di Anna Landolfi.
E’ una barbarie. In pochissimi giorni accade quello che nessun uomo farebbe ad un altro uomo. Ce ne sono tante di guerre in corso su questo pianeta. Quelle silenziose che non fanno rumore non sono meno barbare di quelle dove a suonare, sono le sirene di allarme bombe. Questa terribile dei nostri giorni, perpetrata alle porte dell’Europa, è una barbarie. Un capriccio di un uomo e non di un popolo verso un altro popolo che sceglie la democrazia. Con la violenza delle armi il controllo di un Paese, è un crimine. Quest’uomo si sta macchiando di sangue e non ne ha coscienza. Questa è la mostruosità. Allora un intero pianeta si mobilità con l’arma della parola. Molti intellettuali si stanno attivando e con loro il mondo dell’arte, giornalisti, studenti, politici, tutti a urlare il prorio dissenso. Tra essi, Giuseppe Vignolo che dedica una sentita e immediata riflessione sulle innocenti vittime della guerra in Ucraina, progetto premeditato della pazzia di un minuscolo uomo: i bambini.
Non c’è da scrivere altro.
Giuseppe Vignolo
Ritroviamo il sorriso dei bimbi di Giuseppe Vignolo.
Ecco Mohammed, Ibrahim, Yari, Giovanni, Ermolay,
Babacar, Fathia, Jasmine, Sarah, Apo, Ruken,
sono cittadini senza dimora,
figli di una guerra in nome del dio potere.
Corrono tra le macerie di un mondo incapace di amare,
saltano tra le mine anti uomo,
giocano con i bossoli di un dialogo tra sordi.
Sono fiori appena sbocciati alla vita,
non più sorrisi, non una mano amica, non una carezza,
le lacrime delle madri incanutite dal dolore
bagnano i loro volti scarniti da digiuni senza fine.
Proviamo a riascoltare il sibilare del vento tra le fronde,
a sentire lo scorrere dei fiumi tra gli anfratti,
ad ascoltare il canto degli uccelli,
il profumo del lentischio,
l’ululato dei lupi,
il divenire continuo della vita.
Riprendiamoci l’anima del mondo,
le nostre mani saranno una variopinta
catena d’unione tra le diversità,
un arcobaleno di pace in una sera di primavera.
Sono schierata. Con l’Ucraina e con il popolo ucraino. Dissento su quell’uomo. Ignominìa è citarlo. Il popolo russo, non c’entra.
Anna Landolfi.
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