di Flora Marasciulo.
Antonio Marzano, baritono.
Buon vento a tutti! Si parte! Parliamo di formazione di come l’artigiano della voce, cioè il maestro di canto, plasma la materia prima in questo caso la voce che come un blocco di marmo, sia esso pregiato come il marmo di Carrara o come una roccia qualsiasi, viene scolpita.
I grandi maestri del passato erano in grado di comprendere il tipo di voce di uno studente da tanti piccoli ma grandi segnali. Non c’erano i computer, le registrazioni e tutti i media che esistono oggi. L’insegnante era come un nocchiero che guardava il cielo per comprendere, in base alle stelle, la rotta da seguire.
Quando si presenta un giovane apprendista si deve verificare quanto interesse effettivo abbia per lo studio del canto, quanto sia disposto a sacrificarsi ossia studiare e tutto quello che questo comporta insieme a tante altre considerazioni, e soprattutto, ma direi a parità delle altre condizioni verificare la materia prima cioè la voce.
Le prime domande che il docente ascolta sono: “che voce ho?”, “cosa sono?” (Soprano, tenore ecc. piccola informazione per chi non è del settore: le voci vengono classificate in categorie partendo dalle più acute abbiamo tra le voci femminili il soprano, il mezzosoprano e il contralto; tra le voci maschili il tenore il baritono e il basso. In seguito entreremo in merito alle peculiarità vocali).
Detto questo se uno studente non è dotato naturalmente di una impostazione perché può capitare in natura, molto raramente, il maestro di canto deve trovare o dare l’identità a questa voce. Oggi il docente di canto si avvale della collaborazione di altri professionisti quali: il foniatra, il logopedista, lo steopata ecc.
Cosa fa oggi un insegnante di canto? Come deve comportarsi? Domande a cui cercheremo di dare risposte su basi concrete con testimonianze e interviste.
Tra i miei studenti diplomati con il massimo dei voti al Conservatorio “N. Piccinni” di Bari che hanno cominciato senza identità vocale c’è Antonio Marzano baritono-logopedista che ci racconta il suo percorso di studi. Riporto le sue parole che non hanno bisogno di commento:
“La mia consacrazione a studente di canto presso il conservatorio di Bari, avvenne nel 2009, dopo l’incontro con la Prof. Marasciulo e l’esame di ammissione in Conservatorio. Per me era un mondo nuovo, magico e “misterioso”: il confronto con i miei colleghi studenti e con gli altri artisti era sempre terreno di crescita e di condivisione. Approcciarsi allo studio del canto è stato traumatico per le prime volte: è un’arte difficile da tramandare e ancor più difficile da decodificare, se non con la musica stessa!
Lo studio del canto è prima un lavoro su noi stessi e sulla nostra percezione di noi e in secondo luogo di ciò che ci circonda: riuscire a incorporare la direzione che il maestro indica dopo che egli stesso ha dovuto tradurre ciò che sta accadendo dentro di noi. E per far questo, spesso vi è necessità di un maestro con una spiccata sensibilità musicale ed acustica. Il mio percorso di studi con la mia docente è stato colmo di difficoltà, legate al mio percorso universitario contemporaneo.
Ma fortunatamente ho trovato dinanzi a me una maestra molto comprensiva e paziente che ha saputo proteggermi all’inizio e indirizzarmi quando v’era necessità. Lo studio del respiro è stato il primo ostacolo, e sinceramente, è qualcosa che ancor oggi ho necessità di perfezionare, così come la ricerca degli spazi e delle cavità, oltre che del colore naturale e appropriato della mia voce.
Un altro grande ostacolo è stata la ricerca sempre più precisa di una identità vocale definita, con un repertorio cucito sulla mia voce e che potesse valorizzarmi. Dopo il conservatorio, ho pensato di continuare a specializzarmi e scegliere un repertorio che oltre a valorizzarmi potesse anche compiacere gli ascoltatori in diverse sedi di audizione o concorso.
Anche il percorso che ho seguito i primi anni è stato adeguato e costellato di successi motivazionali, come alcuni concorsi vinti qui in territorio pugliese e piccole opere messe su nei teatri nostrani che mi hanno insegnato la vita sul palco e dietro il palco. Illuminante è stato confrontarsi con altri cantanti e altri maestri, per perfezionare la mia capacità di ascolto e di giudizio.
Successivamente, la voglia e la necessità di capire sempre di più cosa si nasconde dietro il fenomeno “canto” mi ha spinto ad intraprendere studi clinici e diventare prima logopedista e poi vocologo clinico, studiando a Ravenna e diventando allievo del Prof. Fussi.
Apprendere queste nozioni, mi ha soltanto riportato sempre di più a tutto ciò che mi trasmetteva la mia insegnante dieci anni fa, quando stavo iniziando a cantare e lei tentava in tutti i modi di farmi capire come dovesse atteggiarsi il mio organo fonatorio.
Col tempo, ho capito su cosa si fonda la scuola tradizionale e belcantistica di cui sono allievo ed estimatore e sto riuscendo a spiegarmi le ragioni degli insegnamenti della mia docente nei miei primi anni di “vita canora”.
Questo e la passione per la voce, mi guidano sia nel mio percorso artistico che nel mio percorso clinico e posso affermare con certezza che lei è stata fautrice sia dell’uno che dell’altro”.
Flora Marasciulo.