di Anna Landolfi.
Nel girovagare del mio lavoro alla ricerca di “operatori delle arti” tra musicisti, danzatori, cantanti e attori, non resto mai del tutto sorpresa quando m’imbatto in risorse culturali che non ti aspetti di incontrare nel “mezzo del cammin di lunga vita mia” (n.d.r. molto liberamente tratto dal primo verso della “Divina Commedia”) di un sommo ma molto più sommo della sottoscritta!
Nonostante la mia banalità quotidiana (mica tanto, suvvìa), ecco che conosco un Trio che di cose ne fà e ne suona. Tre docenti di Conservatorio, Tre anime che devono suonarle e lo fanno con un lavoro che definisco “Opera Teatrale” perchè nel suo presentarsi al pubblico, ha quella sintonia vitale che lega gli esseri umani all’Arte.
Troppo complicato? Vediamo di dirlo con parole semplificate: Pino Passarelli, Dario Fraccalvieri e Vincenzo Mazzoccoli. Un Trio? IL TRIO.
E’ con Pino Passarelli che discorro. O meglio, una seduta costruttiva e amichevole in cui mi si diradano le nebbie della curiosità per comprendere il loro lavoro e presentarvelo. Eccolo:
Fasi evolutive della Vita. Direi che gli intenti del vostro spettacolo “la Vita in Musica” sia un’opera teatrale di importante maturità professionale. Cominciamo allora dalla genesi: vi incontrate: lei, il M° Fraccalvieri e il M° Mazzoccoli. Affinità elettive o un processo di costruzione che andava programmato?
Trascorso qualche anno di studio e di ricerca, quando poi l’idea dello Spettacolo si era già strutturata abbastanza, sono passato alla ricerca delle persone giuste che avessero potuto contribuire con la loro professionalità, alla riuscita dello stesso.
La prima “scelta” è stata il M° Dario Fraccalvieri il cui apporto è stato fondamentale in quanto da compositore capace, ha svolto egregiamente l’importante compito di ri-arrangiare tutti i brani dello Spettacolo per il nostro organico e per i nostri strumenti, seguendo anche le indicazioni, a volte pretenziose, che di volta in volta gli davo.
Il M° Vincenzo Mazzoccoli è arrivato per ultimo ma in maniera molto naturale quasi così fosse stato già deciso da qualcuno.. ed anche in questo caso si è trattato di un apporto decisivo poiché la sua professionalità, il suo entusiasmo ed il suo ottimismo hanno infuso al nostro Trio grande consapevolezza, voglia di fare ed osare.
Deduco quindi, che c’erano già le fondamenta per un racconto della Vita. Un lavoro così importante ha necessità di un soggetto. Un tema insomma, che poi si evolve con l’insieme delle idee e soprattutto degli strumenti che voi, già docenti, adoperate. “La Vita in Musica” nasce dalla fusione di questi strumenti?
Sì assolutamente. L’idea originale è sempre stata quella di realizzare un concerto che fosse un po’ diverso dal solito, ed è per questo che oltre alla Musica, esso include il Cinema, la Letteratura, la Radio, i racconti.
Pino Passarelli, Vincenzo Mazzoccoli, Dario Fraccalvieri.
Inoltre, anche all’interno della singola parte musicale, la scelta è ricaduta sulla volontà di unire tre strumenti non proprio di uso comune, come la Marimba, il Vibrafono e la Chitarra Classica, poichè c’era anche la necessita di dare grande risalto al Ritmo in quanto struttura portante della Vita in generale e quindi dello Spettacolo stesso.
Non facile dunque che riescano ad avere un solo armonico suono. Mi spiego: la chitarra classica, il vibrafono e la marimba, hanno delle identità sonore ben strutturate.
La genialità è stata quella di rendere un unicum i loro sonori. Questa è ricerca! Posso azzardarmi a dire che è stata anche una coraggiosa operazione sonora?
Grazie mille. Sì, è stato un tentativo coraggioso ma al tempo stesso fortemente voluto. Come dicevo prima, per enfatizzare l’aspetto ritmico necessitavo di Strumenti a Percussione e così ho scelto la Marimba ed il Vibrafono, strumenti che timbricamente adoro, e poi la Chitarra che è stata utilizzata prevalentemente nella sua accezione ritmica.
In questo, parte del merito è da attribuire senz’altro al M° Fraccalvieri che con i suoi arrangiamenti ha decisamente colto nel segno.
Per quel che riguarda il suono, una menzione particolare và fatta per il M° Giuseppe Di Gioia che in fase di mixaggio in studio di registrazione ha contribuito in maniera significativa alla creazione di un suono molto piacevole all’ascolto grazie ad una impeccabile, raggiunta amalgama tra i tre strumenti. Ascoltando il disco il tutto si percepisce nettamente.
Mi consenta anche di ringraziare l’Editore Fabio Furnari che ha creduto nel nostro progetto tanto da volerne pubblicare il disco con la sua Casa Editrice e discografica “Terre Sommerse” di Roma.
Mi hanno emozionata le cinque fasi della Vita, che l’opera teatrale propone. Ho ripetuto due volte “opera teatrale” per la complessità dei suoi intenti.
La dolcezza delle corde della chitarra classica, le sonorità dei continenti tropicali e le note vibrate nell’aria.
Operazione non certo facile in confronto a tutti gli altri strumenti noti. Valore aggiunto: la voce. Un progetto di fedeltà artistica sin da subito o qualche perplessità per come sarebbe stato accolto dal pubblico?
Sinceramente le perplessità erano tante, proprio perché come dice bene Lei, nello Spettacolo ci sono numerosi elementi che entrano in gioco e tutti quantomeno “insoliti”, se non altro per il fatto di essere utilizzati simultaneamente.
Ma se si vuole osare bisogna mettere in preventivo alcuni rischi. Per fortuna è andata bene: dopo le prime rappresentazioni, i commenti che abbiamo raccolto dal pubblico sono stati proprio quelli che speravamo sentirci dire: “ci ha emozionato”, “mi sono divertito”, “mi ha fatto riflettere…”
Chiara Ceo
Sa perché le ho fatto la domanda, M° Passarelli? Perché la singolarità de “La Vita in Musica” sono proprio i suoi strumenti.
Ad essi poi il contenuto dell’opera teatrale (ed è la terza volta che mi ripeto considerandola tale). Un atto d’amore.
Posso permettermi di fare questa considerazione? Percepisco un atto di Fede. Non legata ad una Religione, ma al Creato e soprattutto all’Amore. Sono in errore?
No anzi, ha colto perfettamente il senso. La Musica, i Testi, il Cinema, la Letteratura, la Radio, sono tutti strumenti dello Spettacolo che utilizziamo per cercare di veicolare un messaggio “superiore” che funge da fil-rouge a tutta la rappresentazione (lusingato dal suo “opera teatrale”…) e che in ultimo viene declamato in forma cantata nel brano conclusivo dello Spettacolo, che recita testualmente: “La cosa più importante che possiamo imparare nel corso della nostra vita, è semplicemente quella di amare ed essere amati in cambio”.
Un invito rivolto a tutti ed in particolar modo alle nuove generazioni che purtroppo oggi sembrano apparire quantomeno “disorientate”.
I passaggi dell’età di un Vita, nella vostra opera teatrale (quarta ripetizione), mi ha commossa. “l’Età senile” e “La conclusione della Vita” sono riflessioni sul valore stesso della Vita.
Sono costretta a domandaglielo, maestro: lei ha una preparazione non solo da musicista. Sia lei che i suoi colleghi. Che roba siete? Cioè: si capisce lontano un miglio che avete una preparazione umanistica.
Sicuramente essendo docenti, i nostri percorsi di studio, specie quelli abilitanti alla professione, hanno contribuito alla nostra preparazione umanistica.
Ma nel rispondere alla sua domanda, mi preme più sottolineare l’aspetto umano, personale. Non ho difficoltà a dire che siamo tre belle persone (..in barba alla modestia..!) che si sono ritrovate con l’intento e l’esigenza di voler comunicare e condividere con il pubblico qualcosa di importante, di significativo e profondo.
Ci farebbe piacere se a conclusione del nostro Spettacolo, la gente tornasse a casa avendo ricevuto in dono qualcosa di bello da custodire nel proprio intimo, aldilà dell’ascolto musicale, una luce calda da conservare gelosamente per lo spirito e l’anima.
Il “distinguo” del vostro trio è questo: definirvi “musicisti” è riduttivo. Avete legato gli strumenti all’essenza della Vita.
Che peraltro non è scissa dalla musica. Da giornalista, ahimè in continuo apprendere e a parte ciò che mi hanno insegnato i miei (santi) docenti, la musica nasce con l’Uomo.
Non percepite anche voi una responsabilità storica come testimoni di questo legame tra l’Uomo e la Musica?
Lei è troppo gentile.. Qualcuno sicuramente più importante di noi ha detto che “la Musica è il cibo per l’anima”, ed è proprio così.
Gran parte della nostra vita è dedicata alla Musica e non a caso è attraverso la Musica che vogliamo trasmettere gioia, emozioni, pensieri, riflessioni, affinchè ogni spettatore possa sentirsi un po’ più arricchito dentro e possa poi a sua volta ri-trasmettere il tutto al suo prossimo.
Chiara Ceo. Jazz voice di professionalità datata. La sua giovane età tradisce la sua esperienza. Un talento!
Ho viaggiato su una piattaforma web scoprendo la vostra intesa artistica. La Ceo è una navigata cantante jazz. Una scoperta naturale. Collaborazioni future del Trio con la Ceo?
Personalmente diversi anni fa ho individuato casualmente in rete il talento di Chiara. Abbiamo collaborato per un disco di brani inediti in stile Pop-Jazz (“L’equilibrio del bianco” – 2023) e adesso per il disco e lo Spettacolo “La vita in musica”.
Di lei mi hanno sempre colpito oltre al bel timbro vocale, le spiccate capacità interpretative che aggiungono sempre qualcosa in più rispetto a quello che musicalmente c’è già. Collaborazioni future? Sì certo, può essere.
Sa perché glielo chiedo, maestro? Perché è ancora poco quello che ci avete dato. Da esosi della Musica, non ci avete ancora sfamato. The next project?
Ancora troppo gentile. Attualmente siamo concentrati su “La vita in musica”, forse è un po’ prematuro pensare a progetti futuri, anche perché lo Spettacolo ha debuttato solo pochi mesi fa… ed ora il nostro obiettivo è più che mai quello di portarlo ad incontrare più persone possibili.
Anzi se posso, mi rivolgo a tutti coloro che eventualmente fossero interessati ad ospitare il nostro Spettacolo multimediale “La vita in musica”, Associazioni, Teatri, Comuni: potete farlo scrivendo a lavitainmusica03@libero.it .
Pare che (ed è analisi documentata dagli strizzacervelli) che a furia di ripetere uno stesso concetto o una parola o una frase dal contenuto empirico e quindi astratta, esse diventano reali.
“La Vita in Musica”, insistentemente da me “mortale” considerata “Opera Teatrale”, ha nel suo contesto la reale consistenza di un lavoro prodotto con strumenti le cui note diventano materiale di ascolto mirato alla riflessione il cui valore è la Vita.
Potremmo parlarne all’infinito. Potremmo consultare teologi, semiologi, filosofi, analisti e tutti coloro i quali pongono la domanda sul senso della Vita. Produrremmo valanghe di scritti e la domanda resterebbe.
Nulla di tutta questa ricerca è complicata: la risposta è ne: “La Vita in Musica”. E’ sufficiente ascoltarli. Dopo, quel senso diventa consapevolezza e ne usciamo tutti migliori.
Anna Landolfi.