di Valeria Cristiano.
Elisa Barucchieri è una danzatrice e coreografa con lauree in antropologia culturale e danza all’Università di Middlebury College, Vermont (USA). La Barucchieri si esprime principalmente attraverso la danza aerea, disciplina acrobatica circense che si è affermata nel mondo della danza contemporanea.
Dopo aver collaborato con miti del calibro di Carolyn Carlson torna in Italia e si innamora della Puglia: nel 2005 fonda la ResExtensa Dance Company, con la quale firma eventi di livello mondiale. ResExtensa è tra le pochissime compagnie di danza riconosciute dal Ministero dei Beni Culturali nel Mezzogiorno d’Italia. Artista a 360° gradi, la Barucchieri si occupa di arte visuale anche attraverso la fotografia, come nella mostra “Io è l’altro – The Sound Tour”, (menzionata con la Medaglia del Presidente del Republica, Sergio Mattarella), una ricerca sul corpo e sull’anima che attraverso il corpo si esprime con le meravigliose foto di Dario Binetti.
Gli spettacoli di ResExtensa sono fortemente visivi e narrativi, si basano su ricerca, progettazione ed espressione corale, includendo danza aerea ed acrobatica, video proiezioni interattive e immersive, il suono nelle più varie declinazioni e l’interazione con la luce e la musica dal vivo, la parola e la poesia.
Non manca l’impegno sociale. La Compagnia collabora infatti con medici, associazioni, nelle scuole con progetti contro la dispersione scolastica. Da sottolineare un progetto di danza contemporanea e danza in volo assistito, integrato ed inclusivo per danzatori professionisti e personale disabili, perché “in aria non ci sono disabilità”. Anche il corteo di S. Nicola, accuratamente preparato per farne un evento memorabile nel dal 2016 al 2019, vede la presenza di bambini e donne in una lettura contestualizzata dei miracoli di S. Nicola.
ResExtensa si amplia con PolArtis a Giovinazzo, una residenza per produzione e formazione nelle arti dal vivo in cui finora si sono formati e/o perfezionati oltre 250 artisti.
Uno fra gli ultimi spettacoli della Barucchieri e di ResExtensa, andato in scena lo scorso febbraio al Teatro Piccinni di Bari, è incentrato su Leonardo Da Vinci: “I sogni di Leonardo. L’uomo che intuì il volo”.
“Una volta che abbiate conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desidererete tornare” (Leonardo da Vinci).
Un’impresa poderosa, quella di “leggere” la mente di un genio, di un uomo che ha fatto mille cose contemporaneamente spinto da una straordinaria curiosità, da una ricerca instancabile, un uomo in cui luce ed ombra hanno combattuto di continuo. Luci ed ombre che trovano puntuale riscontro nello spettacolo, in cui alle opere compiute ed alle pagine chiare e comprensibili si alternano quelle spezzate ed interrogative. È ancora una volta una ricerca ed una storia sulla ricerca di un’anima elevatissima, alla perenne ricerca della perfezione, dell’armonia e della bellezza, che in questa ricerca vive l’estasi ma anche, se non soprattutto, il tormento. E come l’anima di Leonardo, anche la narrazione a lui dedicata non è lineare ma raffigura piuttosto un oceano: ad ondate, con correnti evidenti o sottomarine, con sprazzi e schizzi di schiuma, in un moto continuo di ricerca espressiva. Uno spettacolo di grande impatto con una costruzione corale. La coreografia aerea e quella a terra, le luci, la musica, le immagini, le parti parlate, i costumi e le coreografie, tutti elementi fusi assieme ma fondamentali per l’espressività totale, con lo stile ormai consolidato della Barucchieri e di ResExtensa.
“I processi creativi e cognitivi che generano l’intuizione e poi la creazione, quel suo lasciare i progetti incompiuti – spiega Barucchieri – sono stati la mia ispirazione”.
Ti inviterei a parlare più diffusamente di questa analisi.
Il seme di lavorare sulla figura di Leonardo da Vinci è venuta anni fa, quando si parlava dei 500 anni dalla sua morte, e noi eravamo in piena tournée con L’Isola Magica, nostro lavoro ispirato alla figura di William Shakespeare. Forse incoraggiata dal successo di questo lavoro in omaggio al drammaturgo per eccellenza, e profondamente innamorata di Leonardo, da sempre, ho iniziato a cercare in me come poter fare un lavoro degno, che fosse giusto e rispettoso, che potesse offrire qualcosa di importante, specifico e unico. Prendere il Codice del Volo, ‘dire’ le cose, ‘mostrare’ le sue macchine… che senso avrebbe? Lui è perfetto da solo, non sarebbe servito niente di questo, non sarebbe stato all’altezza.
E pian piano ho capito sempre di più che quello io avrei potuto offrire, dove i miei linguaggi sarebbero stati giusti, dove potevo contribuire, dove io più mi ero persa in lui: nel mistero immenso e affascinante della sua mente, nella sua insaziabile curiosità, nella sua percezione della realtà amplificata di dettagli e cura che a noi solitamente sfugge, nella sua quasi costante incapacità di finire i progetti iniziati, nella sua illuminata irrequietezza. Ecco, entrare in quella mente, vederla da dentro, sentire quel costante richiamo impaziente ed esigente tra i due emisferi, vedere le sue visioni, gustare la sua delicatezza, sentire le sue solitudini, perdermi nelle sue estasi ispirate, essere spinti dal suo bisogno di vedere e capire – io qui ho sentito di poter offrire qualcosa, e porgere una mia visione su questo punto.
Secondo punto: la creazione corale e quale metodo viene utilizzato per la creazione della totalità del linguaggio, se pensi di aver raggiunto questo obiettivo, se è circoscritto in ogni spettacolo o pensi che il traguardo non sia ancora raggiunto del tutto.
Ogni spettacolo ha una sua distintiva conformazione, come ogni persona. E ogni volta, si riparte da zero – dal capire quali sono gli ingredienti giusti, e in qual misura: movimento, luce, musica, testo, scena, costume, video, acrobatica, sospensione, tecnica, spontaneità… ogni aspetto è specifico. A volte la mia ispirazione viene da un’idea, a volte da una spinta fisica, a volte da una musica, a volte da una immagine, a volte da una curiosità o da una sfida.
A volte il fuoco è sul movimento, altre volte nell’equilibrio con la parola, altre volte è fondamentale la luce, mentre a volte sono le proiezioni, le scene… a volte il corpo è il centro, a volte è lo strumento per raggiungere altro. Sicuramente, il mio lavoro non è uno che si appoggia solamente su un linguaggio artistico a discapito degli altri linguaggi, e non riesco a pensare a un modo migliore di lavorare se non in gruppo. Il fine assoluto è sempre lo spettatore, ciò che arriva allo spettatore, ed ogni volta deve avere la massima cura possibile, sotto ogni aspetto, affinché io meriti l’attenzione del pubblico, il suo tempo e il suo cuore.
A spettacolo ormai realizzato, cosa ti ha lasciato l’incontro con il genio di Leonardo e quale è stato l’ostacolo più grande che hai dovuto affrontare?
I “Sogni di Leonardo” doveva debuttare nel 2019, ma eravamo ancora troppo occupati con altri lavori, ed è slittato al 2020, e poi, pandemia! Bumm…. È stato riprogrammato ben tre volte prima di vedere finalmente la luce, alla quarta. Questo è stato difficile – ogni volta entrare in prova e poi smettere, mi ha sballato, confuso, ribaltato tutta. Ma è stato anche un processo unico e irripetibile. Tre anni per lavorare su una creazione, anche se solo in fase teorica, è un lusso incredibile (tralasciamo il dolore, i blocchi, la devastazione economica di tutto il nostro settore in questo periodo). Detto questo, è stato anche uno spettacolo che ha visto una nascita schiacciata tra altri impegni importantissimi per la compagnia, e alla fine siamo riusciti a essere in sala per meno di 10 giorni, per creare tutto quel che avete visto!!! Meno di 10 giorni per il tutto, per un sogno in gestazione da anni!! Un po’ come la storia di Italo Calvino, sulla rapidità. Tanto tempo per pensarci, e poi un battito di palpebre per viverlo…
L’altro grande, forse banale ostacolo, è stata la parte economica – è uno spettacolo grandissimo, che merita tanto, ma per noi è difficilissimo. Prima della pandemia, avevamo una serie di spettacoli programmati che ora al momento non sono ancora stati riprogrammati, ed eravamo in un piena attività con la compagnia, e potevamo considerare certi rischi. Ora ogni passo è stato veramente fatto con il fiato sospeso… Se non avessimo il sostegno pubblico, non avremmo mai potuto fare un lavoro del genere. Abbiamo uno sponsor che ci sostiene tutto l’anno – Logica srl di Ascoli Piceno, che per me personalmente è l’equivalente di ali per un volo importante, e per questa produzione abbiamo avuto anche un piccolo sostegno da BCC Bari, che ci ha sostenuto anche durante i cortei storici di San Nicola. Sono due piccoli sostegni, ma che hanno permesso che avvenisse quella totalità del lavoro e delle arti – preziosissimi.
E, infine, la più grande difficoltà, in assoluto, è sempre l’ansia, il tenerci così tanto, il terrore di non fare un buon lavoro, di sbagliare la mira e di non riuscire a raggiungere quel che si sogna, di non riuscire a fare un lavoro che emozioni ed abbia senso…
La tua definizione dell’arte: per il percorso fin qui con ResExtensa, sembra che la dimensione sociale sia per te molto importante e che l’arte possa avere una funzione sociale: in quale direzione? Cosa ti aspetta, in termini di risultati, dal tuo impegno artistico nel sociale?
Io credo fermamente e assolutamente nel valore delle arti. Sono ciò che ci distingue, nel bene. Sono anche la nostra unica speranza anche contro tutto l’odio e il brutto che vediamo adesso. Le arti sono l’umana risposta al mistero, alla bellezza della vita e dell’universo, sono un dono per tutti, un momento di eternità e di visione del Divino. Io credo fermamente nelle arti per il pubblico, create per l’altro, mentre ho molta poca pazienza con l’autoreferenzialità.
La tua definizione di artista?
La mia definizione di artista… Per me l’artista è colei o colui che sente una chiamata profonda, esigente, inesorabile, e non può fare a meno di creare, di comunicare. È qualcuno trova un nuovo punto di vista, che trova una nuova percezione, un nuovo approfondimento. È qualcuno che sparisce nella profondità di ciò che crea, che dona tutto per raggiungere qualcosa che tocchi in profondo, che vibri all’anima, al cuore, al ventre, all’intelletto. L’artista non può, infine essere neutrale. Deve avere un punto di vista e deve avere qualcosa di importante e specifico da dire. Non è concesso essere altrimenti. L’artista è un costruttore di ponti che ci portano oltre crepacci dei nostri limiti, verso mondi di percezione magica, estremamente intimi e profondi, estremamente vasti e universali.
“I sogni di Leonardo. L’uomo che intuì il volo”
Coreografo associato Giordano Orchi
Luci di Stefano Limone e aiuto generale
Consulenza musicale Gianvincenzo Cresta
Video di Leandro Summo
Costumi di Barbara Petrecca
Scene con aiuto di Deni Bianco
e lo strepitoso corpo di ballo di ResExtensa
Valeria Cristiano.
https://artilibere.info/area-mediterranea-elisa-barucchieri-uno-spazio-per-la-danza-creativa/
Ph. Gennaro Guida, G. BELLiNGARDO, Dario Binetti.
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