Di Anna Landolfi.
Il “Bambino della Strenna” (fine XIX° sec). Collezione privata.
Tra le tradizioni popolari di questa terra dove vivo, la Puglia, c’è una leggenda natalizia che più mi commuove e che ogni anno ascolto volentieri seduta di fronte ad una donna che di questa terra è testimone di umiltà e povertà.
Racconta: “Sparsa la voce che era nato un bambino in una stalla illuminata dalla luce di una stella, i pastori di Betlemme, riempirono le loro bisacce di quello che il loro lavoro poteva dare al bambino: latte, formaggi, miele, dolci.
Accompagnati dalle loro donne e messisi in cammino per portarli al piccolo nato, un bambino curioso, udito il trambusto nelle vie del suo paesello, si unì e partì con i pastori.
Nel cammino, il bimbo curioso, si accorse che era l’unico a non avere tra le mani qualcosa e capì che doveva essere ben importante tutto questo trambusto se tutti avevano tra le mani un dono.
Ma lui non aveva niente da portare e anche se avesse voluto, non possedeva nient’altro che il suo povero vestito.
Non aveva neanche le scarpe. Con un po’ di vergogna e abbassato il capo, marciò in coda al gruppo di pastori.
Quando arrivarono nel luogo indicato dagli angeli, si affollarono intorno a Giuseppe e a Maria, che dolcemente cullava il bambino.
Curioso, il pastorello si fece spazio tra le gambe dei pastori.
A fatica e sgomitando, arrivò vicino a Maria e rimase lì, con gli occhi sgranati e la bocca aperta a guardare quanto di più tenero avesse mai visto:
Giuseppe con gli occhi lucidi sul bambino nella mangiatoia diventata una culla, un bue e un asino che con il loro fiato riscaldavano la stalla e Maria, con le mani giunte a ringraziare quel dono.
I pastori si accalcavano, si inginocchiavano, le donne con i capi coperti di fazzoletti in segno di riverenza.
Tutti lasciavano ai piedi della mangiatoia i loro doni e Maria, che aveva preso il piccolo in braccio, era in difficoltà a prendere in mano i generosi fagotti, in segno di gradimento e di ringraziamento.
Vestitino e statuina del XIX° sec.
Notò il pastorello, che ancora incantato, guardava quel piccolo tra le sue braccia, allora, sorridendo, lo avvicinò a sé e gli affidò il Bambino Gesù.
Istintivamente, il pastorello aprì le braccia per accoglierLo e tutta la felicità del mondo si illuminò sul suo viso.
Così il pastorello che non aveva niente da dare, donò a Gesù il calore e le sue braccia. Lui che non aveva niente, neanche le scarpe, donò quanto di più umile ha un uomo: il sostegno agli indifesi.
E nacque la leggenda del Bambino della Strenna.
Strenna è un termine che indica dono. La parola ha origini sin dall’antica Roma, quando durante i Saturnali, un periodo di festività romane dal 17 al 23 dicembre, si dedicavano doni al dio Saturno.
La parola strenna deriva dal latino strēna, e indica dono di buon augurio.
La leggenda insegna bene il messaggio del Natale. Ci insegna che il Signore è sempre dalla parte dei poveri, degli umili, dei più bisognosi, degli emarginati e dei trascurati di questo mondo.
E’ il dono di Bambino Gesù a noi uomini.
Passeranno gli anni. La donna che ascolto sempre per la sua saggezza, tornerà al Cielo e sarò io a raccontare la leggenda.
E poi lo farà mia figlia e poi i suoi figli, all’infinito nel tempo, agli uomini e alle donne che sapranno cogliere lo spirito del Natale.
Anna Landolfi.