venerdì, 8 Novembre, 2024 4:59:01 AM

BARI – Sabrina Briscese – Quello che ho dentro

di Gianni Pantaleo.

Diversità. Differenza. Disuguaglianza, Molteplicità…varietà. Guai a non esserci tutta questa moltitudine di colori. Saremmo ben piatti e noiosi.

Naturalmente, ognuno ha il suo colore preferito. La sua canzone preferita. Il suo eroe, il suo libro, il suo lato migliore perchè nella foto non si veda che ho una gobbetta sul naso. Sigh!

Diversi di aspetto e diversi nel pensiero. Quello che ci accade tutt’intorno…la pelle, il suo colore, la propria fede, la terra, i confini. E’ un abisso di disumanità che dilaga.

Sabrina? Abbiamo imparato a conoscerla attraverso le sue poesie e il suo ultimo racconto. Sabrina. Così unica perchè la sua differenza non è nel suo aspetto, ma nel suo intelletto. 

Ben vengano queste contrastanti diversità. Dopotutto, quando sorride, ha lo stesso tuo sorriso che ci leggi. E quindi: dov’è la diversità?

Sabrina Briscese

Un’intervista dedicatole da una collega a proposito della poesia “La goccia e la vita”, citava questa considerazione: “La generosità della Natura non è nella fisicità di un essere umano, ma nella sua anima.” Una riflessione profonda che dovrebbe mettere a tacere tutti coloro i quali fanno della propria immagine, una ragione di vita. Posso chiedere la sua opinione?

La società di oggi si basa troppo sull’apparenza. Se una persona non si mostra o non appartiene ai canoni estetici della società questa la emargina. Le persone pubblicano in continuazione foto del proprio aspetto fisico, a volte ritoccandole dando un’immagine falsata di sé, in cerca dell’approvazione degli altri. Ritengo che quello che conta sia ciò che  abbiamo dentro, i valori che  ci appartengono e che vogliamo seguire, al di là di una semplice apparenza.

Si intende, quindi, che il nostro corpo, è una struttura effimera. Ma allora, perché c’è questa blasfemia dilagante di corpi senza anima? Mi rammarico pensare che si sia in pochi a pensare che un corpo sia tutta l’esistenza…

Abbiamo perso quei valori di semplicità e di reciproco rispetto di quando ancora ci si preoccupava di quello che la gente pensava di noi, quando la parola data aveva un valore. Ora conta troppo l’interesse economico e la visibilità che porta la gente a non dare più importanza a ciò che si pensa di lei.

Lei rappresenta il coraggio di vivere. Le news di cronaca sono zeppe di giovani stanchi della vita. E’ un paradosso, un dogma incontestabile, ma stiamo parlando di giovani! Mi chiedo e le chiedo: ma cosa manca alla generazione Z?

Credo che alla generazione Z manchi l’approvazione generale piuttosto che quella delle persone a loro vicine. I sentimenti che loro provano per essere veri devono essere come quelli che si mostrano nei programmi televisivi. Sentono incertezza nei  rapporti familiari, ansia nello studio per il rischio del fallimento, non c’è più interesse nella politica, e c’è l’idea che ci si può divertire solo con la movida.

Crede che il benessere sia deleterio? Mi spiego: non è che questa generazione ha troppo?

Effettivamente questa generazione gode di un benessere che le generazioni precedenti non avevano in maniera così scontata. Questa generazione non ha più il senso dell’attesa e del sacrificio per ottenere quello che desidera. E’ la generazione del tutto e subito.

“Così la vita, tu sei seduto, ma non sai che stai sprecando il tempo, la vita si accorcia ogni giorno.” Quanta consapevolezza in queste parole tratte da “La goccia e la vita”, una sua poesia. Una volta per tutte: non si sente il bisogno di fermarsi e riflettere un po’?

La vita è una attesa della morte. Ma invece che aspettare seduti a riflettere passivamente chiusi nella propria sofferenza,  queste parole vogliono essere una esortazione a godere di quelle gocce  che mano a mano si accumulano nella coscienza e rendono la vita più piena.

La saggezza è figlia della sofferenza?

Non so se la saggezza sia sempre figlia della sofferenza: se ciò fosse vero tutti coloro che hanno sofferto o continuano a soffrire si comporterebbero saggiamente. Però la sofferenza può stimolare una diversa coscienza nelle persone, toccarne la sensibilità e modellarne il carattere.

Significa quindi che per essere consapevoli del dono della vita, è necessario comprendere il dolore. Non è un costo troppo alto?

La vita è un dono non privo di sofferenze, che tutti provano in maniera diversa giorno per giorno. Forse vale la pena soffrire se questo ci permette di apprezzarla. Ma la mia è una speranza, non una certezza.

Ma dalla sofferta quotidianità di una vita vissuta, lei scrive un racconto che è un’ode all’amore adolescenziale. “Un amore da sogno”, l’ultimo suo racconto, non è un amore assoluto, ma un amore di dubbi, l’amore embrionale dei sentimenti. Quelli che non ti fanno dormire perché hai le farfalle nello stomaco. Sono i brividi dei primi amori. La maturità di un adolescente passa anche dal disincanto. Non crede sia questa la ragione di tanta insoddisfazione tra i giovani?

Penso che l’insoddisfazione dei giovani sia anche figlia della disillusione della maturità. Gli adolescenti vogliono essere grandi, ma allo stesso tempo desiderano fortemente rimanere legati alle illusioni della infanzia. Ecco perché tanta importanza data all’illusione dell’immagine perfetta di sé.

E’ giusto aspettarsi…cosa dalla vita?

Il riconoscimento di quanto di positivo si fa nella vita sarebbe per me una giusta aspettativa, anche se spesso, pur comportandosi correttamente o addirittura facendo del bene, si sperimentano grandi delusioni.

Posso chiederle un suo sogno? Non per scavarle dentro, non per farne gossip, solo per maturare in me la speranza di chi ha ciò che io non ho: capire l’amore per la vita.

Desideri semplici. Mi piacerebbe trovare un lavoro che mi metta a contatto con i giovani; e formare una famiglia nella quale portare il mio amore e ricevere teneri affetti.

E’ disarmante la sua genuina capacità di dialogare. Spontanea, umilissima. E’ acuta nell’osservare il suo mondo. Lo scansiona, lo analizza e lo fa suo. Lei così diversa dagli stereotipi che dilagano sui nostri smartphone.

Sabrina Briscese ne resta comunque fuori. Perchè il suo metro di misura, non è la fisicità, ma la bellezza del mondo che ci ospita. Belli e meno belli. Saggi e frivoli, cercando di farci riflettere che dopotutto: “La vita è un dono non privo di sofferenze…” e la serenità è una conquista nel nostro vivere quotidiano. 

Gianni Pantaleo.

 

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