domenica, 22 Dicembre, 2024 9:25:00 AM

Bari – Vlide con “ALBA” canta l’amore di un padre

BARI – L’ultimo lavoro di Francesco Nardone, in arte Vlide, ha parole per una delle problematiche più complesse e di difficile materia giudiziaria: l’amore paterno e conteso di una coppia non più unita dall’amore.

Tra loro una bambina e quanto la figura paterna, rivede il suo rapporto con la piccola, nella speranza di un recupero del tempo passato per riconciliare quell’amore genitoriale spezzato, causa di incomprensioni di coppia.

La carriera artistica di Francesco Nardone, sin dai suoi primi esordi, è un messaggio dai riferimenti del vivere quotidiano. La cura dei testi e i temi raccontati con ricerche sonore pop/melodiche, fanno dell’autore, uno dei migliori interpreti della canzone italiana.

Con un passato di partecipazione a importanti eventi musicali, Francesco Nardone, nel panorama della musica italiana, si presenta sui palcoscenici e in trasmissioni televise, con spontanea disinvoltura artistica.

Un personaggio della canzone non costruito dalle case discografiche, ma sempre e solo se stesso.

Anche in questa intervista, il nostro magazine si occupò dell’artista un anno fa, Francesco Nardone si presenta senza sovrastrutture superflue. E’ sempre se stesso perchè canta se stesso, interpretando amori e disagi di un uomo nel quale ognuno potrà ritrovarsi.

In una precedente intervista, continuando il tema dell’amore, lei spiegava che l’amore è un’esperienza. Nell’ultimo suo lavoro, racconta il dolore di un amore paterno: l’assenza di una figlia. Esperienza dolorosissima. Ha affrontato una problematica di cui si parla ancora poco?

Purtroppo si! una problematica di cui si parla ancora troppo poco, ma troppo presente nella società di oggi ahimè! Forse troppo sottovalutata e oserei dire oscurata.

Direi che la sua carriera artistica si è evoluta con una identità ben definita: social-pop. Questo, nel contesto dello spettacolo, abbraccia un pubblico vastissimo. Crede che sia tempo di trasmettere messaggi più introspettivi e meno narcisistici?

Per quanto riguarda il mio personaggio resta nel contesto dello spettacolo, ma piuttosto vero e che come ogni persona, ha il proprio senso di narcisismo e i propri sentimenti, musica e testo variano in base a ciò che voglio far arrivare all’ascoltatore, in quel momento che creo un brano, la musica, come dico nel pezzo iniziale del mio ultimo brano (ALBA) “è un’arma” e credo che quest’arma sia uno strumento per esprimere ciò che in musica si possa dire, in poche parole per me è uno sfogo, ma per L’ascoltatore può essere un momento di felicità, di tristezza di sfogo come il mio o addirittura di aiuto.

Non posso fare a meno di “leggere” nei testi che lei scrive, in “Alba” con la partecipazione anche di Franco Loporchio, musicista e autore, un intimo dramma che il protagonista evidenzia con la sua memoria. La genitorialità paterna è spesso sottovalutata. Non crede sia un luogo comune quello di pensare che un padre non soffra?

Si! è esattamente ciò che volevo esprimere, come anticipato prima, forse è fin troppo sottovalutato quasi trasparente. Grazie al maestro Franco Loporchio, sono riuscito a far sposare le parole con la musica dando musica a una serie di sentimenti realmente vissuti da me e sicuramente da tanti altri genitori.

E’ una consapevolezza dei padri di oggi la responsabilità emotiva di un amore filiale sottratto?

No! Non si è consapevoli, secondo me, fin quando non ci si trova nella situazione, il fatto che io abbia scritto questa canzone viene affibbiata alla sofferenza di un papà nel mio caso, ma credo sia molto vicina sia alle mamme che ai papà, se io fossi stato una donna sarebbe stata uguale, perché ci sono diverse situazioni, ma credo che non si è mai consapevoli di nulla fin quando non accada una qualsiasi cosa, almeno questo è ciò che credo.

Oggi gli uomini piangono senza vergogna. Finalmente si liberano delle emozioni. In “Alba” traspare lo stato emotivo di un padre alle cui emozioni sono stati sottratti i momenti della crescita di un figlio. Pentimento? Risentimento?

Alle volte un genitore non può fare altro che sopportare, nel brano c’è un po’ di tutto questo compreso anche il pentimento e il risentimento che il genitore si dovrà portare a vita giustificandolo forse in maniera ingiustificata a se stesso.

E’ indubbio quanto voi artisti siate importanti perché un problema sentimentale, sia messo in evidenza con le note, le parole, le immagini… Il suo lavoro è importante perché si “sollevino” certi problemi. Al solito le chiedo: ma quanto c’è di personale nelle sue canzoni?

Cerco di essere il più veritiero possibile, soprattutto nel testo. Ogni artista, molte volte utilizza la musica o l’arte in genere con la speranza di alzare un polverone importante che potrebbe far fermare a riflettere la società, io ad esempio, ho scritto “ALBA” per me, ma credo che possa far riflettere la società.

Posso chiederle se “Alba” esiste?

Alba esiste ed è una bambina di 2 anni, bellissima dai capelli ricci, è il nome di mia figlia, la canzone porta il suo nome perché dedicata a lei e parla dei momenti dolcissimi e tremendamente drastici con cui condivido e convivo con la sua poca dolce presenza e lunghissima dolorosa assenza.

Vlide si riconferma autore delle emozioni. In “Alba” culmina il sentimento dell’amore assoluto e indiscusso. L’amore genesi di un futuro che sono i nostri figli.

Quando l’amore diventa dolore, è l’amore stesso che rinsavisce gli animi, rivede se stessi, sana e rimodula tutto il contesto genitoriale per un solo, unico fine: l’amore per un domani nel quale la nostra stessa esistenza è a loro tramandata: i figli.

E’ un processo della Natura. E’ l’istinto alla vita, “dentro” Vlide, c’è un uomo e Francesco Nardone ne è testimone.

Gianni Pantaleo.

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