lunedì, 18 Novembre, 2024 2:30:00 AM

Bari – Nico Salatino – Quel 27 aprile del 1898

di Anna Landolfi.

E’ stata un’acclamazione sincera quella del pubblico, alla prima de: “La portapannere”, dramma teatrale dalle note esilaranti e amare, che la compagnia diretta da Nico Salatino, ha presentato il 27 aprile scorso al Teatro Abeliano.

Anna Maria Tisci

Tratto da un fatto realmente accaduto il 27 aprile 1898, il regista e attore, Nico Salatino, riporta con fedeltà storica, un episodio popolare che avrebbe coinvolto un’umile donna del popolo, “portabandiera” di una sommossa sociale.

Protagonista assoluta dell’opera teatrale, è stata Anna Maria Tisci, nel ruolo di Anna Quintavalle, la donna che si ribellò ad un’ inaspettata ingiustizia perpetrata ai danni di tutto il popolo barese di quei giorni, per l’aumento di due soldi, della farina.

La Tisci, dà un’intensa interpretazione alla vicenda, con una veste realistica della protagonista dell’opera, profondamente percepita come “parte di se stessa” nel contesto sociale.

E’ stata, questa, la chiave del successo che ha coinvolto il pubblico emotivamente, tanto da provare momenti di commozione che l’attrice ha trasmesso in scena.

Scelta registica interessante, è stata quella con cui il regista ha aperto il sipario: il primo atto si presenta al pubblico con le “anime” di tutti i personaggi, a dimostrazione di un passato onirico che riporta agli occhi dello spettatore, i ruoli che ognuno dei protagonsiti, ricopriva in vita.

La scena è stata realizzata con la la maestrìa di Damiano Pentassuglia, “architetto” delle luci, che dello spettacolo ha reso in “sogno”, lo spazio vissuto dai personaggi.

Tecnica interpretativa di alto professionismo hanno dimostrato gli attori: da citare Lucia Coppola, storica interprete del teatro barese, in veste di “Vagghie Vagghie”, soprannome della mercante dei farinacei, causa, suo malgrado, del dissenso popolare scatenato da Anna Quintavalle.

Attori e attrici, giovani interpreti, alcuni dei quali al loro debutto, hanno dato all’opera teatrale, la consistenza emotiva caratterizzando tutta la messa in scena con spessore realistico nei ruoli da loro interpretati.

Citiamo Luca Mastrolitti, nel ruolo de “l’ombrellaio”. Mestiere antico ormai scomparso, amico del vicinato e burlone di quartiere. La sua innocente comicità, è stata ben espressa dall’attore, non nuovo a ruoli comici.

Antonella Genga: nota al grande pubblico televisivo e teatrale, ha dato di sè stessa, quanto di più incisivo al ruolo di Caterina, detta la “forestiera”.

Donna in sposa ad un uomo barese, ammette con sorprendente sincerità, quanto del suo matrimonio fu dettato dall’amore per il mare.

Nativa di un paese della campagna, dove sin da bambina sognava di vedere il mare, è palesemente “sottomessa” al suo uomo.

Amata dal vicinato, nelle contrade è l’amica di tutte per la sua ingenuità di femmina e moglie.

Tutti i personaggi dei vicoli del borgo antico, sono presenti in scena: Flora Marasciulo (Cellette), saggia donna matura affaccendata ai ricami.

Degno di nota il suo intervento canoro. Incitata dalle amiche dell’antico vicolo, a cantare una ninna nanna, Flora Marasciulo, soprano professionista in veste di attrice, è un personaggio che a sorpresa, dona al pubblico la sua performance artistica.

Qualità di talenti dei giovani attori, sono  state le rilevanti interpretazioni di Angelo Maurantonio, nelle vesti del brigadiere, Francesco Cesario e la bella “Rosetta”, interpretata da Valentina Portoghese, che si sono resi “amabili” per le loro interpretazioni “sentimentali”.

L’amore non corrisposto tra “Ciccillo” (Francesco Cesario), infaticabile pescivendolo e Rosetta, giovane ragazza da marito, fà della loro tormentata storia sentimentale, un cameo romantico che il regista sottolinea con una serenata, cantata e interpretata da egli stesso, nello spettacolo, Nico Salatino è Jàngeuicchie, l’uomo buono del quartiere a cui tutti chiedono una saggia parola.

Tra i vicoli delle corti dell’antica città di Bari, il Brigadiere, Angelo Maurantonio, figura simbolo della giustizia, nonostante si mostri con tono severo col popolo, dopo la sommossa, si intenerisce con Anna Quintavalle, sospettando che l’insurrezione fosse mossa da una cospirazione. 

Alla sua richiesta di fare un nome, per alleggerire la posizione della ribelle, la donna, rassegnata e disperata, gli risponde: “La fame!”.

Un meritato applauso ai giovanissimi: Desire’e Magrini, Giovanni Trizio e Gabriele Raspatelli, studenti di arti visive e sceniche di un liceo professionale, futuri artisti dello spettacolo.

La cura delle canzoni, alcune composte dal m° Mimì Uva con Nico Salatino e dell’audio in teatro, sono state di Pasqua Neglia e Antonella Fasano.

Arredi e costumi di Monica Angiuli, hanno dato vita alle stradine e le piazze dove vivevano i protagonisti, quella realtà riportata dal passato per fare rivivere i drammi e i sentimenti di una donna coraggiosa che sfidò la legge.

 

 

 

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