venerdì, 19 Aprile, 2024 4:35:20 AM

Rita Hayworth: la stella dai capelli rossi di Hollywood

Di Vittoria Loiacono.

Rita Hayworth (1918-1987)

A lei è un diritto d’amore dedicarle questo servizio. Tra le dive degli anni ’50, non è stata solo attrice. Margarita Carmen Cansino, Rita Hayworth, è stata ballerina, cantante, ma soprattutto una grande interprete.

Che non è solo essere attrici. L’American Film Institute la inserisce al diciannovesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema, non solo, Rita Hayworth sposando il principe Aly Khan, erede dell’ Aga Khan III, acquisì il titolo di principessa consorte e fu trattata da altezza reale.

Una favola? Non direi. Mai come a lei, la vita non le regalò la felicità. Nel mondo dorato e nel lusso hollywoodiano, le stelle del cinema non hanno mai davvero brillato se non sui set.

Spesso ci siamo incantate dalle foto dei rotocalchi che le ritraevano durante feste faraoniche, ville da sogno, panfili e spiagge accessibili solo agli dei.

Come per le dive alle quali abbiamo dedicato i servizi, Rita Hayworth entra di “buon” grado, nelle star dal privato distruttivo.

Bellissima e sensuale, suscitò l’interesse degli uomini sin dalle sue prime apparizioni nel cinema. Di padre spagnolo e madre newyorkese, fu portata sulle scene dei teatri come ballerina di flamenco.

Catapultata sui palcoscenici in tenerissima età dai genitori, ballerini entrambi di flamenco, non ebbe quella tenerezza che avrebbe avuto una bambina perché sempre in tournèe.

Notata da un talent scout per conto della Columbia Pictures, approdò al cinema con molta discrezione. La sua prorompente bellezza era ancora silenziosa e di lei si apprezzò la sua volontà di imparare.

Le interessava il lavoro, non apparire, qualità ben rare nel cinema. Fu quando cominciò ad essere scritturata per parti più complesse che la casa cinematografica modellò la Margarita Carmen Cansino in Rita Hayworth.

Sembrerà curioso, ma la trasformazione la resa divina: capelli rosso fuoco, attaccatura dei capelli più alta per mezzo di elettrolisi, all’epoca piuttosto dolorosa, non c’erano ancora i laser per l’epilazione definitiva e onde lunghe che al suo già magro viso, le dettero un’aurea di dea.

Quell’immagine la portò a essere protagonista nei film. Da James Cagney a Fred Astayre, da Tyrone Power a Glenn Ford, tutti i più grandi attori dell’epoca, hanno recitato con lei e spesso in film di successo.

Tra questi il famoso “Sangue e arena” (1941), un film di estrema passione, diretto da Rouben Mamoulian La storia rivela al pubblico, tutta la sensualità di una donna ricca e di nobili origini dalle mire focose nei confronti di un torero giovane e famoso carpendolo dalla sua amata.

La Hayworth interpreta una donna non certo amata dal pubblico femminile: è una fedifraga, una donna senza scrupoli, assetata di uomini che conquista con la sua bellezza e il suo potere.

Qui l’attrice si cimenta come ballerina e cantante, storica la scena di Tyrone Power, che si addormenta stanco dopo una corrida, su una sdraio nella calda notte sivigliana, al canto della sua amante.

Bellissima la canzone (e qui riporto il brano originale) dal titolo “Verde Luna”. Sapeva suonare la chitarra, confermando le sue origini spagnole e quanto fosse artista completa.

Con Tyrone Power (1914-1958) in “Sangue e arena” (1941)

Nel 1943 sposò uno dei più grandi attori: Orson Welles, tra gli artisti più versatili e innovativi del Novecento in ambito teatrale, radiofonico e cinematografico.

Scoppiata la guerra, Rita Hayworth divenne la diva più amata e popolare del cinema americano e come tutte le sue colleghe, affrontò uscite in pubblico incoraggiando i soldati americani sul fronte europeo.

Potrà sembrare insolito che le stars americane si presentassero sui fronti di guerra per dare “sostegno” all’umore dei militari, ma furono proprio i ministeri americani che incoraggiavano le case cinematografiche affinchè le attrici i cui volti patinati erano affissi sulle brandine dei soldati, fossero un aiuto psicologico importante per l’umore dei giovani americani.

Finita da poco la guerra, il successo mondiale arrivò con il suo più grande film: “Gilda” (1946). Diretto da Charles Vidor e interpretato da uno dei bellissimi di Hollywood, Glenn Ford, il personaggio di Gilda le rimase incollato per sempre e nel quale lei seppe dare il massimo del suo splendore, soprattutto cantando e ballando due celebri numeri musicali come Put the Blame on Mame e Amado mio. (v. video)

Diventata ormai celebre fu soprannominata “Dea dell’Amore” e la “bomba atomica” per le sue caratteristiche di super femminilità.

La stampa bigotta dell’epoca, appena sposò il principe Aly Khan divorziando da Orson Welles, la demonizzò come sacrilega per la comunità cattolica dell’epoca.

Lasciò gli Stati Uniti per recarsi in India e Pakistan dove visse la sua storia d’amore nella splendida reggia da mille e una notte del suocero.

Il sogno di essere una principessa naufragò per un incidente automobilistico del marito e come da cultura di popolo, fu costretta a lasciare il palazzo mettendosi in estrema difficoltà finanziarie.

Tornata a Hollywood e redenta secondo i canoni dell’epoca alla comunità bacchettona della west coast americana, tornò a fare cinema anche in ruoli drammatici e molto meno vistosi dalle parti di femme fatale che la resero celebre.

Condotta una vita di luci e successo, il declino arrivò alla fine degli anni’50, più per l’alcool che per il naturale cammino della vita.

Altri due matrimoni fallirono e questo rese ancora più triste la sua solitudine. Ebbe a dire in una intervista, quando le chiesero qual’era il personaggio che più aveva amato durante la sua carriera, rispose invece quello che più odiava e che più la rese celebre: Gilda.

Nella memoria rimase questa frase: “Gli uomini vanno a letto con Gilda e si svegliano con me”. In questa frase c’è tutta l’infinita solitudine di Rita Hayworth, ed era vero che gli uomini si innamoravano del personaggio interpretato, ma non di lei.

L’Alzheimer la colpì alla fine degli anni ’60. Le restò accanto la figlia avuta da Aly Khan, Yasmine e si spense in un letto di ospedale il 14 maggio del 1987.

Vittoria Loiacono.

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