di Valeria Cristiano.
“Law & Order Special Victims Unit” nasce nel 1999 come spin off di “Law & Order – i due volti della giustizia” e supera la serie “madre” in longevità.
Mentre in Law and Order ci si occupa di tutti i reati, nello spin off il focus è sui reati sessuali, e questa dichiarazione d’intenti viene declamata in apertura di ogni puntata: viene chiarito infatti che i crimini sessuali sono considerati particolarmente esecrabili e sono perseguiti da una speciale unità della polizia di New York composta da detective esperti. La struttura di ogni puntata è comune sia alla serie madre che agli spin off (oltre SVU c’è anche Criminal Intent). Si apre con il crimine e la presa in carico da parte della squadra investigativa, ed il caso viene seguito fino alla risoluzione in Tribunale. Questa formula ha fatto la fortuna della serie tv. E’ avvincente infatti seguire il percorso per intero di ogni singolo caso, anche se in SVU è preponderante il percorso investigativo anche in virtù della fragilità delle vittime. I casi, come detto, riguardano esclusivamente i reati sessuali; questo significa che le vittime sono donne e bambini. Oltre che dalla cronaca, gli episodi della serie prendono spunto dagli studi di settore che sono di alto livello scientifico e sono scritti con aderenza ai criteri della ricerca criminologica.
Christopher Meloni Mariska Hargitay
D’altra parte, è prassi delle serie tv americane investire molto nella preparazione eccellente di ogni puntata: ricordate ad esempio E.R. (Emergency Room, ovvero pronto soccorso)? In Italia venne trasmessa nei primi anni ’90 e viene ricordata non solo per aver lanciato a livello mondiale George Clooney, ma anche per l’alto numero di medici che seguivano la serie segnalandone l’accuratezza scientifica. Per non parlare di Dr. House… Oltre la struttura e l’accuratezza nella preparazione di ogni episodio, elemento fondamentale del successo della serie è la squadra di detective specializzati. In ventuno anni i fedelissimi della serie hanno vissuto con questi poliziotti sia le vicende professionali che quelle personali, hanno salutato alcuni protagonisti (con sincero dispiacere) e accolto nuovi arrivati.
Unico elemento presente dal primo episodio della prima serie è Olivia Benson, che inizia come detective e continua come capo dell’Unità, dopo aver aver sostenuto gli esami da sergente prima e tenente poi. Professionista empatica e sensibile, come gli altri membri della squadra, Olivia ha nella sua vita una sorta di karma: non solo è figlia di uno stupro, ma sarà una vittima lei stessa nel corso di un episodio. La sua competenza ed esperienza la aiutano a gestire sia il vissuto familiare che gli esiti dello stupro subìto. Assieme ad Olivia Benson (nella realtà, Mariska Hargitay, figlia d’arte ,la madre era l’attrice Jayne Mansfield), la serie esordisce con Elliot Stabler (al secolo, Christopher Meloni), ex marine ed esperto combattente, marito fedele e padre di cinque figli, cattolico devoto, ma anche persona sanguigna che vive i casi con partecipazione e “stacca” con difficoltà.
Soprattutto lo colpiscono i casi di bimbi molto piccoli o vittime di violenze efferate. E come dargli torto? In Italia lo capiamo bene. Si obietta però, a giusta ragione, che un professionista deve saper mantenere il controllo emotivo e trovare un modo per scaricare la tensione professionale. Stabler ci riesce per molti episodi e molte stagioni, anche se a volte lo vediamo perdere le staffe e far partire un “ cazzottone “, anche se la tensione che incamera gli costa il matrimonio, che si conclude con la separazione, e il forzato distacco dai figli che vanno a vivere con la madre. Nella 12esima stagione però Elliot uccide, per legittima difesa, una ragazzina nella stazione di polizia. E’ distrutto: anche se le indagini interne lo assolvono completamente, è lui a non poter assolvere o giustificare se stesso.
Lascia quindi la squadra per passare, dopo un periodo di stacco, ad altro incarico meno stressante e coinvolgente. Per completare il quadro e fornire tutte le motivazioni ad un coinvolgimento degli spettatori che dura da ben ventuno anni bisognerebbe parlare dei casi che sono oggetto delle attività della SVU. Soprattutto noi donne siamo particolarmente sensibili ai temi della violenza sessuale, ma che dire quando ad essere coinvolti sono i bambini? Si resta a guardare e a soffrire assieme ai protagonisti, partecipando con gioia nelle risoluzioni positive o molto significative, piangendo assieme alla squadra nei casi più terribili…per poi dirsi, magari, “per fortuna è solo televisione”, anche se da qualche parte siamo consapevoli che fatti simili, se non peggiori, accadono tutti i giorni nella realtà, e non solo quella americana. Ma per spiegare l’attaccamento degli appassionati, e quindi la fortuna e la longevità della serie, basta guardare un episodio. Ve lo assicura una fan sfegatata.
Valeria Cristiano.
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