giovedì, 21 Novembre, 2024 1:58:42 PM

29 Aprile, Giornata Internazionale della Danza. III^ parte

di Giulia Volturno.

RUTH ST. DENIS, DAL RITO ALLA DANZA MODERNA

Ruth St. Denis ha iniziato in America la sua carriera come attrice, difatti si è formata studiando e lasciandosi avvolgere dalle regole di Delsarte.

In seguito, nonostante la sua attrazione per il teatro, Ruth trasse la propria passione per la danza durante un viaggio di lavoro in Inghilterra nel 1900, quando ebbe modo di vedere danzare Isadora Duncan e Loïe Fuller.

A quel punto, identificò in quel modo di esprimersi attraverso la danza, una nuova dimensione del corpo, e ispirandosi al sacro, al primitivo e al culto di antiche civiltà orientali, riscoprì il significato della ritualità.

La danzatrice, ritornando alle origini delle tradizioni religiose induiste, attraverso la lettura di testi e di ricerche sul costume e sulle abitudini di popoli asiatici, costruì una danza personale, una sorta di rito messo in scena in un’accurata prospettiva.

I suoi balletti furono studiati in maniera dettagliata sotto ogni aspetto, coreografico e scenografico, con una meticolosa attenzione alla scelta dei costumi, degli arredi e delle luci di scena, riprendendo fedelmente le suggestioni e le ambientazioni orientali dei luoghi di culto.

La sua intenzione, infatti, fu quella di immergersi in una dimensione sacra, in cui la danza si facesse portavoce della creazione di una nuova forma di movimento, arricchito dalla componente spiritualistica e mistica.

Di conseguenza, Ruth liberò il corpo dalle forzate imposizioni virtuosistiche delle regole accademiche, e contrariamente lo riportò allo stato naturale dell’espressione e ad una originaria condizione di armonia.

Negli anni la St. Denis, circoscrisse la propria ricerca nei confronti delle danze orientali, di cui fu personalmente spettatrice visitando il continente asiatico, fu così che costruì la propria immagine impersonando la figura di una sacerdotessa o di una divinità.

Dal materiale iconografico, che la ritrae durante le sue danze, si evince uno spiccato utilizzo del costume e dell’acconciatura nei capelli in stile indiano o egizio.

Ruth danzava lasciandosi andare in un movimento armonioso, utilizzando alcune parti del corpo in cui fosse possibile sviscerare le proprie energie, ad esempio si concentrava sulla rotazione dei fianchi, passando all’oscillazione delle braccia e al movimento morbido del torso.

Il suo viso sprigionava una sensualità accentuata dal trucco, che evidenziava il tratto allungato degli occhi tipicamente orientale, mentre il capo era accuratamente impreziosito da acconciature dal gusto esotico, tipicamente usato dalle sacerdotesse.

Nel tempo, durante lo svolgimento della sua vita artistica, Ruth cambiò il modo di concepire lo stile libero della danza, difatti passò dal gusto orientale e sinuoso delle movenze del corpo, a quello più astratto.

Fu influenzata, sia dal metodo di Delsarte, basato sullo studio della gestualità, sia da quello di Émile Jaques-Dalcroze (1865-1960) fondato sulla nuova concezione dello spazio e del ritmo musicale; pertanto, tradusse la sua pratica danzata in una forma meno spirituale ma più tangibile.

Il nuovo flusso danzante, oramai ben accetto dal pubblico, aveva aperto la strada alla futura danza moderna, alla voglia di riscoprire una gestualità non codificata, radicalmente nuova pronta per essere danzata da qualsiasi danzatrice e danzatore, sebbene privo di qualità fisiche eccelse, si sarebbe espressa attraverso un nuovo corpo, ricco di capacità interpretative.

Fine 3^ parte.

Giulia Volturno.

https://artilibere.info/la-festa-della-danza-la-professione-della-ballerina/

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In copertina: Ruth St. Denis (1879-1968)

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