di Giulia Volturno.
Lo Schiaccianoci è il balletto per eccellenza maggiormente rappresentato nei teatri di tutti il mondo nel periodo natalizio, rispetto a tutto il repertorio classico. Grazie alla drammaturgia narrativa favolistica e briosa nel quale il balletto si evolve dà la possibilità di immergere lo spettatore nell’atmosfera magica del Natale. L’allegria delle feste e l’eleganza delle svariate danze infondono sentimenti romantici e riportano ognuno all’età infantile, incrementando un sentimento di curiosità ed eccitazione aspettando l’apertura dei regali, grandi e piccini vengono traghettati nel grande universo dei sogni e delle avventure imprevedibili, nei sentimenti passionali e in situazioni inquietanti.
Lo Schiaccianoci è un balletto in due atti e tre scene realizzato dal coreografo Marius Petipa, su richiesta del direttore dei Teatri Imperiali Russi, Ivan Vsevoložskij, con lo scopo di dar vita ad una nuova radiosa stagione, dopo un periodo poco produttivo. Petipa si ispirò inizialmente al racconto di ETA Hoffmann, Lo schiaccianoci e il re dei topi, mentre, in secondo momento decise di adattare la storia rifacendosi al testo di Alexandre Dumas padre, Il racconto dello schiaccianoci. In questo modo il libretto di Petipa rappresentò scene meno angoscianti, soprattutto quella riferita al terribile intervento dei topi, infatti, il racconto fu pensato più come una favola fantastica e deliziosa, adatta all’atmosfera incantata del Natale nella quale fu ambientata. La partitura musicale fu ultimata nel luglio del 1891, scritta da Pëtr Il’ič Čajkovskij, al quale Petipa si rivolse avendo già collaborato per la stesura di altre opere musicali con grande successo, come Il Lago dei Cigni e La Bella Addormentata. Petipa durante l’allestimento del balletto, per motivi di famiglia, fu costretto a ritirarsi come coreografo e in seguito Vsevoložskij nominò temporaneamente un altro coreografo Lev Ivanov, già assistente e maestro di balletto di Petipa. Il balletto andò in scena presso il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892 incontrando poco sostegno da parte del pubblico, tanto che non ebbe un elevato numero di rappresentazioni e rimase per poco tempo nel repertorio del balletto imperiale. Lo Schiaccianoci fu ripreso negli anni a seguire con dei cambiamenti determinati dal gusto e dalle preferenze coreografiche e librettistiche dei vari coreografi, tra cui si ricorda la versione di Aleksandr Gorskij che è stata quella più realizzata. Lo Schiaccianoci fu conservato con il metodo di notazione elaborato da Vladimir Ivanovič Stepanov fatta da Nicolaj Sergeev.
Marius Petipa (1818 – 1910) Alexandre Dumas, padre (1802 – 1870)
La trama.
Durante la Vigilia di Natale, nella casa Silberhaus (o Stahlbaum), i genitori di Clara e Fritz organizzano una festa con tutta la famiglia, riunendosi intorno ad uno grandioso abete ricco di abbellimenti natalizi, che incanterà gli ospiti con l’accensione delle luci, dando inizio ai festeggiamenti e alle danze.
Tra gli invitati arriva Drosselmeyer, padrino di Clara, che dona regali stravaganti e giocattoli meccanici costruiti da lui stesso, tra i quali ci sono: Arlecchino e Colombina, una bambola e un misterioso soldatino a forma di schiaccianoci che affascina immediatamente la piccola Clara. A causa di un litigio tra i due fratelli, Fritz rompe lo Schiaccianoci, intristendo Clara, ma Drosselmeyer pone rimedio riparandolo immediatamente. Durante la festa si svolgono gli straordinari balli degli adulti e dei bambini, infine dopo lo scambio degli auguri la serata si conclude con il tradizionale Grossvater (la Danza del Nonno) basato su un tema popolare tedesco.
Aleksandr Gorskij (1871 – 1924) Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 – 1893)
I bambini stanchi vanno a letto. Clara tra il sonno e la veglia cerca ancora il suo Schiaccianoci, ma allo scoccare della mezzanotte, nella stanza entrano dei topolini dall’aspetto minaccioso, incomincia così una feroce battaglia tra questi e i soldatini di ferro di Fritz, che improvvisamente si animano. Anche lo Schiaccianoci prende vita e partecipa al duello con il Re dei topi sconfiggendolo grazie all’intervento di Clara. Subito dopo lo Schiaccianoci si trasforma in un bellissimo principe e invita Clara a seguirlo in una foresta con tanti alberi innevati. Il primo Atto si chiude con il famosissimo Valzer dei fiocchi di neve, arricchito da un piccolo coro di voci bianche che interpreta una tempestosa bufera di neve, riprendendo coreograficamente il tema classico degli “atti bianchi” del periodo e della tradizione romantica. Successivamente Clara e lo Schiaccianoci grazie ad un guscio di noce, che funge da barca, riprendono il loro viaggio avventuroso alla scoperta di nuovi luoghi.
Il secondo Atto si apre con l’arrivo dei due giovani nel Regno dei Dolciumi, un posto colorato e zuccherato, ricco di deliziose leccornie, dove nel Palazzo Reale li riceve la Fata Confetto che ascolta con piacere i racconti dei due protagonisti. La Fata Confetto, pertanto, decide di organizzare una festa in onore dei due ospiti. Ha così inizio un radioso e vivace divertissement composto dalle danze popolari a tema di dolci, che rappresentano i popoli provenienti da differenti parti del mondo. La Cioccolata viene interpretata da una Danza Spagnola; il Caffè è realizzato dai danzatori arabi che si esibiscono in una Danza araba; il Tè è interpretato dai ballerini acrobati che elaborano una Danza Cinese; il Trepak è una danza esibita dai ballerini russi che eseguono il balletto dei Bastoncini di zucchero; ed infine, i Pastorelli di marzapane, si esibiscono con candidi abiti nella Danza degli Zufoli (Mirlitoni); in ultimo entra in scena Mamma Gigogne, con un ampio vestito, da sotto al quale escono tanti piccoli Pulcinella che danzano una Tarantella. Le danze terminano con il famosissimo Valzer dei fiori, una delle opere più popolari di Čajkovskij e con il pas de deux della Fata Confetto e del principe Coqueluche, e soprattutto con l’elezione di Clara e del principe Schiaccianoci in qualità di sovrani del Regno dei Dolciumi.
Il secondo atto si conclude con la fine del sogno di Clara che si risveglia stringendo tra le braccia il suo amato Schiaccianoci, felice di essere stata protagonista di quelle straordinarie avventure. Quest’ultimo finale è quello attualmente messo in scena dalle diverse compagnie, si tratta della riscrittura composta da Aleksandr Gorskij dopo la revisione del balletto nel 1919. L’opera ballettistica, tuttavia, si conclude con la Coda, il Valzer e l’Apoteosi dove interviene l’intero corpo di ballo per i saluti finali. L’Apoteosi nel libretto di Petipa si svolgeva con la rappresentazione di un grande sciame di api che danzavano intorno ad un alveare.
Analisi del balletto.
Studiando la narrazione dal punto di vista musicale si nota che Čajkovskij ricorse ad una serie di effetti inediti che avrebbero reso più naturale e reale alcuni suoni, infatti, decise di sperimentare alcuni strumenti inusuali introducendoli nella struttura orchestrale, e di riprodurre persino dei ‘rumori’, come lo scricchiolio dei gusci delle noci, il rintocco dell’orologio, gli spari dei fucili. Il suono dei legni, ad esempio, descrive l’eccitazione dei bambini in casa Silberhaus per l’accensione dell’albero di Natale e per l’apertura dei regali. Tra gli strumenti musicali fu utilizzata anche la celesta, strumento conosciuto dal compositore a Parigi.
Dal punto di vista coreografico la Marcia ha la particolarità di essere interpretata dai bambini; mentre il Galop dei bambini in stile antico è impreziosito dalle note di un motivo fanciullesco francese. La Danza della Fata Confetto, di cui il clarinetto è protagonista, ha il compito di infondere un senso di leggiadria, accompagnando la ballerina in un percorso tortuoso fatto di piccoli passi, accentuando la sensazione di mistero.
La struttura drammaturgica di Petipa risulta impostata secondo un’impalcatura aderente alla tradizione ballettistica con alternanza di passi a due, variazioni, valzer e momenti lirici. Una delle novità del libretto di Petipa è data dal fatto che non c’è un personaggio principale. Il ruolo della protagonista è quello di Clara, ma essendo rappresentato da un’interprete-bambina, il coreografo non ha potuto affidarle una parte virtuosistica. Un’altra delle caratteristiche della coreografia originale di Petipa è data dal fatto che i ruoli di Clara e Fritz furono affidati a dei bambini della Scuola di Ballo del Teatro Mariinskij, pertanto, nel secondo atto Clara e il principe Schiaccianoci non potendo danzare il pas de deux, interpretarono il ruolo di spettatori nel Regno dei Dolciumi, assistendo allo svolgimento delle danze. Nel 1919 Aleksandr Gorskij cambiò questa scena per lo Schiaccianoci andato in scena presso il Teatro Bol’šoi di Mosca creando una versione differente del balletto, nella quale il ruolo di Clara fu interpretato da una danzatrice adulta, e quindi nel secondo atto Clara e lo Schiaccianoci poterono danzare il famoso pas de deux.
Analizzando i costumi di scena risulta molto curato il tutù de la Fata Confetto che ha il corpetto e la coroncina tra i capelli impreziositi dai coralli che rappresentano dei confetti. Mentre, nel Valzer dei fiocchi di neve le ballerine hanno i tutù bianchi lunghi fino sopra il ginocchio, seguendo la tradizione del periodo romantico, e il copricapo tempestato di pompon bianchi. Tra le mani hanno una bacchetta abbellita dai pompon, rappresentando la candida e soffice neve. Il Valzer dei fiori è una delle musiche di Čajkovskij che facilmente si presta alla costruzione coreografica per lo stile scorrevole e armonioso. È danzato da un folto corpo di ballo, dove le ballerine disegnano con le braccia movimenti morbidi e armonici che ricordano la delicatezza dei petali dei fiori.
Durante il secondo atto i danzatori si esibiscono con delle danze popolari, che costituiscono un segno di condivisione e conoscenza multiculturale e interculturale. Nella preparazione accademica è previsto lo studio delle danze popolari e di carattere, con lo scopo sia di incrementare le conoscenze coreutiche e strutturali, sia di ampliare gli orizzonti culturali. Difatti, si ricorda che nel 1918 fu Alksandr Širyaev colui che introdusse le danze di carattere negli esercizi alla sbarra e al centro. La ricostruzione fedele e l’allestimento dei costumi e delle scene che rappresentano quelle danze donano un grande valore all’opera ballettistica.
Analisi del racconto.
Come ogni racconto, anche questa storia contiene in sé un significato profondamente intrinseco e metaforico, difatti, il più delle vote la favola sviscera i diversi aspetti dell’inconscio umano. Le fonti letterarie insieme alle tradizioni favolistiche e fantastiche sono dominate da una struttura basata sul viaggio, inteso come esperienza di crescita e di trasformazione da parte del protagonista. Spesso, il personaggio per poter raggiungere la libertà e ritrovare sé stesso deve affrontare rituali e prove di coraggio più o meno piacevoli. Questa esperienza porta, inevitabilmente, ogni individuo alla progressiva conquista di sé e delle proprie capacità. In generale, ognuno deve imparare a fidarsi di chi ha vicino, di accettare il rischio dell’avventura e delle novità, predisponendosi al dialogo con tutte le figure che si incontrano occasionalmente nel tragitto di vita. Ogni momento di confronto con altre persone e situazioni di qualsiasi genere aiutano a crescere e a costruire una propria identità.
Lev Ivanovič Ivanov (1834 – 1901) ETA Hoffmann (1776 – 1822)
A questo punto, il viaggio che coinvolge Clara accompagnata dal Principe verso il Regno dei Dolciumi, si può definire come un processo individuale di iniziazione della giovane. La volontà di Clara di crescere e riconoscersi diversa, una volta sveglia dal suo sogno, la predispone ad affrontare una nuova e matura realtà sentimentale e spirituale. Al ritorno dal suo viaggio si ritroverà diversa nel suo animo femminile e dovrà confrontarsi con una realtà differente.
Il linguaggio simbolico e metaforico aiuta ad affrontare la comprensione delle situazioni presenti nella trama del racconto. Tutti i personaggi che intervengono durante il balletto aiuteranno Clara a realizzare il suo desiderio di crescita. Ad esempio, la lotta contro i topi, animali ostacolanti che abitano la sua stanza, rappresenta il conflitto interiore dell’io, inoltre la vista di quegli animaletti suscita in lei terrore, sembianza delle paure e delle ansie che attraversano la sua mente, problematiche legate all’età adolescenziale. La giovane fanciulla si fida del suo principe ed è pronta ad affrontare il confronto con nuove situazioni collettive, come quelle incontrate nel mondo meraviglioso e spumeggiante del Regno dei dolciumi. Il ritorno alla realtà non cancellerà le avventure trascorse, poiché le esperienze vissute aiutano la giovane a mostrare le passioni nascoste nell’animo umano, favorendo il processo di consolidamento delle sue certezze. Dopotutto, ogni favola implicitamente ha in sé un significato morale, è colorata di connotazioni del tutto realistiche, e in questo caso una ragazza semplicemente realizza i suoi sogni e le sue fantasie.
Giulia Volturno.
PRIMA RAPPRESENTAZIONE: San Pietroburgo, Teatro Imperiale Mariinskij, 18 dicembre 1892
COREOGRAFIA: Lev Ivanovič Ivanov
MUSICA: Pëtr Il’ič Čajkovskij
LIBRETTO: Ivan Vsevoložskij e Marius Petipa
INTERPRETI PRINCIPALI: Stanislava Belinskaija (Clara), Vasilij Stukolkin (Fritz), Sergej Legat (Schiaccianoci), Antonietta Dell’Era (Fata Confetto), Pavel Gerdt (principe Coqueluche),
Timofei Stukolkin (Drosselmeyer), Ol’ga Preobraženskaja (Colombina), Aleksandr Gorskij (Arlecchino).
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In copertina: Teatro Mariinskij (San Pietroburgo)