lunedì, 18 Novembre, 2024 8:38:18 PM

LAUS et VOX PACIS

di Flora Marasciulo.

Zhang Yu, soprano. Cina.

Soprano Zhang Yu – Sempre libera dall’op. Traviata di G. Verdi – Auditorium “N. Rota” di Bari

Cari lettori, passato il tempo di Pasqua, vi propongo un articolo sul cero pasquale. La fiamma del cero come simbolo del desiderio di pace, oggi come non mai, fortemente auspicata.

Il titolo che ho pensato mentre scrivo è Laus et Lux pacis e per non rendere indigesto l’argomento, ho inserito le esecuzioni di alcuni miei studenti cinesi, i soprani: Zhang YuGe YuehanLi ZiyuLi Yifan; i tenori: Ma ChaoMeng Lin Tong; il baritono: Zhao Yi Chao; il soprano russo: Anna Ebel; il baritono italiano Antonio Marzano e il controtenore, sempre italiano, Nicolò Tommaso Tanzella. E’ un caso che definirei biblico. Sappiamo dell’operazione speciale della Russia alleata della Cina e delle parole del Pontefice che chiosa: in ogni conflitto anche il vincitore è un perdente.

Anna Ebel, soprano. Russia.

Soprano Anna Ebel “Son pochi fiori” Dall’op. L’amico Fritz di P. Mascagni, Salone delle Muse, Bari

Cero pasquale con l’agnello

Il cero pasquale come Luce che vince le tenebre. La veglia pasquale è, fin dall’inizio del cristianesimo il centro non solo dell’anno liturgico ma della vita stessa del fedele. La Notte delle notti in cui il Salvatore viene a liberare il suo popolo dalla schiavitù del peccato. Durante la liturgia sono tanti i segni che ci ricordano l’arrivo del Salvatore, dall’incenso al battesimo, che ci mettono in attesa fino al culmine dell’annuncio della resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Uno dei simboli della Pasqua è il cero acceso dalla luce di un braciere benedetto, simbolo della luce che ha portato Cristo nelle tenebre in cui era il mondo, reso schiavo dalla paura della morte.

Dopo aver benedetto il fuoco, il sacerdote celebrante compie alcune incisioni sul cero o più spesso indica alcune incisioni già predisposte: una croce, simbolo di Cristo; poi l’alfa (A) e l’omega (Ω), prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, per indicare che Cristo è il principio e la fine di tutte le cose; le cifre dell’anno per significare che Gesù, Signore del tempo e della storia, vive oggi per noi; il celebrante può inserire al centro e alle estremità della croce cinque grani d’incenso in ricordo delle sante piaghe del Signore: quella del costato, delle mani e dei piedi. Nel compiere tali riti il sacerdote dice:

Il Cristo ieri e oggi:

Principio e Fine, Alfa e Omega.

A lui appartengono il tempo e i secoli.

A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen

Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose,

ci protegga e ci custodisca il Cristo Signore. Amen”.

Cero pasquale con le api.

Con questo fuoco nuovo il sacerdote accende il cero pasquale, dicendo:

La Luce del Cristo che risorge glorioso

Disperda le tenebre del cuore e dello spirito”.

Dopo si svolge la processione seguendo il cero pasquale verso l’altare. Mentre il cantore o il sacerdote, come spesso accade, per tre volte innalza il cero, precisamente all’inizio della processione, poi alla soglia o a metà della chiesa e infine davanti all’altare e rivolto al popolo ogni volta canta: Lumen Christi o Cristo luce del mondo, e l’assemblea risponde: Deo gratias oppure Rendiamo grazie a Dio. Dopo la seconda invocazione, i ministri accendono le loro candele dal cero e diffondono la luce tra i fedeli. Al termine della processione si accendono le luci della chiesa. Il cero è collocato nel suo candelabro incensato dal celebrante e si proclama dall’ambone il Preconio Pasquale.

Soprano Ge Yuehan “Hello! Oh, Margaret, it’s you” dall’op. The telephone di Menotti

Ge Yuehan, soprano. Cina.

L’immagine seguente è il cero pasquale con l’Exultet in gregoriano.

Exultet in gregoriano.

Preghiera dell’Exultet:

[…]

 In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.

(Riconosciamo nella colonna dell’Esodo
gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l’ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.)

Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero,
offerto in onore del tuo nome
per illuminare l’oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.

Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino,
questa stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Lo spartito in notazione moderna dal Missale Romanum

Exultet in notazione moderna.

In questo brano dell’Exultet (o Preconio Pasquale) per ben due volte si fa riferimento alle api che producono la cera con la quale si confeziona il cero e si alimenta la simbolica fiamma. Alcuni artisti a Roma negli anni ’70 si sono dedicati alla realizzazione di ceri pasquali dipinti a mano. L’ultimo negozio a Roma della storica cereria “Pisoni”, fino alla fine degli anni settanta, ancora vendeva ceri pasquali di pura cera dipinti a mano. Nel frattempo si è recuperata la tradizione del cero dipinto a mano con i simboli della Resurrezione. Anche la Basilica di S. Pietro ha sempre mantenuto la tradizione del cero pasquale autentico e dipinto.

Cero pasquale col simbolo della fenice.  

Cero pasquale 2022” Passaggio del Mar Rosso” Cattedrale di Monopoli.

Esso è fondamentale anche per la benedizione del fonte battesimale: fuoco e acqua sono i simboli della vittoria di Cristo sulla morte. La luce gioiosa di Dio trasforma l’acqua di morte nell’acqua della vita. Il cero pasquale può essere immerso parzialmente nell’acqua una o tre volte (nella recente veglia è stato immerso per tre volte) dal celebrante, mentre benedice l’acqua.

Benedizione dell’acqua col cero pasquale.

L’importanza del cero pasquale solennemente acceso nella Notte Santa, si evince anche dall’ampio spazio che gli dedica l’antico inno dell’Exultet riportato nel Messale Romano, che annuncia il glorioso evento della Resurrezione di Gesù. Questi inni pasquali, nella storia, venivano anche chiamati Laus Cerei. Nella messa in latino dopo il vangelo, in cui si è proclamata la salita al cielo di Cristo, si spegne il cero a raffigurare che Gesù Cristo non è più sulla terra (come lo è stato nel periodo dopo la propria Resurrezione) ma siede alla destra del Padre.

Mentre prima della riforma liturgica di Paolo VI il cero rimaneva acceso in ogni celebrazione dalla Veglia pasquale alla solennità dell’Ascensione di Gesù, ora il cero rimane acceso durante i cinquanta giorni del tempo di Pasqua cioè fino al giorno di Pentecoste.

Controtenore Nicolò Tommaso Tanzella “Qui sedes ad dexteram Patris” dal Gloria di Vivaldi, Basilica S. Nicola, Bari

Nicolò Tommaso Tanzella, controtenore. Italia.

Ricordiamo che la candela accesa LA LUCE è presente nelle liturgie. Basti ricordare il 2 febbraio giorno della Candelora; giorno in cui si ricorda Gesù che viene presentato al tempio, dopo 40 giorni dalla nascita, e il sacerdote in processione dopo aver distribuito i ceri accende e benedice le candele per simboleggiare la Luce di Cristo tra noi e noi che siamo Luce attraverso lui.

Don Francesco, giovane e convinto sacerdote dell’UNITA’ PASTORALE del Centro Storico di Monopoli, nell’omelia del 2 febbraio nella chiesa di santa Teresa ha chiesto all’assemblea se si può fare a meno delle candele! La sua risposta (riportando quella di un altro sacerdote) è stata: sì, perché la candela è un simbolo, il simbolo della luce che siamo noi cristiani; quindi la luce, la fiamma, quella candela siamo noi pertanto può anche non esserci. E’ chiaro che il rito è importante per ricordare a tutti i cristiani chi siamo e come dobbiamo evangelizzare per essere la luce, la fiamma, Cristo tra le genti. Una candela si accende anche durante il battesimo a significare sempre che da quel momento siamo fonte di Luce, Luce per le genti, la Luce generata da Cristo. Durante la celebrazione del battesimo dei bambini sotto i sei anni, uno dei genitori accende una candela al cero pasquale, mentre il celebrante pronuncia le seguenti parole che evidenziano il cero simbolo della Pasqua e della fede che scaturisce da essa:

“ A voi, genitori, e a voi, padrini e madrine,

è affidato questo segno pasquale,

fiamma che sempre dovete alimentare.

Abbiate cura che i vostri bambini, illuminati da Cristo, vivano sempre come figli della luce e perseverando nella fede,

vadano incontro al Signore che viene, con tutti i santi, nel regno dei cieli”.

Nel battesimo dei bambini in età di catechismo e degli adulti la candela accesa al cero pasquale è consegnata direttamente al battezzato. Dalla riforma liturgica decretata dal Concilio Vaticano II, il cero pasquale è acceso anche durante la celebrazione delle esequie. Generalmente è presso la bara del defunto, al posto di un numero variabile di candele, con il significato di illuminare il mistero della morte alla luce di Cristo risorto. Ogni cosa, ogni gesto, ogni essere al mondo ha una dimensione simbolica. Il pavone, insieme al cervo, al pellicano, al leone,  all’agnello o alle api, è simbolo caro ai cristiani. Lo scorso anno il simbolo raffigurato sul cero pasquale della parrocchia santa Teresa in Monopoli era un pavone.

Cero pasquale con pavone.

Per la Pasqua 2022 sul cero è stato realizzato, un pellicano.

Particolare del cero pasquale con pellicano.

La Pasqua del 2022 è stata apostrofata dai media come “Pasqua della ripartenza” indicata come la ripartenza dopo la pandemia, ricordiamo quella del 2000 come “Pasqua del millennio” quella del 2016 come “Pasqua dell’Anno della Misericordia” (a tal proposito ricordiamo che la “Seconda Domenica di Pasqua” è chiamata “Domenica della Divina Misericordia”, come dalle richieste fatte a Santa Faustina da Gesù e che papa Giovanni Paolo II ha soddisfatto canonizzando anche la polacca e preziosa suor Faustina).

Per i cristiani la Pasqua della ripartenza non è quella (in ogni caso, cosa buona e giusta) dei B&B, delle ristorazioni, del turismo e quant’altro ma quella della ripartenza del cuore, la ripartenza da se stessi, perché dopo questo periodo niente sarà più come prima, senza pensare al passato ma guardando avanti”.

Cero pasquale con pellicano.

Un pensiero di don Peppino dall’omelia della veglia pasquale 2022 in Santa Teresa a Monopoli. Tornando al simbolo sui ceri pasquali ricordiamo che la parola “simbolo” dal latino symbolum, dal greco simbolon (verbo symballo), vuol dire metto insieme, conchiudo, da syn – metto insieme, e bàllo ­- getto. Gli antichi Greci usano il simbolo come mezzo di riconoscimento, di controllo, costituito da ognuna delle due parti ottenute spezzando irregolarmente in due un oggetto (per esempio, un pezzo di legno), che i discendenti di famiglie diverse conservavano come segno di reciproca amicizia. Si chiamò simbolo la “tessera hospitans”, cioè l’anello spezzato in due pezzi, che tenuti da due famiglie ne comprovava l’ospitalità data o ricevuta, o la fede matrimoniale e così via.

L’aspetto simbolico è qualcosa di profondo e alto.

Prove prima del concerto. Studenti della Prof.ssa Flora Marasciulo “O profumo sottil” da La rondine di Puccini, Salone delle Muse, Bari.

Flora Marasciulo.

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