giovedì, 9 Gennaio, 2025 8:02:02 AM

Roma – Mufasa: Il Re Leone

Mufasa e Scar sono impressi da trent’anni nel nostro immaginario con una scena molto specifica: Mufasa che cerca di risalire un dirupo dopo aver salvato Simba da una mandria di gnu, e Scar che conficca gli artigli nelle zampe del fratello per farlo cadere.

Sono il classico dualismo tra nobiltà e bassezza, tra onestà e fallacia, ovviamente ispirato – almeno nelle dinamiche della storia – a Re Amleto e Claudio nell’opera di Shakespeare.

Il Re Leone non nasconde certo il suo riferimento letterario, ma il prequel Mufasa: Il Re Leone prende una strada diversa per raccontare le origini del futuro sovrano.

Mufasa e Scar – che in realtà si chiama Taka – non sono affatto consanguinei, e il diritto regale è legato più ai meriti che al sangue.

I primi 39 minuti del film, proiettati dalla Disney per la stampa, inquadrano il contesto nel quale si svolge la storia, racchiusa dalla più classica delle cornici narrative.

Dopo gli eventi de Il Re Leone (il remake in animazione fotorealistica uscito nel 2019), Simba sta governando il suo regno insieme a Nala, con cui ha avuto la piccola Kiara.

Il compito di farle da babysitter tocca a Timon e Pumbaa, che cominciano subito a raccontarle una versione alternativa – e decisamente fantasiosa – della battaglia finale con Scar.

Ci pensa però il buon Rafiki a scegliere una storia più adatta: quella del cucciolo “senza una goccia di nobiltà nel sangue” che divenne Re. Suo nonno Mufasa, per l’appunto.

È da qui che prende piede la vera trama di Mufasa: Il Re Leone, progetto solo apparentemente insolito (è il prequel del remake di un classico Disney).

Non è un caso che lo studio abbia deciso di rivolgersi a Berry Jenkins, regista premio Oscar per Moonlight, qui al suo primo blockbuster.

Durante la tappa romana del tour promozionale, Jenkins rivela di essere rimasto spiazzato della proposta della Disney, e che solo grazie a sua moglie Lulu Wang (anche lei regista) si sia persuaso a leggere il copione. È stata la scelta giusta: sono bastate poche pagine per convincerlo ad accettare il progetto.

Il Re Leone è un emblema culturale che condividiamo tutti, e per 30 anni abbiamo creduto che Mufasa fosse grande perché era grande, che fosse re perché il padre era re e il nonno era re; e che Scar fosse cattivo perché era cattivo, era nato cattivo.

E’ questa idea che conta: come vieni cresciuto, più che la tua natura e vedete, in questi primi 30 minuti, Mufasa perde tutta la sua famiglia e viene portato da Taka, dalla famiglia di Taka.

E il papà di Taka è una persona cattiva, gli dice molte cose brutte. La madre di Scar invece dice a Mufasa delle cose bellissime, di essere unito alla terra, di essere unito alle sue sensazioni e dal momento che uno viene cresciuto da un genitore.

L’altro viene cresciuto dall’altro genitore, si può vedere come finiscono per condurre vite completamente diverse, diventando persone completamente diverse.

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