di Rino Liuzzi.
Venerdì 29 luglio Tosca in Morabeza d’estate all’Arena del castello di Mola di Bari, terzo appuntamento per Agimus Festival ”Stagioni” 2022 realizzato dalla Associazione Giovanni Padovano con la direzione artistica del M° Piero Rotolo.
Tosca ha presentato lo spettacolo ispirato al suo ultimo disco Morabeza, disco intimo e raffinato che celebra l’accoglienza tra i popoli, l’album per il quale nel 2020 ha ottenuto due Targhe Tenco, come miglior interprete di canzoni e per il miglior brano (Ho amato tutto).
Il percorso artistico di Tiziana Tosca Donati in arte Tosca inizia in una piccola compagnia teatrale di Checco Durante. È in un piano bar romano che approda alla musica e viene notata da Renzo Arbore, il quale la arruola nella trasmissione televisiva “Il caso Sanremo” con Lino Banfi.
Il suo primo disco è del 1992 e la partecipazione al festival di Sanremo. Da qui inizia un viaggio nella musica a 360 gradi (senza dimenticare mai il mondo del teatro), attraversandola in ogni suo aspetto: collaborazioni con i più grandi autori italiani, teatro canzone, colonne sonore, musica religiosa, passando dal festival di Sanremo al Premio Tenco mantenendo intatta la purezza della sua arte.
Un viaggio che l’ha portata ad incontrare le musiche del mondo, prima con il disco “Il suono della voce”, con brani cantati in yiddish, portoghese, francese, africano, rumeno, giapponese e libanese, poi con il seguente tour Appunti musicali dal mondo, che l’ha portata a suonare in giro per i continenti per tre anni, duettando con moltissimi artisti importanti dei paesi visitati.
Il tour “Morabeza” (termine creolo che sta a cavallo tra saudade e alegria) ispirato dall’album pubblicato nel 2019, è il frutto prezioso di questi viaggi e di incontri particolari con le musiche e gli artisti conosciuti, che ha portato alla creazione di un tour che è assolutamente affascinante, intriso di tutte le culture del mondo, superando qualunque differenza linguistica.
Il concerto si apre con il brano “La Mia Casa” brano molto commovente, scritto da Francesca Corrias in portoghese, adattato in italiano da Cristina Renzetti e scoperto grazie all’amico musicista Marco Santoro.
Parla di una donna, Rita, la zia di Francesca che viveva in Sardegna in una casa che era tutto il suo mondo.
Poi un giorno Rita si ammalò e Francesca andò a trovarla e, mentre percorreva il tragitto dall’ospedale alla casa della sua amata zia, ha immaginato di sentir raccontare dalla sua voce una storia che ha racchiuso in questa canzone. Molto raffinato l’intro di contrabbasso di Elisabetta Pasquale.
Una delicata, lenta bossanova “La bocca sul cuore”, con il testo in italiano del musicista di jazz e produttore artistico dell’intero disco Morazeba, Joe Barbieri e la musica scritta appositamente per Tosca da Cézar Mendez, compositore bahiano che vanta collaborazioni memorabili con Caetano Veloso, Chico Buarque, Marisa Monte, Arnaldo Antunes e Carlinhos Brown.
Molto apprezzata apprezzata sia per il ritmo originale sia per il testo sia per l’interpretazione della bravissima Tosca, “Via Etnea” (testo Venturiello, musica Mazzocchetti), tratta dall’album “Il suono della Voce”.
“Via Etnea” è organo pulsante e corteccia cerebrale di Catania, un’arteria che va dal mare sino alle falde dell’Etna.
È la quintessenza della città, insieme al vulcano e alla sua costa, da quando fu interamente ricostruita dopo il terremoto del 1693.
Nel Novecento vi passeggiarono Luigi Capuana, Giovanni Verga, Federico De Roberto, Nino Martoglio, Vitaliano Brancati. La Grande Birraria Svizzera dei fratelli Tscharner fu il caffè letterario dove intellettuali, giornalisti, artisti si incontravano sino agli anni ’30.
Negli anni cinquanta la società locale alternava repressione e lascivia, intransigente conservatorismo ad espressioni continuate di libidine al limite del patologico. Brancati ne “Il bell’Antonio” ne diede uno spaccato celebre, mettendo a nudo il vuoto di una società dove l’autoritarismo politico, dietro l’apparenza, declinava la sua impotenza sopraffatto dall’indifferenza e dal fatalismo isolano.
Sino agli anni ottanta del secolo scorso la ragion d’essere era il sesso, non quello gioioso e liberatorio ma il suo contrario, il sesso come espressione di potere, la virilità come unica risposta alle politiche e alle tradizioni autoritarie.
La joie de vivre che si respira a Napoli, assoluta secondo il cliché di ieri, qui non è si è vista mai, qui la leggerezza porta nel suo subconscio collettivo un sentore di morte, la cui paura è relativizzata più che altrove.
Sul palcoscenico dell’arena castello di Mola di Bari con “Tre passi e dentro la finestra…” inizia così il brano “Ho amato tutto“, canzone di Tosca presentata durante la 70esima edizione del Festival di Sanremo condotta da Amadeus nella categoria Campioni.
Il brano parla della fine di un amore, in cui si è dato tutto. Il dolore che si prova è rappresentato da immagini evocative di un pesce che non riesce più a respirare, e da un palazzo in rovina.
“L’appartamento è il luogo ideale dal quale partire per poi poter tornare”, Tosca canta “Cosmonauta da appartamento”, brano omonimo tratto dal lavoro discografico di Joe Barbieri. Il poeta greco Konstantinos Kavafis ha ispirato Joe Barbieri in questo suo nuovo viaggio.
Dalle sue liriche sono nate infatti le undici tracce. Il disco è stato registrato tra Napoli, Rio De Janeiro, Parigi, New York, Copenaghen e Madrid.
Un viaggio nel viaggio, da solo o in compagnia di ospiti come Hamilton De Holanda, La Shica, Luz Casal e Peppe Servillo. Perché si viaggia per andare e poi tornare. In senso fisico ma anche in senso metaforico.
Una esplosione di ritmi e suoni con i brani balcanici come “Hibrahim” (Lyricist: Esma Redzepova/tradizionale ), “Rumenya Rumenya”, brano yiddish tratto dall’album “Il suono della Voce”, il pubblico dell’arena di Piazza Castello applaude in visibilio Tosca con i suoi eccellenti musicisti.
Meraviglioso “UM A ZERO” (Uno a zero) uno dei capolavori di Pixinguinha, (pseudonimo di Alfredo da Rocha Viana Filho, (Rio de Janeiro, 23 aprile 1897 – Rio de Janeiro, 17 febbraio 1973), brano in stile “choro” che sarebbe stato composto in onore della vittoria del Brasile sulla nazionale uruguaiana nel campionato sudamericano del 1919, con un gol di Friedenreich.
Nel concerto si crea una meravigliosa atmosfera con “Mio canarino”, brano del repertorio di Marisa Monte che in questo adattamento di Joe Barbieri si trasforma in una canzone italiana, mantenendo in sé però tutto il sapore dei suoni del Brasile, e in “João”, un omaggio al padre della bossanova João Gilberto.
Una bellissima poesia “Alfonsina y el mar “, la grande Alfonsina, donna ticinese d’origine, emancipata per l’epoca, e femminista ma sola… resta il figlio che ha cresciuto sola e con mille sacrifici per amore, come una madre vera sa fare.
Durante il viaggio ascoltiamo “Melache Meluche” musica di origine ebraica che si esprime in tutte le sue forme: la fusione balcanica canti yiddish, alla musica klezmer, ai canti sefarditi a quelli di origine yemenita.
Una bellissima poesia d’amore è “Ahwak” del compositore arabo Halim Ali Shabana شبانة) , comunemente noto come Abdel Halim Hafez. E’ stato un cantante, attore e direttore d’ orchestra, uomo d’affari, insegnante di musica e produttore cinematografico egiziano.
È considerato uno dei più grandi musicisti egiziani insieme a Umm Kulthum, Mohamed Abdel Wahab, Mohamed Fawzi e Shadia.
Man mano che la sua popolarità cresceva, gli fu dato il soprannome di ‘el-Andaleeb el-Asmar che significa l’usignolo dalla pelle scura. Ad oggi ha venduto oltre 80 milioni di dischi.
Sulla scia del vocabolario di ritmi suoni e voci, Tosca canta “Volver” (Tornare).
Questa canzone meravigliosa, originariamente nata come tango argentino e trasformata divinamente, in seguito, in flamenco da Estrella Morente, è una poesia d’amore, ovvero storia del ritorno di un sentimento, di quelli che difficilmente si dimenticano e, nemmeno col il tempo, se ne possono cancellare le tracce, poichè basta camminare in una vecchia strada percorsa negli anni giovanili che tutto raffiora chiaramente come la prima volta.
Questo pezzo è stato usato, come colonna sonora, in una celebre scena del favoloso film “Volver” di Pedro Almodòvar, in cui una passionale e nostalgica Penelope Cruz canta questa canzone ricordando i tempi in cui la ascoltava insieme a sua madre, ‘presumibilmente’ morta.
Morabeza «Non è una parola, è una categoria dello spirito». Antonio Tabucchi lo scriveva per definire la saudade, ma questa definizione può valere anche per il termine creolo morabeza: una miscela di saudade y alegria che è già fiducia nel presente lontano dalla propria terra, bou.
“È il paradiso dell’integrazione, perché unisce tutti gli emigrati che sognano di tornare”, afferma Tosca. È una parola che racchiude l’incanto di quella che in tedesco si dice heimat, la terra in cui ci si sente a casa, e tornare indietro è più difficile quando ci si sente a casa.
Il concerto è letteralmente un’esplosione di suoni dal mondo, dalle sonorità africane a quelle del Brasile o a quelle del mondo dell’Est Europa , tanti gli strumenti sul palco che raccontano l’essenza della musica di Tosca, e dei suoi incontri con altri artisti e con altre culture, mettendo al centro la musica come linguaggio universale il cui significato profondo è espresso in maniera unica straordinaria in “Ahwak” brano tradizionale cantato nel disco in lingua originale insieme al tunisino Lofti Bouchnak.
Tiziana TOSCA Donati, voce
“Morabeza d’Estate”
Massimo De Lorenzi, chitarra
Giovanna Famulari, violoncello, pianoforte e voce
Elisabetta Pasquale contrabbasso e voce
Fabia Salvucci, percussioni e voce
Luca Scorziello, batteria e percussioni
Massimo Venturiello, allestimento scenico
Joe Barbieri, arrangiamenti e direzione musicale
Alessandro Chiti , scene
Joe Barbieri, arrangiamenti e direzione musicale
Un grandissimo “Bravi “ a tutto lo staff dell’AGIMUS – Associazione Giovanni Padovano che ha gestito in maniera eccellente la logistica e l’accoglienza per questa meravigliosa serata musicale.
Rino Liuzzi.
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