di Gianni Pantaleo.
Troppo giovane per cercare un bilancio del suo vissuto. Eppure, parlandole, si ha certezza che la sua precoce maturità sia stata acquisita dal presente che stiamo vivendo. E’ soprattutto un paradosso di quanto il dramma nel quale siamo tutti coinvolti, le abbia permesso di crescere con quel riflesso datole non da uno specchio, bensì da se stessa. A quanti questo status vitae permetterà queste riflessioni? Non c’è giudizio, nessuno può permettersi di farlo, le scelte degli altri non sono mai di valutazione personale ma Simona Cutrignelli, danzatrice e coreografa, da queste valutazioni ne ricava, con il linguaggio della danza contemporanea, la determinata certezza che dalle intime difficoltà quotidiane, qualcosa di buono si trae.
Simona Cutrignelli
Si pongono interrogativi di fronte al suo ultimo lavoro: “You”. Presentato per la rassegna “Esplorare2021” al Teatro Kismet OperA a Bari, ha suscitato non poche riflessioni. “EQUILIBRIO – stato di quiete del corpo”, lei si presenta così, con uno stato d’animo che trasmette serenità individuale. Un lavoro non semplice per ognuno di noi. Crede sia possibile ambire a questo “status” interiore? Attraverso la pandemia, pare siano venuti fuori caratteristiche personali che non ci aspettavamo da ognuno di noi…
Prima di tutto grazie per l’interesse dimostrato per la performance “YOU”. Si, io credo fortemente che un equilibrio interiore, una pace con se stessi, sia assolutamente realizzabile. Ciò non significa che io per prima l’abbia trovato, credo che l’obiettivo sia ancora da raggiungere ma ci provo giorno dopo giorno e ho scelto di lavorare sulla creazione di questa performance per accorciare i tempi, proprio perché lavorando con se stessi in “isolamento”, soltanto con la tua anima, la tua mente, le tue vibrazioni , la tua musica interiore è possibile davvero toccare in profondità qualcosa che nella vita quotidiana e tutto ciò che ne concerne, risulterebbe davvero difficile da toccare. E quel qualcosa è l’Equilibrio. La pandemia ha solo portato l’ individuo a ragionare su cosa davvero voglia sentire dentro se stesso, come affrontare gli eventi della propria vita, come affrontare le relazioni , come mantenere tenacemente la propria interiorità.
“You” è il frutto di questa riflessione, quindi. Perdoni la domanda personale: “You” è lo status che ha vissuto lei?
Si “You” rispecchia esattamente ciò che ho vissuto in questi ultimi due anni, una serie di eventi che mi hanno portata a “modificare”, confermare e fatto esplodere determinate filosofie e modalità di vita.
Il “sé” di ogni individuo è importante. Ci identifica. Ci rende “unici”. Il sé è un tag che ci fa apparire come siamo realmente “dentro”. Ma, mi scuso, “invaso” dal mio “sé”, non rischio di “isolarmi”? In “You” lei lo spiega quasi come un monito: valutare se stessi è indispensabile, ma…attenzione…
In realtà si. Spesso lavorando sul proprio IO interiore, o sul “sé” in profondità si “rischia” di isolarsi per un momento da tutto ciò che ci circorda , ma questo è esattamente quello che ognuno di noi dovrebbe fare o provare a fare almeno una volta nella propria vita, ovvero essere molto presenti su se stessi per vivere, passatemi il temine , comodamente nella società, nel mondo che ci circonda. Dunque “isolarsi” non significa chiudersi in se stessi ed eliminare il resto, ma saper vivere con il proprio corpo, la propria mente nella totalità delle loro caratteristiche.
Posso permettermi di fare questa considerazione? La mia unicità va tutelata, devo “difendere” il mio sé, come tutti noi, ma nel suo lavoro, coreograficamente espressivo, dialogante con lo spettatore, spiega però che i “confini” tracciati hanno anche un limite: i confini “tracciano” dei “muri”. Ma come? Non dobbiamo “abbatterli” questi muri?
Certo i muri vanno abbattuti, su tutti i fronti ed io ho sempre vissuto la mia vita cercando di rispettare questa filosofia. Detto questo, ciò non significa che determinate esperienze che ognuno di noi può fare non possano portare l’individuo a plasmare il “sé” di cui parlavamo prima in maniera tale da riuscire a difendersi e affrontare con un’altra energia, una nuova energia, la Vita e le dinamiche a cui andiamo in contro.
Queste che riporto, sono parole che restano dentro “dopo” avere visto al suo balletto: “Non fluisce più”. Se traccio confini, isolo me stesso per “proteggere” il mio “sé”. Divento “isola”. E’ un segnale di presa di coscienza? Cosa rischio?
Con la frase “Non fluisce più” intendo quel flusso di calore che solitamente mi ha sempre attraversato l’anima e che nel tempo però è finito per diventare un flusso freddo diventato quasi ghiaccio, tanto da non fluire più. L’unico rischio che si corre è di diventare in un certo senso “chiusi” ma per quanto riguarda il mio Status ho capito che pur avvicinandomi al ghiaccio è stato come se avessi scoperto una strada ancora inesplorata, ritrovando in questa convivenza punti di Equilibrio e di Forza portando il mio “Sé” oltre i confini dell’ “Isola”.
“You” si è dimostrato un messaggio importante: al di là di quanto siamo “tuttinsiemeunovicinoallaltro”, lei un monito lo ha trasmesso con la danza: senza fluidità, ogni goccia sarà dispersa e a fluire sono le grandi masse d’acqua composte di miliardi di gocce. E’ possibile essere se stessi nella grande massa “d’acqua”?
Assolutamente sì. Io ho sempre creduto fortemente in questa separazione, chiamamola cosi, all’interno della grande massa d’acqua in cui siamo immersi. Sostanzialmente perché è tutto ciò che può identificare realmente un individuo pur accorpandosi ad un insieme di individui della stessa forma. Esattamente come fosse un iceberg.
“Esattamente come fosse un iceberg”, bella metafora. A quell’immensa massa di ghiaccio, Simona Cutrignelli non allude alla fredda consistenza di infinite particelle d’acqua solidificatesi per poi vagare per gli immensi spazi degli oceani. E’ semmai l’espressione figurata, il simbolo, di una fluidità composta da ogni individuo che pure restando identità, nell’insieme, diventa un unico organismo, parte di questo pianeta. E quella presunta disgregazione sociale che forse, questa pandemia sta provocando, altro non è che una riflessione che ognuno ha isolandosi, per scelta o imposizione, per far sì che domani, ritrovandoci, con quelle nuove modalità di vita ricercata, come spiegato in “YOU”, vivremo un presente migliore. Oltre la danza, la filosofia. Bella lezione. Grazie Simona Cutrignelli.
Gianni Pantaleo.
Ph. Gennaro Guida.
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