di Anna Landolfi. C’è una profonda ammirazione per una disciplina nobile quale è l’Arte Equestre. Ha ragione Stefano Pais, Cavaliere dell’Arma dei Carabinieri a Cavallo, a considerarla Pura Arte.
Ciò che ci sorprende e ci incanta, è la connessione fisica e direi, mistica, tra Cavaliere e Cavallo. Un inscindibile legame di due nobili figure: l’uomo e l’animale.
Stefano Pais è stato ospite di pregio al 50° Anniversario della Fondazione della Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre.
Un privilegio riservato a pochi cavalieri e che rende merito a quest’arte nata in Italia come Equitazione Classica, perfezionata dai francesi e fortemente amata da un popolo di cultura mediterranea, conquistatori e potenti dominatori di terre proficue: la Spagna.
Ed è in Andalusia, dove ha sede la Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre, che con Stefano Pais, idealmente, ci trasferiamo lasciandoci coinvolgere dalle sue emozioni.
E’ importante questo percorso che l’ha portata ad essere ospite d’onore nella maggiore scuola di arte equestre del mondo, la Scuola Reale Andalusa. Non un evento casuale, ma nel 50° anniversario della sua fondazione. Sarà banale ma ci trasmette la sua stessa emozione così come l’ha vissuta lei?
E’ stata un’emozione incredibile, come sempre d’altronde. Sono dieci anni e più che varco i cancelli della Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre e ogni volta è come la prima, forse anche di più.
Probabilmente più divento consapevole delle meraviglie al suo interno e del clima che si respira e più l’emozione diventa forte. Un sogno sin da ragazzino quando la visitai da semplice turista.
La realizzazione di un sogno che diventa sempre più grande di volta in volta. Tutto iniziò quando andai alla Real Escuela a fare i corsi di perfezionamento grazie al mio maestro Maurizio Orsolini. Ora all’interno ho tanti amici.
Ma il rapportarmi con leggende dell’equitazione che fanno parte della storia equestre mondiale ed in particolar modo del Dressage e dell’Alta Scuola me lo fa vivere sempre come un’emozione unica.
E’ veramente difficile descriverlo perché è pura magia, un mondo dorato dedicato all’equitazione ed all’Arte Equestre, dove la ricerca della perfezione è alla base di tutto.
Un luogo unico al mondo che forma professionisti dello sport ed insegna a leggere nei cuori dei cavalli. Partecipare al 50° anniversario della sua fondazione è stato la realizzazione di un altro piccolo grande sogno, ancor più come rappresentante dell’Arma dei Carabinieri a Cavallo.
C’erano i reparti a cavallo dei corpi militari e di polizia di varie zone della Spagna e d’Europa. Ho ricevuto da tutti un rispetto ed un trattamento d’elite che mi ha lasciato il segno.
Il 7 luglio, alla sfilata equestre, vi erano 150 cavalli e 50 carrozze. Io ero il primo ad aprire il corteo dei militari dopo i cavalieri della Real Escuela.
Lei, quindi, è stato ospite della storia delle scuole di arte equestri. La risonanza è stata mondiale. Ha vissuto un merito o un privilegio? Nella sua carriera di cavaliere lei è stato spesso insignito di titoli, ma in questa occasione, è tutta un’altra visione.
Forse si, sono stato ospite della storia. Il prossimo anniversario ed evento di questa portata si vocifera che sarà per il 75° anniversario di fondazione.
Pertanto ritengo di aver vissuto un privilegio e di tanti cavalieri e professionisti che avrebbero potuto rappresentare l’Italia e l’Arma dei Carabinieri sono stato scelto io, forse per stima ma io credo per il forte legame che ho verso la Real Escuela e verso quei cavalieri, maestri, amici, insegnanti di vita.
Questa è stata veramente tutta un’altra visione, mi sono sentito uno di loro. E’ un privilegio veramente per pochi.
E’ coinvolta l’Arma. Sono coinvolte le società sportive equestri, cavalieri e tutti coloro che amano le arti equestri. E’ una festa di profondo amore per il cavallo, dunque. Simbiosi naturale tra gli uomini e i cavalli. Crede che eventi così straordinari, possano veicolare messaggi ecologisti per il rispetto della natura e degli animali?
Assolutamente si, l’Arte Equestre e l’Equitazione Classica racchiudono già questo tipo di messaggio. Il binomio cavallo-cavaliere, un simbolismo ampiamente trattato nella storia, letteratura e filosofia.
Però i grandi maestri classici hanno sempre tramandato il loro sapere insegnando che per poter comunicare con i cavalli bisogna dare loro fiducia e saper entrare nei loro cuori. Senza una sensibilità innata verso il cavallo non ci potrà essere rispetto.
Cavallo e Cavaliere, Arte Equestre, già storicamente sono stati spiegati attraverso la musica. Perché la musica?
Per suonare uno strumento bisogna saper leggere le note del pentagramma, ma ancora prima bisogna saperlo accordare. Tre note costituiscono già un accordo e accordare significa saper andare d’accordo, l’Arte del saper stare insieme e così sono i cavalli e tutti gli eventi che girano intorno a loro.
Lei dice: “E’ stato un onore, entrare ogni volta alla real escuela e’ come rivivere ogni volta un sogno nuovo….”. La sua dichiarazione è piena di emozione. Soprattutto, come appare dalle foto: lei era in uniforme. Posso percepire la sua fierezza e ne sono coinvolta. Mi concentro sulle emozioni provate. Questo invito al 50° anniversario della “Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre”, l’ha sorpresa?
Devo dire la verità, l’ho talmente desiderato che forse l’ho attratto a me. Io mi sento un po’ parte di questa nobile Istituzione. Sapevo del mio invito ufficiale.
La Real Escuela è come una seconda famiglia e Joaquin Vazquez Vela, responsabile della Formazione e Show Director della manifestazione, è come un fratello maggiore.
Sarei stato emozionato anche se avessi partecipato con gli abiti della mia scuderia o semplicemente in abito civile, ma partecipare in uniforme, beh, è un’altra cosa.
Anche questo un previlegio per pochi che l’Arma dei Carabinieri mi ha concesso. In effetti mi ha sorpreso, perché quando mi è giunta la comunicazione dell’avvenuta autorizzazione a partecipare in uniforme avevo già perso le speranze, in quanto mi sarei dovuto presentare alla Real Escuela il giorno dopo. Ad oggi non credo neanche io a come ho fatto ad organizzare viaggio e trasferta in tempi così rapidi.
Formazione, disciplina, eleganza del cavallo e del cavaliere. Un gran lavoro di attenzione e studio. Quali doti sono necessarie per accedere agli studi dell’arte equestre?
Gli studi da fare sono tati, credo non si finisca mai di studiare. E’ uno studio che dura tutta la vita. Però le doti sono sicuramente la sensibilità, la fiducia, il rispetto e la nobiltà d’animo, l’umiltà e la determinazione.
I cavalli sanno leggerci nel pensiero e noi dobbiamo imparare a fare altrettanto. Comprensione e connessione sono alla base dell’Arte Equestre, saper ascoltare è il primo passo.
L’Arte equestre è il perfezionamento di cose semplici ed è fatta da un infinita quantità di piccoli dettagli ed in particolare dal sentimento del cavaliere.
Storia, Tecnica Equestre, Anatomia e biomeccanica non bastano per imparare a montare con Arte, serve necessariamente il cuore.
Un uomo non potrà mai controllare un cavallo se prima non è capace di controllare se stesso, anche questa è Arte.
L’Arte Equestre è come una malattia, una malattia positiva che ti entra nell’anima. Io credo di essere un malato di Arte Equestre e dei miei cavalli andalusi.
Ci vuole un po’ di buona follia per l’Arte Equestre, unita alla determinazione ed alla dedizione verso i propri ideali ed i propri sogni. Ogni giorno che trascorro con i cavalli, nonostante i continui studi, posso dire che so sempre meno dell’Arte Equestre e sui cavalli.
Questo perché ogni cavallo è differente, e quando monto su un cavallo mi si presenta una situazione distinta ed un problema differente, che lo studio mi aiuta a risolvere al 50% il resto è sensibilità del cavaliere, una continua illusione … E’ pura Arte.
I reali di Spagna conferiscono prestigio e onori alla “Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre” e lo fanno nel corso degli anni. La nobilità equestre è storia di molte case reali. Ma quella spagnola è più particolare. Perché? Forse perché c’entrano i popoli di culture mediterranee?
A dire la verità è l’Italia ad insegnare al mondo a montare a cavallo. Come dice il maestro Roberto Bruno, L’Equitazione Classica nasce in Italia, parla Francese e monta cavalli spagnoli.
L’Equitazione Classica nasce in Italia nelle corti tra il 1300 ed il 1500 d.c., viene perfezionata e studiata dai francesi ma riceve la forte influenza degli spagnoli che la fanno propria.
Gli spagnoli sono sempre stati degli abili conquistatori e per quanto riguarda l’equitazione colta praticata nelle loro corti e dai Reali, non si tratta tanto di nobiltà spagnola a renderla particolare, bensì ritengo che l’estro artistico della cultura andalusa si sposi perfettamente con l’Arte Equestre e l’Equitazione Classica, dando vita ad un vera e propria opera.
La Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre è stato il sogno di un grande uomo, Don Alvaro Domeq Romero, una persona che sin da piccoli ci ha fatto sognare. Lui ha restituito un patrimonio storico e culturale alla sua nazione, che per lo più è influenzato dalla cultura andalusa.
Stefano Pais. Ph. Pietro Sentina
Il primo cavaliere sardo a essere ospite dell’anniversario. Devo proprio chiederglielo: fierezza sarda o fierezza di cavaliere? La propria terra ha un forte valore intrinseco: il sangue. Mi perdoni la nota passionale, ma il sangue sardo urla!
Primo cavaliere sardo ed italiano a partecipare montando a cavallo. Altri italiani sono stati invitati allo spettacolo, ma non sono stati chiamati a montare a cavallo a fianco ai professori.
Passeggiare a cavallo fianco a fianco ai professori all’interno delle scuderie, che coglievano la mia emozione… non riesco neanche a descrivere la sensazione provata.
Voglio parlare fierezza di cavaliere per quanto mi riguarda. E’ una mia visione personalissima e non facile da comprendere forse.
Sono onorato di essere Sardo, ma sono anche felice e lusingato a portare un cognome spagnolo e ad avere lontanissimi antenati di origine spagnola.
Io credo che ad urlare sia più il sangue spagnolo che scorre nelle mie vene. La mia terra ha un forte valore intrinseco ma che io forse identifico in quattro secoli di dominazione spagnola. I mie amici iberici mi definiscono un italiano andaluso.
Probabilmente il cuore l’ho lasciato in quella terra, credo che io e l’Andalusia siamo cuciti da uno stesso destino. Fabrizio De Andrè, ancora una volta la musica ritorna in argomento, diceva: “…non sei tu, è la terra che ti sceglie”, sono i colori e i profumi che ti senti addosso che ti fanno capire quale sia la tua terra.
E, secondo il mio personalissimo parere, la Sardegna conserva tanto della Spagna.
L’essere fieri non è pari a l’essere orgogliosi. Sono sentimenti nettamente differenti.
Si può pensare siano l’uno il sinonimo dell’altro: non è così. L’orgoglio, punta a far sì che ciò che si fa, sia reso platealmente pubblico, visibilmente acclamato, quotidianamente osannato.
La fierezza è dell’uomo che compiuta un’azione, si appaga di averla portata a termine. Dopo, egli torna, fiero, ad essere colui il quale ha il compito di dedicare la sua vita agli altri e muto, cammina per la strada.
A determinare ancora di più la nobiltà d’animo di Stefano Pais, sono le sue origini sarde. Chi miglior popolo ha da essere fiero di se stesso e della sua terra, se non il popolo sardo?
Come la nobile Arma, come quegli uomini che dedicano la loro esistenza al puro amore per una dignitosa causa. Educati e resi galanti, gentiluomini dell’altruismo e del rispetto per il cavallo, suo fiero compagno nella vita artistica e storica presenza nelle case delle nobiltà europee.
Quei cavalieri che dell’Arte Equestre ne hanno determinato un posto tra le Muse dell’Olimpo.
Anna Landolfi.
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