venerdì, 29 Marzo, 2024 2:12:09 PM

Vlide…nella musica, l’esperienza del mio vissuto

di Gianni Pantaleo.

Mi erano note le sue canzoni. Si sa, il tempo matura un uomo e tempo ce n’è voluto perchè quel ragazzo che conoscevo con il suo nome, Francesco Nardone, di percorsi ne solcava parecchi. Trovare la propria dimensione in un mondo fatto di note, non è facilissimo. Doti innate devi averle per farti spazio in una giungla di predatori, soprattutto sei hai le qualità perchè possa essere “merce” da mettere sul mercato. Francesco Nardone, giovane, sperimenta piazze e mercati. Viaggia, tenta e canta. Canta le sue emozioni e capisce che se diventa “preda”, quelle sue emozioni, saranno soffocate dal mercato, perchè al mercato interessa vendere e se hai da trasmettere un’emozione, altri non puoi farlo che tu e non il “mercante”. Così il tempo passa e nel frattempo si cresce e se hai dignità, dal mercato fuggi e diventi artista di te stesso. E non importa se gli “altri” non ti capiscono: il suo equilibrio ha più valore di una casa discografica che in copertina mette un’immagine di te che realmente non sei: a Francesco Nardone, oggi noto con il nome d’arte Vlide, il suo “io” è nelle sue canzoni.

Una carriera cominciata con convinzione. E’ stato sufficiente ascoltare i suoi video per comprenderne la professionalità. Ha un ricordo del suo primo apparire nel pianeta della pop music?

Sì, ho un ricordo particolare, la mia prima apparizione in teatro, fortunatamente o sfortunatamente, non saprei dirlo, arrivai secondo in quella gara di canto dove purtroppo per l’emozione, feci un errore, l’emozione bloccò le corde vocali e stonai una parte bellissima di un cantante per altro pugliese, che mi portò al secondo posto. Questo che ho, è il primo ricordo della musica. Da lì fu poi, tutto un susseguirsi di cose.

Da qui gli inizi. Poi la carriera. La scelta stilistica adottata nei suoi brani musicali hanno influenze tecno-rap. Sono ispirazioni di esperienze artistiche maturate nel tempo?

Diciamo che io non ho un genere. Ho più generi che vanno a influenzare il mio modo di pormi nella musica. Per quanto riguarda i testi che scrivo, naturalmente adattati alla musica stessa, sono pezzi di ricordi che ho di situazioni passate o di esperienze vissute.

 

“In un mondo cattivo, spietato, crudele…aprire gli occhi” le chiedo questo perché in “Resta lì” ha uno stile romantico-pop: racconta, ricorda e ama con un testo dal sapore amaro: un amore finito. A quale mondo è il riferimento del testo?

“Resta lì” è stata la mia prima canzone e il mio primo video. In realtà è la storia di un amico che mi confidò della situazione sentimentale non andata a buon fine. Tutti abbiamo delle storie sentimentali che ci hanno fatto soffrire. Magari c’è a chi va bene o ad altri male. In “Resta lì”, il protagonista è innamorato di questa ragazza che purtroppo non ricambia con lo stesso amore. Come dice il testo, la ragazza è annebbiata dal consumismo, dalle distrazioni, da amori passeggeri dando per scontato che tutto è fugace, fatto di relazioni senza importanza sentimentale. La ragazza, confusa dalle amicizie sbagliate, non dà peso all’amore del ragazzo, umiliandolo. Il ragazzo dopo un po’ di tempo prende coraggio e affronta la realtà con situazioni lasciate un tempo, seguendo i suoi sogni e quando riesce a riprendere in mano la sua vita, lei ormai cosciente degli errori fatti, dal rimorso, lo cerca. Di fronte a lei, il ragazzo, resosi conto che il tempo lo ha cambiato e come dal titolo della canzone “Resta lì” la risposta che lui le dà, è l’indifferenza.  Pentita, sa che la strada del suo ex innamorato, è segnata da altri valori.

Una domanda personale che ripercorro attraverso le belle composizioni musicali di “Resta lì”: lei parla dell’amore. Mette in conto che l’amore porta delusioni? Nel video il protagonista le compare un’ultima volta e poi scompare deciso a non ricominciare.

L’amore è un’esperienza. L’amore porta sofferenza, come molti degli amori vissuti. Credo anche che chi realmente ama è talmente preso da questo sentimento da non riuscire a vedere che nel domani, l’amore possa essere tradito o finito e quindi portare sofferenza. Chi ama non pensa al futuro di quell’amore. Vive il momento, certo che sia per tutta la vita.

La sua partecipazione a X Factor Si è presentato fiducioso delle sue indubbie qualità artistiche. Per noi fuori da questi sistemi di games o festival, ma davvero sono trampolini di lancio per un artista quale è lei?

Ho partecipato a diverse trasmissioni di talent, alcuni importanti, altri meno noti e credo che ogni apparizione, ogni esibizione, sia un trampolino di lancio. Penso anche che tutto sia anche dettato da un po’ di fortuna, perché non sempre si è valutati per quello che artisticamente si è. A volte, quando un artista si esibisce, quella esibizione ha più visibilità di altri in un altro momento della trasmissione. Trovarsi nel momento giusto al momento giusto. E’ il “fato”, il destino, il caso come vogliamo considerarlo. Altre considerazioni sono le case produttrici, che investono sull’artista presentandolo nelle varie manifestazioni. Sono investimenti mirati con prospettive future per un talento. Tutte le apparizioni sono importanti, in tutti i contesti nei quali sono presentati.

 

Sa perché le ho fatto la domanda? Perché lei è ha una gestione della sua carriera di cantante non dipendente dai conflitti tra case discografiche e manager mirati al profitto. Questa sua indipendenza, la aiuta?

Questa indipendenza artistica mi permette di gestirmi senza condizioni imposte soprattutto dalle case discografiche. Accade che se gestiti da altri produttori, bisogna rispettare percorsi artistici che non riflettono le reali qualità dell’artista. Scegliere di produrre da sé le proprie qualità artistiche, le proprie musiche, i testi, senza che essi siano “veicolati” secondo il mercato, mi permettono di metterci tutte le emozioni che voglio trasmettere. Sono i miei sentimenti, il mio amore. Se quello che faccio diventa scopo di profitto, allora non potrei definirmi artista. La musica è quello strumento, quel mezzo di trasporto che ci porta in un mondo che ci permette di incontrare amori passati, esperienze vissute, delusioni, felicità. Questi i valori nei quali credi. Altrimenti cadrei nella fossa dei serpenti, nelle acque degli squali, parafrasando delle frasi di Marco Masini. La musica è il tesoro che ognuno ha e che non tutti conoscono, altri ne fanno strumenti di lucro, altri solo strumenti di emozioni.

Lei è autore e produttore di se stesso. Stimo il suo coraggio. Nel mondo della musica pop è un caos. Cosa non farebbe per entrare in quel mondo? Non credo che certi successi di altri suoi colleghi siano frutto delle solo loro qualità artistiche…

Purtroppo è capitato di ricevere proposte che mi avrebbero “suggerito” di cambiare percorsi della mia carriera. Cosa non farei? Non accetterei di sottomettere la mia musica a nessuno. Nessuno strumentalizza la mia musica: sarebbe strumentalizzare i miei sentimenti. Le mie musiche, i miei testi, sono figli miei.

Quindi, la sua autonomia artistica le permette di scegliere e proporre argomenti, testi e ricerca musicale, con il suo parametro personale. Che target mira?

Non mi sono mai posto questa domanda. Io scrivo musica per tutti. Mi rendo conto che alcune mie produzioni musicali hanno temi forti, non posso però dire se sono indirizzati ad un pubblico più adulto o più giovane. Posso dire che il mio target personale sono io: Francesco. Sono il metro di misura dell’ascoltatore. Ascolto me stesso, il primo fan delle mie musiche sono io. Mi ascolto e mi produco per il mio naturale istinto di artista. Sta in chi mi ascolta comprendere le mie emozioni, quello che provo, quello che sento. E’ nella mia musica e nei miei testi, Vlide, il poeta, il cantante, l’artista. Il mio essere temerario. Io sono nelle mie canzoni.

I suoi collaboratori, musicisti, tecnici, regia, è lei a sondarne la loro preparazione artistica? Tutta la sua produzione musicale è di altissima qualità video. Posso chiederle se c’è un “mentore” dietro tutto questo lavoro?

Dietro Vlide c’è l’esperienza del mio vissuto. La vita stessa è stata mia maestra. Le cose belle e le cose brutte che ho vissuto. Molti i miei riferimenti artistici: autori, compositori, artisti di qualità umane che mi hanno aiutato a capirmi, a correggere certe mie energie compresse in me stesso e che sarebbero diventate le ispirazioni delle mie canzoni. Sono circondato da collaboratori dalle qualità tecniche e artistiche di notevoli capacità. Insieme non sanno a priori quello che sarà prodotto. E’ il “tavolo” di lavoro fatto di idee, temi, soggetti nei quali la mia presenza, guida loro nella realizzazione. Anche nella musica, quando c’è un controtempo o la ricerca di un suono particolare, uno stacco, uno stop, una difficoltà tecnica, in qualsiasi momento, sono sempre presente per risolverlo. Perfino nel montaggio, chiuso nella mia stanza, la visione del prodotto finale che verrà poi reso pubblico, deve attraversare la mia visione di quello che vedranno e ascolteranno altri occhi, altri ascoltatori.

“Cash”: testi e musiche straordinari. Sa che ha fatto un’operazione surrealista? A quella realtà così esagerata, lei pone una visione del quotidiano di un protagonista effimero. Ho sentore che proponesse un messaggio ai giovani: per farla breve: non è tutto oro quello che luccica.

Il messaggio di Cash è quello di mostrare alla gente quanto effimeri siano il successo, il denaro, l’apparire. Il messaggio è: “Io posso fare questo e quello, perché ho tutto quello che mi serve per avere quello che gli altri non possono avere”, ma nella vita ci sono altri valori, che non sono i soldi, non è la ricchezza, il lusso, tutto questo è solo quello che si vede dalla cima di una montagna, ma nessuno si accorge di “come” si solca quella montagna per arrivare in cima. La morale è: per arrivare in cima, bisogna rimboccarsi le maniche. 

Le immagini aiutano molto. I suoi testi hanno necessità di essere resi visivi con i suoi ben curati video. Se non fossero canzoni, sarebbero film. Ha mai pensato ad un suo concerto-performance dal vivo? Lei ha tutte le qualità di presentare su palcoscenico, un cast di collaboratori, modelle, tecnici e musicisti in live. Mi scuso per questo mio personale desiderio, lo hanno fatto i Queen, Madonna, Lady Gaga, i Frankie Goes to Hollywood, cioè i grandi artisti della musica…

Grazie per queste comparazioni a mostri della musica internazionale. C’era un concerto importante che sarebbe dovuto essere messo in produzione durante il periodo del primo lockdown. Come per tutte le attività, moltissimo del lavoro, soprattutto nel campo artistico, si fermò. Sono del parere che quando si fa un concerto, esso non è soltanto musica, luci, microfoni, strumentazioni vistose. Un concerto deve anche essere uno show, qualcosa di magico. Musicisti dal vivo che hanno loro la ribalta del palcoscenico perché sono l’espressione della musica, le ballerine che con il ballo, esprimono l’essenza stessa del concerto e del suo protagonista. Tutti devono avere visibilità per le loro qualità artistiche. E’ giusto che chiunque sia sul palco, sia ben messo in luce. Ho l’idea che un concerto debba sempre essere uno spettacolo. Non mi spaventa quale fatica è organizzarlo, l’importante è rimanere sempre me stesso che sia in un video o su un palcoscenico. Ho un motto: la musica è un sentimento. Il sentimento emoziona. L’emozione non si gestisce, l’emozione si crea da sola. Emoziona te stesso, emozionerai gli altri. Per questo io quando canto, a parte le prime prove, la canzone nasce da sé ed è giusto che sia così. Gli stessi gesti, le stesse interpretazioni delle modelle o degli interpreti, è frutto di un’emozione nata lì, in quel momento, d’istinto.     

Finita l’intervista, resta una considerazione ovvia: Vlide sa cosa vuole. Le immagini dalle tinte forti, altri non sono che proiezioni di una gioventù che molto spesso si nutre di falsi valori. Vlide lo sottolinea con la musica, con le immagini e con l’esperienza vissuta, non spesso tracciata di strade asfaltate. Di fossi e di dune ne ha superati senza timore di sconfitta. E’ sapiente, Francesco sa che ha armi per combattere le difficili strade della vita: le sue canzoni.

Gianni Pantaleo.

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