domenica, 24 Novembre, 2024 5:18:48 AM

Leandro Annese…la costante del mio percorso è

di Gianni Pantaleo.

Si guarda intorno e percepisce sfumature dell’esitenza, invisibili. Ha una “frequenza” elettrica non comune, altrimenti non sarebbe un artista. In realtà Leandro Annese ha quella sensibilità introspettiva aliena, il che lo presenta come un’entità di altre dimensioni, giramondo su questo pianeta, per carpire l’animo umano e tradurlo in linguaggio visivo. Quella che segue è un’intervista paziente e serena perchè seguirlo, nel suo vagabondare tra i misteri delle emozioni umane, non è stato facile. Serena perchè torvarmi di fronte a Leandro Annese, ti carichi di una tranquillità che solo gli esseri spirituali sono scevri dalle nefandezze quali la rabbia, l’invidia, l’arrivismo, l’individualismo, l’EGO!

                               Leandro Annese

Restiamo ancorati al principio che danzare è una delle forme di comunicazione più istintive dell’uomo. Il passo, il gesto, il viso… Quali le ragioni di una scelta fatta di “dialogo” fisico e non con la parola?

Una costante del mio percorso è la predilezione per le arti visive, alle quali il gesto fisico appartiene, questo ha permesso che la mia scelta di comunicare con il corpo (e non solo) si rinnovasse nel tempo ma con motivazioni diverse. Quando ero molto giovane dialogare con il corpo era per me un modo immediato per affermare me stesso, le mie idee, la mia strada, nel desiderio giovanile di dire “io esisto”. Oggi devo dire che ciò che mi affascina ancora del linguaggio del corpo è la memoria che lo stesso conserva: lo scorrere della vita si registra sul corpo e nel corpo e questa è per me una fonte inesauribile per la creazione.

La scelta, quindi, è dettata dal suo background. Quali strade ha percorso, allora, per esprimere con la danza, il suo universo creativo?

Nella definizione della mia realtà creativa devo rinoscere una grande ”fortuna”, ma anche questa è una scelta, e cioè quella di affiancare alla danza lo sguardo costante a molteplici altri linguaggi. Fondamentali sono stati per me gli accadimenti degli anni ’80,’90 quando le avanguardie dell arte contemporanea hanno sviluppato l’uso del corpo come strumento. Mi viene di citare la body art, le varie forme di happening berlinesi di quegli anni fino alle espressioni di Marina Abramovich dove l’anima della performance é nella relazione tra artista e pubblico. E poi le arti figurative, la fotografia, il teatro e la musica. Tutto questo ‘arcobaleno’ ha formato il mio universo creativo.

                                  Marina Abramovich

Ho difficoltà a considerare un lavoro teatrale nel suo specifico. L’interpretazione è vastissima. Danza, musica, prosa… La parola teatro, ingloba tutte le arti visive e sonore, le definisco allora “opere teatrali”. Le sue sono “opere teatrali”. Di fronte alle sue opere c’è il Teatro. Quindi un profondo studio del Teatro. Per ordine: quale opera teatrale la convinse a scegliere questa professione? Glielo chiedo perché è la genesi della sua creatività.

Davvero complicato scegliere tra le tante un opera teatrale determinante per il mio percorso. Direi senz’altro che fondamentale è stato l incontro della danza nel teatro di Pina Bausch e il suo concetto di “danzattore”, ma più in generale sono sempre stato attratto da opere ed artisti sempre tesi in più direzioni:mi permetta di citare una grande della musica italiana da poco scomparsa:  Milva. Capace di passare dalla musica popolare a quella colta, dalla strada al teatro. Ecco questa è l’arte che mi ha sempre illuminato, e gli artisti che hanno il dono della comunicazione universale.  Mentre le parlo mi viene in mente una cosa che voglio dirle:quando da ragazzo mi chiedevano cosa volessi fare da grande, non rispondevo mai il ballerino ma il performer!… Credo che intendessi ‘colui che parla a tutti’!

 

Ho necessità di “storicizzare” lei: Leandro Annese. I principi estetici e sentimentali che applica nelle sue coreografie. In principio era…la strada. La gente qualunque. Continui lei…

Mi prometto di non storicizzarmi troppo altrimenti mi fa sentire troppo grande all’anagrafe!!! Scherzo!!! Si dice bene, il principio della creazione di un lavoro per me sta sempre nella strada, nella gente comune. Ispirante é l ascolto delle anime, delle cose quotidiane semplici come trovarsi con la persona amata d’avanti ad un calice di vino, per citare alcuni motivi di lavori portati in scena, o la bellezza che si trova nel ricevere e donare un fiore. Non c’è da guardare molto in là, esiste tanta bellezza accanto e dentro ciascuno di noi… Basta imparare a guardarla.

 

                        Milva (1939-2021)                                                          Pina Bausch (1940-2009)

Nel tempo le sue coreografie si sono evolute andando a fare più una ricerca introspettiva che “solo” coreografica. I suoi lavori hanno poi raccontato. A tanta bellezza, c’è però anche malinconia. E’ un pop-romantico. Esterna l’emozione di un malessere? L’amore non sempre è gioia…

Sono felice che si riconosca l?evoluzione introspettiva del mio lavoro coreografico e le dico che è stato voluto in linea con altri aspetti della mia vita privata. Mi riferisco per esempio al mio amore per lo yoga, la meditazione e tutto ciò che è crescere seguendo la strada del ‘dentro di noi’. L’amore non è sempre gioia dice lei, bhe si ma per me sono due facce della stessa medaglia, é il dualismo che ci appartiene in tutti gli aspetti della vita. Felicità, tristezza, malinconia e gioia sono solo aspetti momentanei di una completezza dell’umanità che va solo accettata e vissuta pienamente.

 

Dalla strada lei non osserva solo gestualità e movimento, ma approfondisce quel “gesto” quel “movimento”. Ritiene che ogni uomo sia una storia?

Non solo credo che ogni uomo sia una storia ma le dico di più: ogni uomo si fa portatore di ciò che spiritualmente eredita, dalla famiglia, dalla società che lo accoglie, dalle relazioni che instaura e anche quelle da cui sceglie di allontanarsi. E si, ogni uomo è storia e le storie appartengono a tutti e credo che in questo poi ci sia la magia del teatro,l interscambiabilita’ tra chi sta in scena e chi in platea.. Le storie, come nei romanzi sono di tutti.. Questa è la magica vicinanza che il teatro crea…

Storie di uomini, ma anche storie di donne. Disparità di espressioni? Mi spiego: lotte e ribellioni sociali agli stessi diritti, hanno migliorato il “pensiero” tra uomini e donne? Crede che si ritrovino?

Tanto è stato fatto a riguardo ma credo che certe disparità siano sempre difficili da superare del tutto. Questo perché l uomo come dicevo prima é tesò tra poli opposti e farebbe bene a tutti trovare un equilibrio personale interno, ciò che accadrebbe poi fuori sarebbe solo un luminoso riflesso.

In una interessante precedente intervista, spiega il bisogno di “cercarsi”, anche comunicando con gli occhi. C’è molta poesia in questo suo pensiero. Lei è un uomo prestato a fare il coreografo. Apprezzo molto questo suo essere un “umanista”. Ma, mi scusi: non tutti gli uomini sono artisti. Quale il confine che artisti come lei hanno varcato?

Ritengo che ci siano tanti modi per comunicare, lo é ed è bellissimo anche il silenzio. Non credo però che questo sia un privilegio degli artisti, penso invece che sia una prerogativa della uomo:lartista ha solo dei mezzi in più ma la fiamma che accende il bisogno di esprimersi è di tutti, non a caso ho sempre ritenuto che tutti gli uomini siano potenziali artisti e non dipende dalla professione. Io ho la fortuna di fare arte con il mio lavoro ma ho conosciuto tanti che pur facendo altri mestieri hanno il cuore di chi attraversa la scena.

“Aimsha” (2018), “Satya” (2019), “Two per tu” (2019), titoli importanti e contenuti poderosi: comunicazione, verità, passione, amore… Se non la conoscessi, le direi che lei cerca utopie. Sbaglio?

Non sbaglia se mi fa ricordare di essere un idealista che sogna ad occhi aperti e per questo le dico un convinto si nella consapevolezza che l utopia è per me la parte più vera ed entusiasmante della realtà.

Quindi, deduco, che i suoi spettacoli sono messaggi. Moniti. Ma lo sa, allora, che il suo non è un lavoro di coreografo? I suoi danzatori, hanno tutti anima. E’ merito suo. Sa perché? Lei fa della danza, filosofia coreografica. Sto alludendo a Immanuel Kant, sig. Annese, mica poco: rivoluzionario della ricerca del sentimento metafisico e romantico. Sono piacevolmente sorpreso e mi congratulo… Per raggiungere questo karma, bisogna privarsi della materia, del proprio corpo. Percorso sofferto. Per raggiunge la felicità è necessario soffrire?

Sono lusingato per i grandi riferimenti a cui allude, lei mi parla del karma e posso dirle che per me l evoluzione spirituale sta davvero nel quotidiano,nelle cose piccole all apparenza,lo sforzo è nel saperle vedere e purtroppo l epoca che viviamo non si muove a favore. Non credo neppure che lo spirito possa privarsi della materia in questa vita, semmai abbiamo la possibilità di partire proprio dal corpo, dal tangibile, per andare oltre… E non è sofferenza tale attraversamento, é piuttosto “sacrificio” inteso come ciò che é sacro, ciò che è bellezza in noi.

Lei applica con la danza, questa ricerca interiore. I suoi spettacoli sono ambienti, dialoghi, comunicazioni, amore. Siamo all’ideale umano. Con la sua profonda meditazione, ha raggiunto il suo obiettivo?

Se ripenso ai miei lavoro devo dire che sono felice di ciò che racconto, grato per gli strumenti che ho e commosso nel vedere i danzatori crescere: per me loro sono linfa vitale. Riguardo gli obiettivi direi che ho ancora tanto da fare e scoprire e questo mi piace forse perché appartengo a quella categoria di persone che ama più il percorso che l arrivo.

 

La spiritualità degli uomini, quindi, è la continua ricerca di comunicare amore. Vederla in palcoscenico è anche vederla dentro: lei non nasconde nulla di sé stesso. E’ un requisito che chiede ai suoi danzatori?

Più che con il chiedere cerco con un lavoro attento e molto lungo nel tempo di dare loro i mezzi per essere se stessi, in fondo vorremmo tutti mostrarci per ciò che siamo ma in un mondo  che ci vuole mascherati non è facile e a lungo andare le maschere ci ingrigiscono. La mia responsabilità è proprio quella di crescere i danzatori con verità aiutandoli a far uscire la parte più autentica e più vera..nell autenticità risiede la salute.. Occorre tempo e pazienza infatti i miei danzatori sono  anagraficamente
‘adulti’ per i cliché della danza ma è una cosa di cui vado molto fiero!

La dolcezza di questa intervista è dettata dal suo stato d’animo: emana serenità. E’ un traguardo raggiunto della sua vita?

Mi piacerebbe far rispondere a chi mi vive ogni giorno ma se le ho trasmesso un po’ di serenità mi fido di lei. Mi permetta però di dirle che in questa piacevole chiacchierata ho sentito nelle sue domande discrete tanta attenzione, tanta cura e questo da a me serenità … Quindi grazie!!

 

E…domani?

Domani?…. Domani mi auguro di continuare a sorprendermi delle cose semplici, delle cose che abbiamo intorno perché credo che tutti abbiamo ciò che serve, e anche di più, per essere felici…. Basta ogni tanto fermarsi per poterlo “vedere”… Buona vita a tutti!!

Il mio lavoro, come per gli altri miei colleghi, ha un privilegio: conoscere e imparare continuamente da personalità con le quali ti confronti per crescere dentro. Riconoscere che quell’IO che tutti noi abbiamo, è solo una infinitesima parte di un universo di pensiero. E tutti, a proprio modo, diamo il nostro contributo rendendo questo pensiero il dono meraviglioso avuto da Uno che oltre i mondi, oltre gli universi, è più grande di noi. Forse la meta di Leandro Annese è questa: arrivarGli il più vicino possibile.

Gianni Pantaleo.

https://lasttv.it/il-teatro-incontra/video/0/7

https://www.youtube.com/watch?v=zA7aeRJ011o

https://www.youtube.com/watch?v=zA7aeRJ011o

https://www.youtube.com/watch?v=SB0LpTpODPE

https://www.youtube.com/watch?v=OsJmoOyfm5E

Supervisione a cura di Anna Landolfi.

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