Di Adele Dentice.
Amedeo Modigliani (Olio su tela 1917)
Provate per un attimo a immaginare il vostro futuro: positivo, trasparente, dove non alberga alcuna forma di negatività; un luogo dove viene eliminata ogni sofferenza, persino all’amore viene tolta ogni forma di tensione, il trasporto provocato dalla passione viene trasformato in consumo e comfort: “essere innamorati, senza innamorarsi” (Alain Badiou “l’elogio dell’amore). Nella città ideale il piacere è immediato senza desiderio dell’inaccessibile, privato della facoltà immaginativa, quella che Kant definiva Gioco. Un gioco seduttivo fatto di segreti ed illusioni, di veli e maschere in cui la diversità dei volti parla di cose non dette, la cui bellezza è un mistero che travalica l’immaginazione, svelandone lo splendore erotico. Nella città ideale, invece, non c’è traccia di ambiguità. Tutto visibile, nudo rispettando i canoni della piacevolezza dell’aspetto o della forma, ma senza rivelare alcuna complessità, senza raccontare.
Egon Schiele (Autoritratto 1912)
Volti nudi e ammiccanti, modelli unici trasparenti ed esteriori, caratterizzati da una penetrante positività, svuotati di ogni espressione, accumulati in modo meramente additivo; l’uno accanto all’altro senza alcuna storia, solo per il godimento immediato e fuggevole, volti semplicemente osceni e privi di bellezza; volti disgregati in una serie di presenti atomizzati. In questo probabile futuro non c’è spazio per il bisogno di bellezza, già pre-confezionata e distribuita online, per il brutto o per il dolore, né per l’incompiutezza, che Michelangelo concepì come ricerca di una perfezione invisibile; niente poesia, quindi, e niente teatro, luogo opaco della finzione e della seduzione; nella città ideale la trasparenza impone solo l’informazione o meglio una massa compulsiva di informazioni che, più che schiarire il mondo, lo rendono sempre meno intelligibile.
Adele Dentice.