venerdì, 26 Aprile, 2024 9:37:06 AM

Il film di intrattenimento: il musical di Hollywood

di Giulia Volturno.

“Da qualche parte oltre l’arcobaleno il cielo è azzurro e i sogni impossibili diventano realtà”

cit. “Il Mago di Oz”.

Negli anni Cinquanta del Novecento, nel cinema americano esisteva una forma di intrattenimento, il musical filmico, basato su una innovativa tendenza spettacolare, frutto dell’unione di più forme artistiche quali: danza, canto, musica e prosa. Tale cliché aveva preso in prestito molta materia dallo spettacolo di Broadway, rivelandosi infatti una combinazione di teatro e cinema, rompeva lo schema tradizionale della commedia musicale nata già negli anni Venti, mettendo in discussione la finzione e la condizione reale. Il primo film sonoro e canoro prodotto nel 1927 e diretto da Alan Crosland è stato The Jazz Singer. Il salto dalla rivista al musical è stato abbastanza veloce, indirizzandosi verso un lavoro dalla struttura più complessa dal punto di vista drammaturgico e musicale, adottando un modello metalinguistico, integrando agli stereotipi del musical quelli della commedia. I principali interpreti, attori, registi che si sono avvicendati in un prodotto di arti performative, che hanno costruito la storia di quel cinema sonoro fatto di musica, canti, sketch comici sono stati: Fred Astaire, Ginger Rogers, Gene Kelly, Stanley Donen, Judy Garland, Mickey Rooney.

Fred Astaire (1899-1987), Ginger Rogers (1911-1995).

Mickey Rooney (1920-2014), Judy Garland (1922-1969).

I musical più riconosciuti.

Si  ricordano alcuni dei musical più conosciuti in un ampio arco di tempo: The Wizard of Oz (1939), The Pirate (1947), Un Americano a Parigi (1951) di Vincente Minelli, Singing in the Rain (1952) di Stanley Donen e Jane Kelly, Sette Spose per Sette Fratelli (1954), Funny Face (1957), West Side Story (1961), Mary Poppins (1964). La produzione musicale diviene sicuramente l’espressione di una generazione che racconta la storia di un periodo in via di ripresa dopo gli anni della Grande Depressione, verso lo sviluppo industriale ed economico della società americana, con l’obiettivo di mostrare attraverso l’apparenza del teatro e del cinema un momento meraviglioso di quotidianità, una testimonianza di conquista e di crescita in una situazione contestualmente progettuale. A differenza della produzione teatrale, la bellezza e la magia del canto e della danza sono a disposizione di una riscoperta della gestualità quotidiana, ingentilita e abbellita da un dinamismo del corpo che affascina, anticipando la narrazione, fatta di numeri musicali, presi in prestito dal teatro ma restituiti in maniera del tutto originale. La musica accompagna azioni e parole, è alla base della costruzione diegetica, mentre i suoni si trasformano in un linguaggio linguistico.

Stanley Donen (1924-2019).

https://www.youtube.com/watch?v=4P_tyRcAGeg&list=RDJfWVD15qpxA&index=3

Il ruolo di Hollywood nella vita degli americani.

Hollywood non arretra nella sua produzione, ma assumendo un ruolo primario nella vita degli americani, punta a un lavoro affascinante e onirico, ad atmosfere incantevoli in cui la forma diventa l’oggetto dell’intreccio. La danza è il motore che accende i riflettori su un sistema acrobatico esplosivo proteso al puro e spensierato divertimento, a un ritmo coinvolgente e sfrenato di corpi affascinanti, inclini a rappresentare la cultura americana. La peculiarità del musical rispetto ad altri generi cinematografici, consiste sostanzialmente nell’importanza data alla relazione tra il racconto e lo spettacolo nel meccanismo narrativo. I diversi registri si alternano all’interno del racconto, e le performances cantate e danzate rappresentano un intrattenimento, un momento di puro piacere. Infatti l’uso di piscine, luna park, parchi, ampi spazi è più frequente e maggiormente adoperato rispetto al teatro, che non riesce a mascherare la finzione. Il cinema si è liberato dalla teatralità grazie alla macchina da presa, entrando nella popolarità del grande schermo, mettendo in risalto i primi piani dei nuovi divi, svelando l’intimità delle situazioni senza sfumature intermedie. Anche l’introduzione del Technicolor, con ampi movimenti delle macchine da presa rendono ancor più spettacolare l’azione combinata dei movimenti, dei suoni e dei sentimenti, dei contesti drammatici e comici.

Hollywood e Broadway.

Ma allo stesso tempo la produzione cinematografica imita quella di Broadway con il tip tap, lo schiocco delle dita, quel ritmo risuona su quella pista divenendo un modello che affascina ancora le ultime generazioni. Se si ripensa ai primi film spettacolari degli anni Trenta del Novecento, coreografati dal famoso Busby Berkeley, si notano delle sostanziali differenze, come lo show e il racconto erano evidentemente separati in quest’ultimo, invece nella nuova produzione questa frattura è eliminata grazie all’integrazione delle due parti. I film musicali di Berkeley furono creati in armonia con lo spirito collettivo della New Deal, puntando soprattutto sull’eccessivo lavoro visivo, utilizzando dei canoni estetici più artificiali e meno naturali, tesi a spezzare la diegesi del racconto, per far si che il numero danzato o cantato acquistasse un valore spettacolare esclusivamente d’immagine fine a se stesso. La sua produzione cinematografica vanta un grande numero di pellicole tra le quali si ricordano Gold Diggers of 1933 (1933), 42nd Street (1933), Footlight Parade (1933), Ziegfeld Girl (1941), Banana Split (1943). Un plot basato su grandi architetture spaziali, con fontane, giochi sull’acqua, gru, scale, effetti luce, pianoforti, con riprese panoramiche grazie alla tecnica top shot che accentuavano quel senso di spettacolarità fatta di luccicanti e favolose scene come sculture in movimento, ricche di magiche ragazze e un défilé di volti non necessariamente capaci di danzare, ma semplicemente abili nello sfilare in lunghe passerelle. Una produzione felice di circa dieci anni di musical in acqua è stata quella realizzata dall’elegante Esther Williams, una campionessa di nuoto che ha recitato danzando numerose coreografie filmiche in grandi piscine, si ricorda un film famosissimo come: Bellezze al Bagno (1944). Sfruttando le riprese dall’alto si puntava sulla spettacolarità di disegni coreografici fatti da numerose ragazze in costume da bagno che si esibivano creando figure meravigliose di stelle, fiori e svariate forme geometriche, anche sotto l’acqua.

https://www.youtube.com/watch?v=BNlyz1eBRB4

Fred Astaire e Ginger Rogers.

Con la comparsa sulla scena di Fred Astaire e Ginger Rogers, una coppia vincente, la danza elegante e glamour strutturata e studiata nei minimi dettagli, domina il musical non più come ornamento bensì diventa una componente fondamentale. Fred Astaire ha avuto una lunga radiosa carriera di raffinato ballerino quasi sempre indossando il frac, ebbe successo nel 1933 nel film Flying Down to Rio, dove si ricorda la famosa scena delle ballerine disposte sulle ali di un aeroplano. Nel musical è evidente che il canto e la musica sono le arti essenziali, ma anche la danza è la componente indispensabile che pian piano diventa un’arte affermata e assoluta, una pratica decisamente più avanzata, infatti l’armonia del corpo, delle linee, dei muscoli potenziati dai volteggi, salti, esercizi fisici veloci e molto ritmati costruiscono un capolavoro. Si ricorda che anche il famoso coreografo George Balanchine ha creato coreografie per Broadway e Hollywood: On Your Toes (1936), The Goldwyn Follies (1938), Western Symphony (1954), Stars and Stripes (1958). Così molti danzatori provenivano e hanno frequentato le più famose scuole di danza americane.

Gerge Balanchine (1904-1983).

Il musical negli anni a seguire è stato rivisto ma anche ha ispirato altre forme creative, dopotutto è un genere che non si è estinto ma che ha superato se stesso, grazie alle innovazioni tecnologiche e filmiche, imponendosi al di fuori dei soliti schemi produttivi, si è evoluto con nuove suggestioni, nuovi simboli, nuovi personaggi suggeriti dal progresso del tempo e dello stile di vita della società. Negli anni Sessanta, ormai il musical aveva ampiamente oltrepassato il periodo d’oro, che ha visto la produzione di centinaia di film. Il numero di quelli generati sarà largamente ridotto, infatti si assiste a un declino a causa della diffusione della televisione, della scomparsa dei grandi studios e soprattutto si riconosce l’avanzata di altri interessi e di altri generi cinematografici.

Giulia Volturno.

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