giovedì, 19 Dicembre, 2024 9:49:45 AM

Marilyn Monroe, la stella eterna

Di Vittoria Loiacono.

Marilyn Monroe.

Nell’incredibile firmamento delle stelle, una più di tutte brilla: Marilyn Monroe. Tutti abbiamo di lei un’immagine di tenerezza al di là dei ruoli nel cinema interpretati.

Conserviamo per lei affetti provati per una sorella, un’amica, una cara amica. Forse perché troppo donna e poco diva.

Diva lo divenne dopo la sua morte. Ma durante la sua carriera è stata più amata come donna che come attrice.

I suoi ruoli sono stati spesso identificati come una svanita, bellissima ragazza della provincia, piovuta in città in cerca di fortuna. E così dopotutto era: spesso ospitata in case famiglie, la sua di origine pare non sia stata tra le più equilibrate.

Ad oggi identificare il padre naturale della Monroe è incerto. La madre in difficoltà spesso economiche e psicolabile, ebbe tre mariti e un po’ di amanti.

Affidata ad una coppia di Los Angeles, restò con loro fino a sette anni. Presa in custodia dalle autorità statali, passò sotto la tutela di un’amica della coppia per poi essere affidata all’orfanotrofio Children’s Home Society di Los Angeles, dove rimase per tre anni.

Numerosi furono gli affidi a coppie, purtroppo non felicissime di averla con sé. Maltrattamenti, violenze verbali e pare, molestie.

La mancanza di un’infanzia serena è stata senza dubbio una delle ragioni del forte legame affettivo che in età adulta, riversava negli uomini.

Uomini potenti, colti, affascinanti e affascinati da questa bellissima eterna ragazzina. Marilyn Monroe, prima che diventasse

Marilyn Monroe (n.d.r. Norma Jane Baker, suo vero nome), a diciannove anni lavora in fabbrica, alla sezione impacchettamenti paracaduti. Siamo nel 1945, gli Stati Uniti sono in guerra in Europa e un fotografo militare entra in fabbrica per fotografare le ragazze più belle e “tirare su il morale” ai soldati sul fronte.

Il destino accende una luce su questa ragazza: le foto arrivano in un’agenzia pubblicitaria: la Monroe arriva nelle case degli americani.

L’agenzia capisce che l’immagine di questa ragazza ha una bella presa sul pubblico, è meglio dire che la sua immagine “vendeva”. Arrivare negli “studios” di Hollywood, il passo fu breve.

Marilyn Monroe aveva talento e come spesso accade, gli sudios “costruirono” il personaggio Monroe, schiarendole i capelli, insegnandole a sorridere e a usare la voce in mezzo tono minore per darle quell’aria di ragazza “svenevole”.

Tra i tanti gossip dell’epoca, si diceva che la famosa andatura della Monroe altri non era uno dei tacchi che indossava, era di un centimetro meno lungo dell’altro.

Da qui la famosa andatura a “budino” che tanto fece sognare gli uomini soprattutto nei film “A qualcuno piace caldo” (1959) e “Quando la moglie è in vacanza” (1955).

L’ascesa della Monroe nel cinema fu folgorante. Indubbia era la sua passione e la sua bravura. La sua immagine di donna solare, ingenua e bella, entrò nell’immaginario collettivo di tutti gli uomini del pianeta.

Le donne stesse la videro come un modello da imitare ancora oggi largamente adottato nel comportamento e nella moda.

Molti registi se la contesero e molti i nomi famosi: Billy Wilder, George Cukor, John Huston, Jean Negulesco.

La produzione cinematografica di Marilyn Monroe fu ricca di numerosi personaggi femminili e le sue interpretazioni furono sempre professionalmente impeccabili e realistiche.

Nel film “Niagara” del 1953 di Henry Hathaway, veste il ruolo di una moglie bellissima e sensualissima erosa dalla passione per un amante che la segue in vacanza col marito.

Il film la rappresenta come una donna senza scrupolo e pudore concentrata senza preoccuparsi del tormento che il marito prova di fronte all’evidente tradimento della moglie.

Tragico finale, la moglie perderà la vita dalle mani del marito. In questo film incarna la femminilità assoluta, quasi non esistesse altra qualità in una donna.

Proprio il suo aspetto seducente, costruito però a tavolino con le case di produzione hollywoodiane, la fecero diventare il sogno americano.

Ma Marilyn Monroe non era così. Per moltissimi attori e attrici, entrare in una “parte” che non è la sua natura è un atto di professionismo puro, interpretare un ”anima” che non è la propria è faticoso e destabilizzante quando sei tutti i giorni sul set a “vivere” un ruolo che non è tuo.

Ma è il lavoro dell’attore. E il pubblico ti vuole in quel ruolo. Ti ama proprio perchè interpreti un personaggio che con i loro occhi, si identifica, sogna, desidera.

Marilyn Monroe era di un’acuta intelligenza imprenditoriale: cantante, produttrice televisiva, attrice, benefattrice. Fuori dai set, la Monroe era tutt’altro che la “svanita” sensuale ragazza della porta accanto.

Non era colta, il passato vissuto tra le famiglie tutrici, la scuola assente per ragioni di povertà in casa, non impedì di essere affascinata dagli intellettuali (v. Henry Miller) e politici.

Essi stessi erano incantati da lei. Il suo interesse per questi ideali di uomini erano senza dubbio di senso di protezione e sicurezza che le trasmettevano.

Se “infedele” sui set, Marilyn Monroe non lo era nella vita privata. Anzi: subiva quello che nei film lei interpretava: i tradimenti.

Nonostante amassero una delle donne più belle del mondo, le sofferenze provate la minarono psicologicamente.

L’incostante affettiva e la fine delle storie d’amore, le ferirono l’equilibrio interiore. La carriera alle stelle non seguì di passo quella privata. L’amore ebbe ragione sulla carriera.

Si spense suicida per fatti noti a tutti, il 5 agosto del 1962 entrando nel firmamento delle stelle.

Vittoria Loiacono.

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