giovedì, 21 Novembre, 2024 6:01:07 PM

Sergio Racanati, esperire lo spazio e il tempo

di Gianni Pantaleo.

Ho un’estrema difficoltà a identificare un artista quando questi non ha una collocazione temporale. Potrei presentarvi Sergio Racanati oggi, ma avrei potuto presentare questo notevole “esecutore delle Arti” dieci anni fa, cento anni fa o anche, per immaginario padrone del tempo, tra dieci anni o tra cento anni. Chi del tempo ha il dominio, sarà sempre contemporaneo. Sergio Racanati pensa, realizza, esegue, produce se stesso, esibisce se stesso, dà se stesso attraverso quelle forme di comunicazioni in cui il linguaggio del corpo e del suono, diventano un tutt’uno con noi: noi che con lui ci fondiamo nella sua ricerca artistica. Attore, danzatore, racconta, denuncia, riflette, ci spiega che restare ancorati nello spazio e nel tempo in cui vivamo, limita e riduce quella grandezza umana che ogni individuo ha ed è. Didatta dell’umano pensiero, traduce in performance il suo mondo, un mondo visto con  suoi occhi dando un senso a questo pianeta che ci ospita e che spesso dimentichiamo di rispettare.

                         Sergio Racanati

Ricerca, introspezione, raziocinio. Componenti indispensabili per un performer. Non crede che si possa perdere il principio più naturale dell’uomo, l’istinto?

Mi piace pensare alla ricerca come ad un ecosistema. Poi ogni essere umano deve avere l’opportunità di immergersi nella ricerca. Anche in quella esistenziale. Credo nella scoperta, nello smarrimento e nell’istinto. Sono ottimi ingredienti per potersi immergere in una ricerca. 

Lei è figlio di una cultura contemporanea dell’individualismo, del contaminante, della distruzione dell’ambiente. Oso anche dire, dell’ipocrisia culturale. Attraverso il suo lavoro lei invece tenta di sottolineare criticamente queste dimensioni. Quali influenze artistiche hanno contaminato la sua ricerca?

Vivo il mio spazio/tempo o meglio esperisco gli spazi/tempi dell’esistere qui e adesso. Oggi, viviamo dentro bolle di individualismo sfrenato, di crisi ecologiche senza precedenti, sistemi politici in totale decadimento. Questi scenari alimento la mia ricerca. Sono i motori di riflessione tesi al confronto politico e sociale auspicando istanze di resilienza nell’individuo.

Qual è il suo rapporto con il pubblico?

Osare e perdere. Cito una strofa di una strepitosa canzone dei CCP -quando ancora funzionava il pensiero a Giovanni Lindo Ferretti (cantaurore, attore, scrittore n.d.r.). Scusate l’inciso.

“Darkness”, “Da casa”, “Hello word”, molti dei suoi lavori sono stati presentati con testi critici (a firma di Annalisa Rimmaudo, Alessandro Pontremoli, Manuela Gandini, ) con formati molto vicini alla letteratura. Le Lettere che abbracciano le Arti?

Bisogna essere trasversali, oggi più che mai. Ibridare i saperi possono creare nuovi scenari. Amo follemente i mix, i mash-up, i cut-up, tutto quello è fluido. Ecco mi piacciono gli attraversamenti, le trans e credo di interfacciarmi con chi è su questo stesso filone non solo culturale, ma esistenziale. Tutto quello che mi avete citato nella domanda sono dentro questo flusso. Meraviglioso.

                                                Darkness (2019)

Concentriamo l’attenzione su “Darkness”: “…indagine della dimensione dello spazio e del tempo sociale”. Arte e Istituzioni. Posso considerarla un “guerriero”? Denuncia e propone una riflessione allo spettatore, dello sfacelo intorno a lui. Ma non deprime, anzi. Sono messaggi di allarmismi finalizzati alle soluzioni per permetterci di riparare quello che distruggiamo?

DARKNESS non è solo una performance. E’ un ecosistema, Un pensiero politico. DARKNESS indaga le nostre ipotesi ecologiche in modo provocatorio cercando di sviluppare un nuovo vocabolario per la codifica di “ambientalismo” servendosi della deriva massima del capitalismo per tracciare ed evidenziare le nuove derive del discorso sull’ecologismo. Affronto il “disastro” nella sua complessità fino a toccarne la perdita vera dell’astro/corpo/essere umano. E’ una sorta di urlo, di preghiera, di allarme, di meditazione.

Sperimentazione. Ma sa che chi sperimenta è lo scienziato? Egli ha a disposizione elementi chimici, calcoli matematici, laboratori, provette e microscopi elettronici di generazione avanzata. Ho la certezza che la sua “materia” di studio siano gli esseri umani. E’ da noi (umani) che estrapola le sue opere d’arte?

Io partirei col ringraziarla, appezzando la grande fiducia nell’avere certezza. Io adoro la costante e repentina messa in discussione delle cose, dell’esistenza, del creato, delle relazioni. L’arte però non è una scienza. L’arte anticipa quasi sempre delle visioni, anche quelle scientifiche. L’arte ha un vero potere: scardinare i sistemi di pensiero. Ecco, credo di non essere uno scienziato.

To futureless memory: possibilità di un monumento 2021. Foto documentazione installazione

Mi “diverte” pensarla uno scienziato che fa ricerca applicata alle Arti. Intendo quelle del performer: teatro, cinema, pittura, scultura. Lei ci propone una vastissima gamma di teorie dimostrate in scena. I suoi “spazi” dimostrativi: per quello che comprendo, se potesse, un suo “palcoscenico” sarebbe il Cosmo. Ha confini il suo spazio?

Si, il Cosmo. Uno sconfinamento totale. Una relazione in termini di continuum spazio-temporale dentro l’ipotetico multiverso.

Appunti sparsi sulle spiaggie greche, 2016. Ph. Federica Sosta.

https://www.youtube.com/watch?v=2Z5r1K_lfe8&t=27s

Lei che scruta il quotidiano, perché domani sarà poi il presente di domani e del domani ancora…all’infinito, questo status la spronerà un suo prossimo lavoro? Lo ha in “embrione”?

Attualmente presso la Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea a Matera è in mostra la mia installazione To futureless memory – possibilità di un monumento all’interno della programmazione Aperto?. Poi sto lavorando all’editing del mio prossimo film DEBRIS/DETRITI_Argentina, prodotto dalla OZ FILM.  Sono alle prese con la progettazione del mio libro d’artista composto da una serie di testi, poesie e appunti. Dalla settimana prossima entro in un nuovo trip filmico… ma non vi svelo ancora nulla… solo una piccolo indizio … sarà su e con una grande poetessa, con la P maiuscola. In questo trip sarò in compagnia di Manuela Gandini, curatrice e critica d’arte.

“L’arte ha un vero potere: scardinare i sistemi di pensiero”. E’ una considerazione importante questa di Sergio Racanati. Il potere dell’ Arte è una continua rivoluzione culturale e sociale. Apprezziamo una sintesi di questo tenore per un’altra di quelle considerazioni che probabilmente faranno discutere: facciamole le guerre, ma quelle che come dice l’artista, scardinano i sistemi che obnubilano il pensiero degli uomini. E ad essere guerrieri, siamo in tanti.

Gianni Pantaleo.

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