza, spesso impegnata nella conoscenza soprattutto intima del nostro essere.
…quel senso della Vita. E’ una lezione che Cesare Cassone ci propone. Esperienza del suo vissuto? La carriera di comandante?
Duemilaventicinque n.18 – 2025 – Acrilico su tela.
Non saprei, ma nel corso della sua professione, avrà accumulato tali e tanti di quegli episodi di vita, forse anche di disperazione e di sconforti di comunità lontane e irrigidite su sè stesse, che gli permettono di raccontare con i pennelli, l’introspettiva sintesi di un’esistenza che non ha bisogno di chissà quali distrazioni: guardarsi dentro, non può che migliorare sè stessi.
L’artista lo ha fatto anche con chi scrive.
Gianni Pantaleo.
Le immagini e i testi sono soggetti a copyright. 2025.